Listone unico di CDX scelta obbligata? I numeri dicono di no.

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I numeri dicono che da soli, anche con l’italicum, prenderemmo più deputati di quelli che ci garantirebbe il listone unico di centrodestra

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L’intervista, pubblicata su Libero di ieri, al governatore della Lombardia Roberto Maroni, complice un titolo parecchio forzato e un po’ malandrino, ha agitato non poco gli animi leghisti. Comparivano in prima pagina le parole che nessun militante vorrebbe mai leggere: «La Lega si cancella». In realtà Maroni, in una veloce battuta finale, rispondeva in merito alle difficoltà introdotte dall’italicum e dal premio di maggioranza riservato alla lista e non più alla coalizione:

Può essere la contropartita per il listone unico: noi rinunciamo al simbolo, però Salvini dovrà essere il candidato

Effettivamente le alternative parrebbero inesistenti: con il premio di maggioranza assegnato alla singola lista le coalizioni non esistono più, presentarsi divisi significherebbe consegnare una vittoria certa al Partito Democratico. La soluzione? Stringere un accordo con tutte le forze del Centro Destra, o sedicenti tali, e ammassare ingenti scorte di Malox negli armadietti di casa. Un film arcinoto per i militanti leghisti, che dal 2000 in avanti non hanno fatto altro che curarsi le ulcere provocate dagli alleati. Da Follini a Casini, sempre costretti a bere il calice amaro con un retrogusto di tradimento e voltagabbana. Ma davvero non c’è alternativa? O meglio, davvero questa sarebbe la soluzione migliore, quella che ci eviterebbe di essere condannati all’irrilevanza politica? Non diamo tutto così per scontato.

ITALICUM, LE REGOLE DEL GIOCO

Ma cosa prevede l’italicum? Senza addentrarci troppo nei tecnicismi della nuova legge elettorale, evitando così di uccidere di noia chi legge, riassumiamo i punti cardini della nuova legge: il premio di maggioranza viene assegnato alla lista che si classifica prima, a patto però che questa raggiunga almeno una percentuale del 40%. In caso contrario, come potrà facilmente accadere, si procederà con un nuovo turno elettorale, il ballottaggio, in cui parteciperanno solo le prime due liste classificate. Chi si aggiudica il ballottaggio si accaparra in automatico il 55% dei seggi della Camera (il Senato, negli auspici del DDL Boschi, sarà abolito nella forma in cui lo conosciamo oggi) ovvero 340 deputati. I restanti 278 sono suddivisi tra le liste perdenti, a patto che abbiano superato la soglia minima del 3%. I deputati saranno eletti attraverso 100 collegi plurinominali, dove però il capolista sarà bloccato (quindi in automatico il primo degli eletti) e solo dal secondo posto in poi risulterà eletto chi ottiene più preferenze. Tenete a mente questo particolare, perché dopo vedrete come sarà tutt’altro che irrilevante.

MA SE ANDASSIMO A VOTARE OGGI? COSA ACCADREBBE?

Siccome del domani non vi è certezza, per misurare le forze in campo non possiamo far altro che affidarci ai famigerati sondaggi. Comunque consapevoli che in tutte le ultime elezioni non hanno fatto altro che raccogliere magre figure. D’altro canto, non volendoci ancora dedicare alla lettura delle interiora di polli squartati per l’occasione, riponiamo ancora un briciolo di fiducia nelle società demoscopiche.

Il «listone» di Centro Destra è stato recentemente sondato da Scenari Politici – Winpoll, il risultato non è stato brillantissimo. La lista Centro Destra veniva data al 27,6%, parecchi punti sotto il PD quotato 34,9%, e di poco sopra al Movimento 5 Stelle, terzo con il 24,40%. Il sondaggio ci dice due cose che erano facilmente prevedibili: con il «listone» unico del CDX non si raggiunge la sommatoria delle singole liste (Lega, Forza Italia e Fdi, prese singolarmente nel medesimo sondaggio, sommerebbero il 28,8%), quel che è peggio è che il ritorno alla classica alleanza con Berlusconi & C. pare dare vigore e slancio al PD (+1,7%) e in misura minore ai grillini (+0,7%). Comunque, almeno per i sondaggi, il centro destra riuscirebbe a raggiungere il ballottaggio, seppur con uno scarto minimo. Sarebbe però una vittoria di Pirro, visto che sul punto tutti i sondaggisti concordano: in caso di ballottaggio il Listone di Centro Destra ne uscirebbe sconfitto. A questo punto il premio di maggioranza diventerebbe un miraggio, con l’aggravante che saremmo costretti a dividerci preventivamente i parlamentari eletti a tavolino. Nelle previsioni più rosee infatti, il listone sconfitto al ballottaggio si aggiudicherebbe circa 140 parlamentari, di cui 100 come abbiamo detto sono i capolista bloccati. Quanti di questi 100 capolista saranno della Lega Nord, quanti di Forza Italie e Fdi? Sarebbe tutto lasciato alla contrattazione pre elettorale tra le segreterie. Per i restanti 40 eletti, scelti invece in base al numero delle preferenze, sappiamo che storicamente non sono i candidati della lega Nord ad essere campioni nel convogliare il consenso personale. Quindi il rischio è che Forza Italia si accaparri un bel pezzo di quei 40 deputati. Ciò significa che nella migliore delle ipotesi potremmo portarci a casa una cinquantina di parlamentari.

