Cara Lega, ripartiamo dai militanti, dall’identità e dal progetto

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Dobbiamo partire ricostruendo quel legame e quella fiducia con la nostra base, composta da valorosi militanti e infaticabili amministratori. Sono loro che ci chiedono di ripartire dai congressi, ascoltiamoli

La notte del 25 settembre 2022 è stata per molti di noi, militanti Lega di nuovo e vecchio corso, un momento amaro e a tratti drammatico. In piedi, dentro o fuori i seggi, assistevamo allo spoglio delle schede, con l’orecchio teso verso le TV che snocciolavano prima gli exit pool, poi le proiezioni, infine i dati reali.
La gioia per la grande vittoria del centro destra, davvero strabordante, ha ceduto subito spazio alla ferita più grande: il risultato della nostra Lega, negativo oltre alle difficili aspettative. E noi militanti eravamo lì, in un momento che poteva essere di gioia politica, a masticare amaro. 

Quando si passa dal 34,33% all’8,8% in un amen di trentasei mesi, il disorientamento della base è il minimo che possa capitare. 

A questo punto, fare finta di nulla, continuare come se nulla fosse e attendere le prossime regionali, è davvero la scelta migliore? Io credo di no. Sarebbe innanzitutto ingiusto e poco rispettoso per le migliaia di militanti che in Lega ci sono da decenni e da decenni si impegnano, spesso senza nulla chiedere alla Lega. Lo hanno fatto anche in questa campagna elettorale, supportando i nostri candidati sul territorio. Alcuni sono stati eletti, altri no. Ma i militanti si sono impegnati tutti. 

Io credo che dobbiamo una risposta alla grande famiglia politica della Lega, ai nostri militanti, ai nostri amministratori che formano quella classe dirigente locale che tutti ci invidiano. Dobbiamo ascoltarli, perché questo ci stanno chiedendo un po’ tutti in queste ore. Dobbiamo farlo ora, senza timori, senza perdere tempo, organizzarci e prepararci al meglio alla grande sfida che ci vedrà impegnati per rinnovare il governo della nostra Lombardia.

Perché la Lombardia non è una regione come le altre. La Lombardia vale uno stato, con i suoi dieci milioni di abitanti e il suo sistema produttivo che genera quasi un quarto del PIL nazionale. La Lombardia è speciale e merita di essere governata da persone che la amano davvero, che si impegnano e combattono per difenderla da chi la vorrebbe per sempre schiava e mucca da mungere. Noi abbiamo promesso di farlo, non possiamo arrenderci. 

Zaia in queste ore ha citato Rousseau, che sosteneva come ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’.

In Lombardia, come in Veneto, il popolo ci ha punito in questa tornata elettorale, relegandoci a percentuali che mai avremmo immaginato. Gli elettori ci hanno alzato un cartellino giallo, ci hanno ammonito. 

Ecco perché dobbiamo urgentemente ritrovare la nostra identità politica,  ricostruire quel progetto politico capace meglio di altri di rappresentare e valorizzare le aree più dinamiche del nostro Paese. Non è egoismo il nostro, non è un togliere a qualcuno e non ci dobbiamo vergognare.

Per farlo dobbiamo partire ricostruendo quel legame e quella fiducia con la nostra base, composta da valorosi militanti e infaticabili amministratori. Sono loro che ci chiedono di ripartire dai congressi, congelati causa covid ormai da troppo tempo. Sono momenti belli, rigenerativi, un normale esercizio democratico di confronto di cui nessuno dovrebbe avere timore.
Ascoltiamo e diamo voce ai nostri militanti e torneremo ad essere forti insieme a loro.