Avanti Lombardia, verso il referendum

Condividi articolo

Mentre state leggendo queste righe, le tasse lombarde che finanziano il resto del Paese, dal centro al sud della penisola, sono esattamente 39 miliardi e 703 milioni, e poi qualche spicciolo. Quando avrete finito queste poche righe, purtroppo per noi, saranno qualche migliaio di euro in più. È un contatore che scatta inesorabile, perché alla fine del 2017, come fu per il 2016 prima, per il 2015 prima ancora, dovrà raggiungere la mastodontica cifra di 54 miliardi di euro. Tanto è l’enormità delle risorse che la mala gestione del governo centrale drena alla produttiva Lombardia. Vi pare normale? No. Infatti non lo è, perché rappresenta un unicum in tutto il panorama mondiale. Nessuno è tartassato come i cittadini Lombardi. Una situazione che può, e soprattutto deve, essere cambiata. Come? Una delle tappe decisive è rappresentata dal referendum del 22 ottobre. Ogni cittadino lombardo in più che si recherà alle urne, votando convintamente Sì alla richiesta di autonomia, sarà una sberla in faccia ai paludati parrucconi romani. Quelli che credono che mai la Lombardia oserà ribellarsi, che sognano di perpetrare questa ingiustizia in eterno e per sempre. Sarà il caso di far sapere a questi signori, che si pappano tutte le nostre ricchezze e fatiche, che la pacchia sta per finire. Che i lombardi sono sì buoni e un po’ fessi, ma di passare per coglioni non ne hanno più voglia. Chi starnazza, purtroppo anche tra qualche cittadino lombardo, sui presunti costi del referendum, ricordiamo che le persone più acute non volgono il loro sguardo al dito, ma guardano alla luna. La luna sono i 54 miliardi di euro, il dito sono la manciata di milioni di euro necessari a garantire l’organizzazione di un referendum che è vero, ufficiale e istituzionale. Con tutti i crismi. Si voterà nel solito plesso scolastico e nella vostra solita sezione. Non resta che votare.