Autodromo e Ac Milano, o si rinnova o si muore

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Solo da qualche giorno è stato reso noto il calendario ufficiale della stagione 2014 dell’Autodromo di Monza; c’è più di un problema, e lo dico ora, a distanza di qualche tempo, solo per dare la misura che non si tratta della solita polemica che si esaurisce dopo qualche minuto, ma il calendario è solo un termometro che segna la febbre, e la febbre è solo il sintomo di una grave malattia. Sta a noi far si che non diventi una patologia

Un po’ di numeri: gli eventi in calendario sono 24, la metà di questi sono eventi extra motoristici, corse podistiche, festival, eventi della protezione civile e cose simili. Dei 12 eventi motoristici rimasti a calendario, se non bastasse già il numero esiguo, due sono anche da confermare, anzi, uno di questi è il campionato WTCC, in cui Monza rappresenterebbe il sostituto di SPA, ergo, quasi sicuramente niente WTCC. Siamo di fronte, quindi, ad un Autodromo, uno dei più blasonati, antichi e famosi del mondo, che riesce ad ospitare solo una decina di gare legate al motorsport. È vero, per anni ci siamo detti che fosse necessario aumentare le potenzialità, del luogo e dell’impianto, anche e soprattutto nelle manifestazioni extra motoristiche, ma avrebbe dovuto rappresentare un di più, e non l’abbandono dell’attività motoristica.

Quest’anno perdiamo la SBK e la Coppa Intereuropa, reazioni? Nulla. Ho atteso qualche giorno, dicevo, giusto per capire lo stato di necrosi dell’opinione pubblica e della città, e devo dire che siamo quasi al battito cardiaco assente. A parte qualche articolo di qualche giornalista che ancora, meritoriamente, si ostina a parlare di Autodromo, ho percepito una sconcertante indifferenza. Qualcuno dice che abbiamo perso la SBK perché la pista è troppo veloce; certamente Monza è veloce, lo sappiamo, ma sarà magari il caso di ricordare che la storia delle bolle e la gestione dell’ultima gara non ha proprio giocato a nostro favore? Giusto per non dimenticarcelo. Sarà il caso di ricordare, giusto per puntiglio, che vedere la finanza entrare ed uscire dai paddock non da lo stesso lustro di vederci entrare ed uscire le auto da corsa? No amici, lo dico, perché qui sembra che qualcuno faccia finta di vivere sul pianeta Marte.

E lo dico anche, perché all’orizzonte ci sono le elezioni per il rinnovo dell’Ac Milano, che c’entra tantissimo con l’Autodromo, che gestisce attraverso SIAS; e proprio all’orizzonte vedo far capolino tanta voglia di vecchio, che può anche significare esperienza, ma se le esperienze che evoca sono negative (per essere buoni), non mi sembra una condizione che ci renda proprio sereni, quando poi, di questi tempi lo #staresereni non va molto di moda.

Ci tengo a sottolineare che non ne faccio una questione di “giovanilismo”, tantomeno una questione anagrafica, ma quando le cose non vanno il rinnovamento è una condizione essenziale di sopravvivenza. E non ne faccio nemmeno una questione squisitamente territoriale, di ius soli o ius sanguinis, ma lasciatemi dire che non credo alla dimensione salvifica che dovrebbe rappresentare l’aiuto che Roma è pronto a dare nelle questioni di casa nostra. E qui ne faccio proprio una questione di territorio, perché il solo immaginare che da Roma possa arrivare qualcuno che “mette a posto le cose” o che sappia gestire in maniera più efficiente, come dire, mi scappa da ridere.

Ecco allora perché l’unica cosa del 1932 che mi piacerebbe veder bazzicare più spesso nel nostro Autodromo sarebbe magari l’Alfa Gran Premio Tipo B, quella P3 portata in gara da Tazio Nuvolari che trionfò anche a Monza. La cosa curiosa, invece, è che le auto del 1930, le abbiamo perse, visto che non verrà organizzata la Coppa Intereuropa, ma rischiamo invece di ritrovarci con una gestione di un Autodromo degli anni ’30 (e non mi riferisco al Presidente Valli, lui è un giovanotto). Non mi sembrerebbe una scelta illuminata. E se qualcuno si offende, giusto per dirla tutta, non me ne frega nulla. Noi avremmo le potenzialità per organizzare almeno un mezzo Festival di GoodWood, o un mezzo GoodWood Revival, e dico solo mezzo perché basterebbe metà di quel successo per snobbare l’offerta di aiuto di Aci Italia che vorrebbe acquisire quote di Sias. Io, meno vedo Roma e più sto tranquillo, non so voi. Invece, come detto, la Coppa Intereuropa non si fa, dopo che l’anno scorso, va riconosciuto, è stato organizzata di un male che più male non si può, tanto da farla sembrare la brutta copia di ciò che era, quasi a voler creare le condizioni per non farla più.

E la cosa più divertente ancora, è che mi è venuto all’orecchio, perché se il mondo è piccolo quello del motosport italico è microscopico, che qualcuno della generazione degli anni ’30, va in giro “denunciando”, tra una cena e l’altra, che qualcuno si starebbe muovendo per organizzare cordate e comprare tessere. Tutto questo è stucchevole e nauseante; non sarebbe l’ora di incominciare ad esigere che a votare i vertici dell’Ac Milano siano finalmente tutti gli iscritti dell’Ac Milano?Magari coinvolti, informati, dopo una bella, sana e trasprarente campagna elettorale? Senza che tutto si riduca in una roba di nascosto, in una compravendita di tessere e in una partecipazione al voto risibile e ridicola? Non sarebbe l’ora di riprenderci in mano ciò che ci spetta? Io credo di si, che sarebbe anche l’ora.