CENTRO PROFUGHI: LA PROVINCIA MENTE A SE STESSA SUI RISCHI SANITARI. L’ORDINE È: TACERE.

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hub_nasoPiccolo ma significativo aggiornamento sul dossier “centro (presunti) profughi” di Limbiate: la Provincia ha mentito, è il presidente stesso a farcelo sapere, e lo ha fatto su una questione delicatissima: i rischi sanitari.

Andiamo con ordine. Dopo mesi di voci che si rincorrevano sulla possibile installazione a Limbiate di un Hub per immigrati, il 17 febbraio 2015 la Provincia di Monza emanava un comunicato stampa ufficiale, che trovate qui.

Nella nota, oltre a confermare la decisione di aprire il centro proprio nella stessa struttura che ospita l’Avis formentano, si precisava, con dovizia di particolari, tutte le attività che si sarebbero svolte nel centro. Tra le tante, una era proprio quella di sottoporre gli ospiti a screening sanitari e vaccinazioni.

L’hub di Limbiate. L’hub è una struttura di prima assistenza, in grado di ospitare 30/50 persone per volta per 20/30 giorni al massimo, ovvero per il tempo necessario ad effettuare i primi adempimenti burocratici per il riconoscimento della protezione internazionale, degli screening sanitari, le vaccinazioni ed individuare nel sistema SPRAR (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) strutture di ospitalità temporanea più adeguata dove trasferire i profughi in attesa dell’accettazione di richiesta di asilo.

A seguito di questa decisione, come ho informato anche su queste pagine, sono scaturite accese polemiche tra la Provincia e i dirigenti dell’Avis provinciale che non hanno gradito né la scelta di installare un centro immigrati a ridosso dei locali raccolta sangue, né tantomeno i modi con cui hanno appreso la notizia. Ovvero dai giornali, visto che il presidente Ponti non si è degnato nemmeno di fare una telefonata per avvisarli.

Poi abbiamo scoperto che la Provincia, dall’alto della leggerezza e noncuranza con cui ha gestito questa pratica, non si era nemmeno preoccupata di incassare preventivamente il parere dell’ASL, sulla delicata convivenza tra le due attività. Lo ha fatto solo dopo, a decisione presa e polemiche divampate, e ne ha ricevuto per tutta risposta delle prescrizioni, che al momento non vengono però ree pubbliche. Ho già effettuato da giorni una richiesta di accesso agli atti per venire in possesso del documento dell’Asl, ma ancora la Provincia non mi ha inviato nulla.

Nel frattempo però il Presidente Ponti si precipita a comunicare la sua versione dei fatti, minimizzando la questione e cercando di adoperarsi nel suo sport preferito: lo scaricabarile con lavata di mani. Roba che Ponzio Pilato a confronto era un dilettante.

In una breve intervista, rilasciata al Giornale di Desio , ci racconta che l’ASL avrebbe richiesto solo piccoli interventi, e alcune prescrizioni sui percorsi da seguire. Poi si affretta a chiarire che le decisioni relative ai profughi sono frutto di richieste del Governo e della Regione, che la Provincia è obbligata a rispettare. Ah ecco, è tutta colpa della Regione Lombardia e di Roberto Maroni. Bravo Gigi, barile scaricato e mani lavate su pubblica piazza.

Peccato però che Ponti, evidentemente privo della più minima informazione sulla questione, e nemmeno conscio di quello che lui stesso aveva dichiarato ufficialmente, ha tenuto a precisare che, testuale:

Non si tratta di un problema sanitario, anche perché i profughi arrivano qui dopo uno screening accurato

Ma come? Se è stata la stessa Provincia a spiegarci che lì verranno effettuati screening sanitari e vaccinazioni, adesso che si alza la polemica ci racconta che arrivano qui dopo uno screening accurato?

Non vi pare sospetto? Ma soprattutto, chi ha mentito? Il Ponti di febbraio che confermava l’attività degli screening a Limbiate, oppure il Ponti di marzo che la negava?

Ora vi domando: foste voi nei panni dei dirigenti dell’Avis, vi sentireste rincuorati e rassicurati da un Presidente che oggi dice una cosa e dopo qualche settimana ne dice un’altra? A me da tanto l’impressione che l’obiettivo sia solo quello di mettere tutto a tacere, di nascondere ogni rischio e problema, di non creare eccessivi fastidi ed ostacoli al business dell’accoglienza; e se per farlo bisogna dire qualche bugia, pazienza, si mente spudoratamente. Con buona pace della trasparenza, del diritto a sapere dei cittadini, della sicurezza e del rispetto. Zitti e mosca.

Occhio Pinocchio, perché le bugie hanno le gambe corte!