Berlusconi non comanda più

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Ci voleva costringere alla lista unica, ci chiamava “piccoli partitini”, si accordava con Renzi. Tutto finito?

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Qui non è più una questione di riconoscenza, che in politica è pure merce rara, di sentimenti, di storia o di affetto. È piuttosto una questione di leadership: Berlusconi non comanda più. Molto semplice. E l’amaro epilogo di questi giorni, con la ridicola votazione sovietica su Bertoldo, è il risultato della sua autodestituzione; perché cos’era in fondo l’accordo del Nazareno? Non era forse l’abdicazione in favore di Renzi? E non è forse stato quello il vero tradimento? Il vero schiaffo soprattutto verso un alleato, la Lega Nord, dimostratosi sempre leale, arrivando ad esserlo, in alcuni casi, addirittura contro i propri interessi, contro i propri elettori, contro la propria gente. E con il “Patto del Nazareno” Berlusconi accettò l’italicum, sorridendo sornione al premio di maggioranza dato alla lista. Cos’era quello? Se non un tentativo bello e buono di distruggere la coalizione di centro destra? Magari immaginando di soffocare la Lega sotto la forza elettorale di Forza Italia. “Vi obbligheremo alla lista unica”, pensava Berlusconi. Anzi, ce lo diceva proprio. Oggi è quella stessa legge, pensata per annullare i “piccoli partitini”, come amava chiamarci Silvio in tono sprezzante, che rischia di ridurre lui all’irrilevanza politica. Si, perché forse oggi la corsa solitaria converrebbe alla Lega.

Con il no a Bertolaso, Salvini sta dicendo una cosa molto semplice:”Berlusconi, non comandi più tu”. Il centro destra, abbandonato dallo stesso Berlusconi nella sua fase “nazarena”, ha trovato altri equilibri, altre leadership, altri orizzonti. E le “gazebarie” di oggi, una roba brutta già nel nome, rischiano di ridursi ad un esercizio al limite del ridicolo, considerato che si tratterà di votazione a candidato unico come in Unione Sovietica.