E SE ANDASSIMO DA SOLI?

E se decidessimo la corsa solitaria? Cosa accadrebbe? Termometropolitico.it, un sito che si impegna periodicamente a pubblicare una media di tutti i sondaggisti, nell’ultima rilevazione datata 29 febbraio, conferma i numeri degli ultimi mesi: il PD sarebbe di gran lunga il primo partito, con il 32,6%, seguito dal Movimento 5 Stelle fermo al 24,5%, terza la Lega Nord con il 14,4%. Seguono Forza Italia con il 12%, Fratelli d’Italia con il 5%, Sinistra italiana il 4% e infine la coppia NCD/UDC con il 2,8%, quindi addirittura sotto lo sbarramento. Viene poi ipotizzato il riparto dei seggi, simulando la corsa solitaria di tutte le liste. In questo caso il ballottaggio se lo giocherebbero, non essendoci il listone di Centro Destra, PD e M5S, con la Lega Nord indietro di nove lunghezze, al terzo posto. Nove punti sono tanti da recuperare, rimane però tutto da calcolare il valore aggiunto, credo non trascurabile, di presentarsi all’elettorato liberi da ogni alleanza. Su questo terreno possiamo sicuramente pensare di guadagnare ulteriore consenso, pescando tra i delusi dal recente passato politico e tra gli indecisi.

Contando pure di incassare la sconfitta, e a prescindere dal potenziale di crescita, il dato rimarrebbe comunque sorprendente: scopriamo infatti che il numero di parlamentari che verrebbero eletti sotto l’alberto da Giussano oscillerebbero da un minimo di 59 in caso di vittoria dei 5Stelle, ad un massimo di addirittura 67 se dovesse vincere il PD (la differenza è data dall’ampio margine tra la percentuale del PD e quella dei 5stelle).

Numeri davvero enormi. Pensiamo che oggi il gruppo Lega Nord alla Camera conta 16 deputati (conteggiando pure la Saltamartini e Attaguile, eletti con il PDL), e che nella XVI legislatura, forti del premio di maggioranza conquistato nelle elezioni 2008, erano comunque circa 70. Numeri simili a quelli che eleggeremmo da soli, pur perdendo le elezioni.

Risultati ben lontani da quella «irrilevanza politica» che molti alzano come spauracchio contro la corsa solitaria. Una soluzione che ci chiamerebbe certo ad una sfida imponente per raggiungere la vittoria finale, ma che ci consentirebbe di risparmiare parecchie scatole di Malox. E sinceramente, sarebbe un bel sollievo.

2 risposte a “Listone unico di CDX scelta obbligata? I numeri dicono di no.”

  1. Analisi interessante, precisa, ma soprattutto condivisibile. Se conduci una dura battaglia d’opposizione contro il governo, ma poi ti allei a componenti che hanno permesso la sua nascita e lo sostengono in modo più o meno dichiarato, non sei molto credibile e quantomeno vieni accomunato a quel sistema che dici di voler demolire.

  2. Berlusconi quando negli anni passati era al governo con alleata la Lega che però contava poco ed i risultati lo dimostrano,con i suoi interessi personali ha consegnato il paese alla sinistra e chi è un convinto assertore della politica di Salvini come il sottoscritto da cui mi sento molto rappresentato brucia l’alleanza con Berlusconi,che già in questa prima fase di centrodestra unito dimostra quello che è stato quando aveva i numeri e cioè uno che il mestolo lo vuole sempre girare lui.Detto questo per un Salvini al governo,speriamo,non ci sono alternative,perchè se ci fosse una destra,che ha buone intenzioni nel preferire gli Italiani e abbastanza affine alla politica di Matteo,questo potrebbe convergere su quelle posizioni,ma in questo momento anche se in crescita hanno un consenso ancora insufficiente per alleanze di governo.Quindi essere o non essere questo è il problema.Alleanza con Berlusconi e FdI sì ma i numeri devono cantare ed in questo momento i numeri sono per Salvini a leader del centrodestra.