CHE COSA E’ PER TE IL FEMMINICIDIO

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“La Repega” è lo spazio autogestito da Luciano Aguggini, dove pubblica pensieri, parole e poesie.

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Femminicidio, L’Accademia della Crusca si pone un quesito, c’è la necessità di una parola nuova per indicare qualcosa che accade da sempre? Che senso ha sottolineare il sesso di una vittima? Non è offensivo per le donne parlare di loro usando la parola femmina, che pare “Più propria dell’animale”? perché non usare donnicidio, muliericidio, ginocidio, o ciò che già abbiamo, uxoricidio? Il femminicidio neologismo quasi orrendo come l’atto che descrive, è purtroppo entrato a far parte del nostro linguaggio quotidiano. Forse sarebbe meglio chiamarlo con il suo nome, atto barbarico perpetrato da una vile prepotente ai danni di una donna. Le cronache contemporanee portano ogni giorno in primo piano efferati delitti e violenze compiuti per mano di mariti, amanti, compagni, famigliari. Considerare la donna come proprietà, come oggetto è frutto di una sottocultura, maschilista e tribale. L’Articolo 3 della nostra Costituzione recita “ Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di religioni di opinioni politiche. La politica è colpevole, perché non è riuscita a porre un freno a queste barberie. La nostra cultura millenaria ha sempre emarginato la donna in ogni campo. Ora abbiamo politicamente inventato le quote Rosa sovente neanche rispettate. Alibi vergognoso con il quale il mondo maschile trova il suo momento catarsico e si sente poi democratico. La parità è un diritto, quindi nessuna gentile concessione. Semmai facilitiamo subito il difficile percorso per arrivare alla conquista ciò che gli spetta di diritto. La Religione Cattolica, ha sempre riservato alla donna un ruolo di subalternità. Fino a qualche secondo fa i suoi raggi disputavano se la donna avesse un’anima, e alla stessa era vietato l’ingresso nelle chiese nel periodo del ciclo perché impura. Le tre più grandi religioni monoteiste sono fortemente impregnate di misoginia. Leggiamo nei testi sacri “Perché l’uomo non viene dalla donna, ma la donna dall’uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l’uomo”. (Nuovo testamento Corinzi 11.8.9) Benedetto sei tu, Signore nostro Dio e re dell’universo, perché non mi hai fatto nascere donna (Siddar libro di preghiere ebraiche).

“Gli uomini hanno sulle donne autorità per la preferenza che Dio ha concesso al maschio, temete l’infedeltà di alcune di esse? Ammonitele, picchiatele” (Corano, Donne:34). Qualcuno obbietta che si tratta solo di brani, che è impreciso e intellettualmente scorretto generalizzare partendo dai dettagli. Altri obbiettano che sono libri particolarmente vecchi, che riflettono circostanze sociali in cui questi discorsi, erano in qualche modo giustificati, è anche però vero che sarebbe ora di adeguarli. A conferma che l’avversario patologica per la donna nelle religioni, è viva e vegeta, pochi anni fa quando la chiesa Anglicana d’Inghilterra cercò aperture alla donna tentando di darle la possibilità di assurgere al ruolo di Vescovo, fu il caos, con minacce di scisma, l’apertura fallì. Padre Raffaele Lombardi attuale portavoce di Papa Francesco, nel luglio 1910 dichiarava che la chiesa Cattolica considera gli eventuali tentativi di ordinare le donne sacerdote, “Tra i delitti gravissimi contro la fede”. La Corte Costituzionale, supremo organo, custode della sacralità della Costituzione, è composta da 15 autorevolissimi membri, 14 uomini e una donna. Con la sentenza 1636 del 1999 negò l’esistenza dello stupro se la donna indossa i jeans, visto che sarebbe impossibile sfilarli in caso di violenza sessuale. I movimenti femministi spesso eccessivamente aggressivi, sono inutili, e velleitari. Le manifestazioni fatte di, fiaccolate, canti e balli sono spesso solo folklore, forse raccolgono consensi e simpatie, ma non portano nessun contributo soluzione del problema della parità tra i sessi. Erano ben altra tempra di donna, le suffragette dell’inizio del Novecento, che si battevano coraggiosamente per il Suffragio Universale, assumendosene rischi e conseguenze.