Brianza, su la testa!

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È tempo di scuotere la politica brianzola, è tempo di decidere il nostro futuro e di non subire le decisioni di altri. È tempo di convocare gli Stati Generali della Brianza. Se non ora, quando?

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Oggi festeggiamo la nascita del compianto Senatore Giorgio Brambilla, uno dei padri fondatori della nostra Provincia di cui ne è sempre stato strenuo difensore e degno rappresentante. Il Brambilla non l’avrebbe certo presa bene questa situazione, energico e risoluto com’era, non avrebbe accettato questo paludoso immobilismo con cui assistiamo all’oblio della nostra Brianza. Come se avessimo esaurito tutte le energie nei decenni di battaglie, come se questi pochi anni d’autonomia avessero soddisfatto la nostra voglia d’intraprendenza, di autonomia, di un futuro solo nostro. La sciatteria con cui si assiste alla negazione della nostra identità è sconcertante. L’assenza della politica è inspiegabile, se non attraverso le logiche di piccolo cabotaggio, gli interessi di bottega, il timore di essere impopolari. Abbiamo perso la più antica associazione di industriali del Paese, che poi era la nostra associazione industriali. Un nutrito manipolo di ribelli ha tentato di resistere, ma abbandonati e lasciati a se stessi dalla politica, hanno perso. E così un pezzo della nostra identità se n’è andato, un passo decisivo per imporre l’idea che la Brianza non può esistere senza Milano, che in fondo la Brianza non esiste se non nel capriccio di qualcuno. Quando invece, probabilmente, è proprio un capriccio che ci rischia di consegnarci senza colpo ferire alla metropoli.

Ed ora arriva il turno della Camera di Commercio. Leggendo i verbali del Consiglio Camerale dello scorso 11 aprile la situazione appare pressoché definita: anche la Camera farà le valigie e smobiliterà a Milano. Certo nei resoconti stenografici si avverte la sofferenza di chi è costretto a subire una decisione, piuttosto che prenderla, come il Presidente Carlo Edoardo Valli:

…Lo avremmo continuato a fare – e bene – da soli. Ma qualcuno ha deciso per noi. E ha deciso in modo diverso da noi. Ed è stato il Governo.

Guardate, non è mai successo nella storia delle Camere di commercio che un Governo si occupasse direttamente – e dico con “pregiudizio” – verso le Camere di commercio.

ma si fatica a scorgere qualcuno capace di opporsi al matrimonio con Milano. Ormai dato per scontato. L’unico a provarci è Giuseppe Meregalli, che parlando da uomo libero (non da rappresentante di Confcommercio) suggerisce prudenza:

Giuseppe Meregalli: Monza in questo momento non ha bisogno di niente e di nessuno Abbiamo visto che ci sono Camere che sin da oggi hanno il bisogno di fare sistema e unirsi con altre camere. E’ un sistema se volete un po’ cinese, un po’ indiano: mettersi sulla riva del Gange e veder passare il cadavere. Al momento non mi sento di approvare una linea di condotta aggressiva, di andare noi a cercare, ma di essere un attimo passivi e quindi di vedere fra qualche mese cosa capita in giro

E con coraggio arriva ad escludere quella che per tutti appare invece la scelta più ovvia

Il mio pensiero, se è quello di fare una scelta, di certo è di andare con Lecco e Como che abbiamo visto che tutti e due insieme non valgono Monza. Noi abbiamo 90.000 imprese, di cui 40.000 del commercio dobbiamo pensare–oltre agli accorpamenti, come e con chi- di difendere il piccolo commerciante, il piccolo artigiano e il piccolo industriale e se togliamo sul terreno delle cose che possono aiutare queste categorie andiamo a creare dei deserti. Noi dobbiamo interpretare il territorio e non fare la politica del territorio. Oggi la politica è solo in mano ai grandi che come sappiamo, alle volte, è più facile per un grosso delocalizzare, cambiare, trasformare, rispetto ai piccoli.

E io mi sento di dire bravo Giuseppe! Sei l’unico che è stato capace di ricordare come la nostra ricchezza, anche quella delle nostre imprese e della nostra industria, muove dalla diversità con Milano, che non significa per forza concorrenza, sempre auspicabile è la collaborazione, ma annullare la nostra diversità consegnandoci a Milano metterebbe a repentaglio il nostro futuro e quello della nostra economia.

Fa sorridere l’insistenza con cui si cerca di spostare la decisione sul piano delle risorse, ricordando come sarebbero scarse quelle a disposizione di Monza. È vero, sarebbero scarse, ma lo sarebbero ugualmente con Monza unita a Milano. Forse lo sarebbero persino di più, visto che oggi nessuna camera vanta la solidità economica di Monza. Siamo una sposa con una dote invidiabile insomma.

C’è però un passaggio significativo del Presidente Valli, che suona come un appello alla politica, perché batta un colpo, perché faccia sentire la propria voce autorevole. Se ancora esiste una politica autorevole in Brianza.

Presidente Valli: E se poi parte della nostra realtà, penso ai comuni del Vimercatese come a Limbiate e alla zona dell’Adda decidessero di aderire alla città metropolitana avremmo ancora i numeri sufficienti? Cari colleghi, vogliamo rischiare di rimanere col cerino in mano? E con il cappello in mano e ci metteranno dove altri vogliono.

Serve allora un segnale forte, una presa di pozione chiara e netta di tutte le forze politiche e le istituzioni che spingano la Camera di Commercio a non cedere alle lusinghe di chi vorrebbe consegnarla mani e piedi a Milano.

Sarebbe utile rinnovare gli Stati Generali della Provincia, quelli organizzati nel lontano 2003, che spinsero il Parlamento a votare iul riconoscimento dell’autonomia della Brianza. Se non ora quando? La Brianza deve alzare la testa o rischia di piegarla per sempre.

Una risposta a “Brianza, su la testa!”

  1. SI’ ! È tempo di convocare gli Stati Generali della Brianza ……. prima che sia troppo tardi…….!!!
    Mi associo alla tua ” vox clamantis” nel deserto dell’indifferenza e quel che peggio della rassegnazione generale.