70 anni da via Rasella: i nipoti dei “Bozen” uccisi sono italiani, e i nipoti dei comunisti appoggiano un tedesco in Europa (Schulz)

Condividi articolo

Oggi, 24 marzo, è il giorno di una delle ricorrenze più tristi, che ci riporta ad una strage, un massacro di 335 esseri umani, che si fatica a comprendere anche contestualizzandolo all’interno di uno dei più sanguinosi conflitti della storia, quello della Seconda Guerra Mondiale. Si sono scritti fiumi d’inchiostro sulla vicenda, anni di processi, polemiche, dibattiti; inutile continuare ad interrogarsi oltre sulle innumerevoli sfaccettature di una vicenda che appare come un caleidoscopio della guerra stessa; ricco di sentimenti ed emozioni contrastanti e contrastate, di torti e ragioni, di sangue, troppo sangue e spesso, troppo spesso, inutilmente versato.

Se davvero è inutile parlare del passato, curioso potrebbe essere guardare all’Europa di oggi, giocando a guardarla, per un attimo, giusto un attimo, con gli occhi del 1944. Dove sono oggi i nipoti di vinti e vincitori, di vittime e carnefici? Le vittime dell’attentato, in tutto 33, erano uomini appartenenti al Reggimento “Bozen”; si trattava di soldati inesperti e poco addestrati, reclutati tutti dopo l’8 settembre 1943, nessun giovanissimo tra di loro, diversi erano già attempati padri di famiglia. I nipoti di que 33 soldati, sbrigativamente e impropriamente passati per tedeschi, sono oggi italiani, vivendo in Sud Tirolo, quella terra che lo Stato Italiano si ostina a chiamare Alto Adige. I nipoti delle vittime del GAP, il Gruppo di Azione Patriottica, sono gli stessi che oggi, durante le Olimpiadi Invernali, riaccendono lo spirito patriottico di tanti italiani, che da Roma sventolano il tricolore, nonostante i loro nomi così smaccatamente tedeschi, nonostante alcuni non parlino nemmeno l’italiano, e chi ci prova lo fa con estrema fatica. I loro nonni passarono per nemici tedeschi da uccidere, i loro nipoti sono considerati patrioti italiani. È il tempo che passa, asciuga le ferite, offusca i ricordi, fa dimenticare le divisioni. E i nipoti della Brigata Garibaldi? I nipoti dei giovani che pensarono, idearono, ed eseguirono il più grande e noto attentato contro le forze tedesche, dove sono oggi? Dopo 70 anni di cose ne sono cambiate a sinistra; caduto il muro, messo in soffitta il vecchio Partito Comunista, oggi quei nipoti stanno nel Partito Democratico, quello stesso PD, ironia della sorte, che appoggia in questa campagna elettorale, quella che deciderà chi dovrà comandare in Europa, proprio un tedesco, quel Martin Schulz che, tanti anni, fa Berlusconi apostrofò dandogli del “Kapò”. Giusto per stare in tema.
Passano gli anni, bellezza, le persone cambiano, fortunatamente, le guerre passano e l’Europa è finalmente diversa. Ma è veramente così diversa? Ne siamo così sicuri? È vero, cambiano i metodi, e questo è fondamentale, ma se guardiamo alla Germania del 2014, con la sua voglia di imporsi come Stato egemone, come quello che detta le regole al resto dell’Europa, e non viceversa, come dovrebbe essere, segue regole e politiche comuni, condivise da tutti, cosa scopriamo? Ecco, forse, ci accorgiamo che l’Europa così non funziona, perché vi sono molti modi per unire gli Stati europei, per eliminare i confini, le dogane e i Governi; era sbagliata l’idea della Germania del 1944, ma è probabilmente sbagliata anche l’idea della Germania del 2014. La soluzione è semplice, quanto difficile: superare il concetto di Germania, di Francia, Italia o Spagna. O vogliamo l’Europa, quella che unisce le tante nazioni del nostro continente, oppure continuiamo a parlare di Stati, quindi di Germania: ad occhio e croce non arriverà nulla di buono da questa seconda ipotesi, anche questa volta.