Due anni, ventiquattro mesi, settecentrotrenta giorni e come fosse un solo interminabile sospiro

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Era il 22 luglio 2012, sono passati due anni. E chissà cosa direbbe il Cesarino? Questa me la sento rivolgere spesso, da tante persone, anzi forse da troppe. Si perché ognuno ha la sua personalissima idea di “cosa direbbe il Cesarino se fosse qui”, su questo o su quell’altro argomento. Importante o inutile che possa essere. Si perché non fa differenza, che sia la sua presunta opinione sulla nuova dirigenza della Lega, o sulla necessità di smussare quel marciapiede la, che proprio da fastidio. Tutti si dicono certi di “cosa direbbe” o “cosa farebbe” il Cesarino se fosse ancora qui, in mezzo a noi. Un po’ debbo dire che quasi invidio chi mostra tanta sicurezza. Ne avessi io almeno la metà. Invece l’unica certezza che mi appartiene sta proprio nel sapere che non potrò mai saperlo davvero.
Possiamo però ricordare e ricordarlo, non dimenticare ciò che ha fatto e ciò per cui si è battuto. Possiamo continuare a fare tesoro di ciò che ci ha lasciato.
Ecco, questo è quello che possiamo fare noi che lo conoscevamo, noi che gli eravamo vicini, che abbiamo lavorato con lui e che gli abbiamo voluto bene.
È quello che abbiamo cercato di fare, in questi due anni difficili, in cui tante volte avremmo voluto che le cose fossero andate diversamente, in cui tante volte avremmo voluto poter contare su di lui, in cui tante volte anche noi abbiamo pensato: “se ci fosse stato il Cesarino”.
E alla fine è un po’ come se ci fosse ancora qui tra di noi, lo troviamo dentro ad ogni problema che affrontiamo, dentro ogni nostro dubbio, ogni nostra paura, ogni nostra speranza e ogni nostro successo.
Abbiamo vissuto così questi due anni, noi chiamati a riempire un vuoto che non si può riempire, e che rimarrà sempre così grande, così piacevolmente ingombrante.
Non è stato facile, ma siamo andati avanti, e questo è il più bel regalo che potevamo fare a Cesarino.
Lui era uno che ci credeva profondamente in quello che faceva, con una lealtà che andava al di là della sua stessa convenienza.
Credeva in quello che faceva e in quello che diceva, e forse qualche volta aveva pure ragione.
Se dal palco del congresso di Bergamo del 2012 gridò: “smettetela di usare quel cazzo di Facebook!”, lo fece per lo stesso motivo e con lo stesso spirito con cui in tanti lo hanno ripetuto domenica al congresso di Padova. Perché non potevamo e non possiamo essere nemici tra di noi, il rispetto e l’amicizia ce la dobbiamo in quanto leghisti, a prescindere, prima di tutto. Certo qualcuno non lo colse allora, e travisò il suo messaggio, si beccò qualche fischio, qualche insulto, ma adesso evidentemente importa poco. Ora siamo tutti d’accordo su questo, e alla fine è un bel passo avanti, e una soddisfazione che certo Cesarino non può incassare da vivo, ma che sicuramente da qualche parte lo farà sorridere. Un sorriso sincero, non di rivalsa, ma di gioia, per il bene della Lega.
Sono passati due anni, ventiquattro mesi, settecentrotrenta giorni e come fosse un solo interminabile sospiro. Ciao papà.

Una risposta a “Due anni, ventiquattro mesi, settecentrotrenta giorni e come fosse un solo interminabile sospiro”

  1. E’ davvero difficile, nonostante siano passati due anni, parlare di Cesarino… si rischia di imbalsamarne il ricordo, di musealizzarlo, per trasferirlo ai posteri e, quindi, accettarne una seconda volta la scomparsa.
    Nei settecentotrenta giorni passati, caro Andrea, posso dire che sono tanti, i giorni, in cui sono stata raggiunta da vene malinconiche, da ricordi, da parole mai dette, da consigli sinceri, da incazzature…
    E’ stato un Sindaco che per la sua città, Lazzate, ha dedicato tempo, passione e correttezza …… Privo di presunzione e scevro da manie di grandezza, acutissimo nei giudizi, Cesarino ha incarnato il prototipo di politico onesto, autorevole e all’occorrenza severo, ma sempre leale e sensibile. Era schietto ed ironico, interessato della vita, della politica, delle tradizioni e della storia. Non aveva obiettivi arrivisti; pochi ricordano la sua serenità nell’accettare il ribaltamento della sua candidatura nella lista al Senato 2006…. e come un qualsiasi militante, mise in campo la sua sagacia, continuando a impegnarsi per il movimento. E soprattutto senza critiche e post su Facebook. Un esempio che dovrebbe servire per molti, sopratutto per coloro che il 2 giugno del 2012, al Congresso Nazionale, l’hanno biasimato.
    Ai direttivi preferiva dialogare, comprendere, ascoltare le ragioni di ciascuno, per quanto fasulle e remote esse potessero sembrare. Chi non lo conosceva, dava l’impressione di una persona severa e riservata. Invece celava un animo sensibile, gentile e umano. Sotto una scorza, priva di atteggiamenti teatrali, con la modestia di chi ha consapevolezza del proprio valore, era sostenitore della rivoluzione del buon senso, ciò che manca in politica. Dico”Ciao Cesarino, come molte altre volte, nelle quali, ho valutato l’immensa eredità che ci hai lasciato: bontà, morale, entusiasmo e impegno. Grazie.”