Caro Buffagni, l’autonomia è una priorità. Per tutti

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Buffagni si è romanizzato. Dice che noi chiediamo la Luna. Invece chiediamo il minimo sindacale.

Roma è una città pericolosa. Non tanto e non solo per la criminalità diffusa, il disordine o le buche che sono diventate ormai il simbolo della città. Roma è pericolosa per chi va a farci politica, perché rischia di cambiarti. E’ la Roma del potere. Lei ti seduce, ti ammalia, ti inganna e alla fine ti corrompe, almeno politicamente. In una sola parola: ti cambia. Per resistere devi essere forte, dotarti di scudi e corazze che non tutti i politici riescono a costruirsi. Alla fine sono più quelli che cedono e inesorabilmente cambiano. Anche miseramente.

Dev’essere successo qualcosa di simile al grillino Stefano Buffagni, almeno ne è convinto Dagospia, che ne ha recentemente tratteggiato un profilo con il sapore acre della stroncatura.

Era partito da Consigliere Regionale della nostra Lombardia, uno dei maggiori fautori e interpreti del sogno referendario. Il referendum per la nostra autonomia. Ora gli è cresciuta la pancetta politica romana, quel superfluo di distinguo, di precisazioni, di traccheggiamenti. Roba buona solo per perdere tempo.

E’ cambiato. Tutto preso a pensare alle nomine, al potere, agli intrighi di palazzo. I cittadini, il popolo, soprattutto quello lombardo, sono ormai lontani dal suo cuore e dalla sua testa. L’autonomia? «Non è una priorità», ha dichiarato spudoratamente ieri, in visita a Sesto San Giovanni. Nemmeno l’aria di casa è riuscita a ricordargli il motivo per il quale i lombardi lo hanno votato. Lui è Sottosegretario agli Affari Regionali, dovrebbe preoccuparsi dell’autonomia e invece è preso solo dalle nomine delle grandi aziende.

Buffagni sbaglia due volte. Sbaglia a credere che per i lombardi l’autonomia non sia una priorità. Sbaglia ancora a non capire che è una priorità per tutta l’Italia, che deve emanciparsi da un modello centralista che puzza di vecchio e di inefficienza. Oppure ora le vecchie stanze romane e la secolare inefficienza che alimenta l’atavico assistenzialismo iniziano a piacere al grillino? O magari a tornargli utili?

Dice che noi chiediamo la luna. Chiediamo la luna, avete capito lombardi? Abbiamo avanzato una proposta che non incide di un solo maledetto euro i costi dello stato. Ma per il grillino romanizzato noi «chiediamo la luna».

Non chiediamo la luna, caro Buffagni, chiediamo il minimo sindacale. E vedete di darcelo in fretta perché qui iniziamo ad incazzarci.