Chi salva i naufraghi rischia la galera? È una balla! I Pescatori voltano le spalle perché lo Stato non paga.

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È curiosa, quanto risaputa, la facilità e la velocità con cui una menzogna riesce a correre di bocca in bocca diventando verità; succede tra colleghi di lavoro, tra amici, tra compagni di scuola e anche tra semplici conoscenti, talvolta addirittura tra sconociuti. In politica il fenomeno si moltiplica, spinto spesso e volentieri dalle contrapposizioni ideologiche, che accentuano e dilatano il sacrosanto e legittimo diritto di critica, trasformandolo in una sorta diritto alla menzogna. La superficialità di alcuni esponenti politici fa il resto. Ecco allora che dopo l’immane tragedia di Lampedusa, in cui hanno perso la vita oltre 200 essere umani, il caravanserraglio del politicamente corretto, quello delle parole tanto belle quanto vacque ed inutili, ha pensato bene di puntare il dito contro la legge Bossi-Fini, caricandola di responsabilità che non ha, e che non ha mai avuto. Dipingendo una realtà che non esiste, giusto per soddisfare la furia ideologica contro chi, per la prima volta, ha tentato di affrontare il complesso tema dei flussi migratori, spogliato dal pregiudizio buonista, inutile e talvolta dannoso.

GENESI DI UNA MENZOGNA

La grande “balla” inizia a prendere forma sin dal giorno della strage, 3 ottobre, grazie alle improvvide dichiarazioni, prive di fondamento, del Sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, che dichiata a Repubblica:

 

“tre pescherecci non hanno prestato soccorso all’imbarcazione in fiamme per paura di essere processati per il reato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina”

 

[mantra-button-light url=”http://video.repubblica.it/dossier/lampedusa-strage-di-migranti/lampedusa-il-sindaco-incendio-ignorato-da-tre-pescherecci/141784/140318″]Qui lè possibile riascoltare l’audio dell’intervista[/mantra-button-light]

 

Parole cariche di enfasi e commozione certamente giustificabili, che non diminuiscono però la gravità di confondere l’opinione pubblica con informazioni false, soprattutto in un momento così delicato. Se riusciamo a trovare giustificazioni per il Primo Cittadino dell’Isola, fatichiamo a farlo per una delle più alte cariche dello Stato. Poteva infatti esimersi la Presidente (o Presidenta come vorrebbe essere chiamata) della Camera Laura Boldrini? Assolutamente no, e infatti non ha perso tempo e ha prontamente avvalorato la menzogna. Il giorno dopo, 4 ottobre, nonostante le 24 ore a disposizione per dare almeno una lettura veloce alla legge, si accoda al Sindaco di Lampedusa, sostenendo che i pescatori non soccorrono i naufraghi per paura di essere incriminati:

 

“Serve fare chiarezza anche sulla nostra legislazione. Se molti marinai, pescatori preferiscono non vedere e’ perche’ c’e’ molta confusione. Si puo’ o no soccorrere un immigrato irregolare? E se lo faccio che succede? L’unico reato qui e’ l’omissione di soccorso eventualmente. “

 

Ormai la menzogna è stata confezionata, tutti i giornali parlano dell’odiosa Bossi-Fini che incrimina e mette in galera addirittura chi presta soccorso a barconi alla deriva, costringendo addirittura i pescatori a voltare le spalle di fronte allo strazio di persone che stanno perdendo la vita in mare.

COSA DICE LA LEGGE BOSSI-FINI

Ma vediamo cosa dice la legge. Il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina è contenuto nel testo unico dell’immigrazione, art. 12 comma 1

 

“Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, in violazione delle disposizioni del presente testo unico, promuove, dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri nel territorio dello Stato ovvero compie altri atti diretti a procurarne illegalmente l’ingresso nel territorio dello Stato, ovvero di altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona.”

 

L’articolo è già di per se abbastanza chiaro, mira a punire chi “dirige, organizza, finanzia o effettua il trasporto di stranieri”, non certo chi presta soccorso a persone bisognose di aiuto in mare. Il legislatore non si è però fermato qui, ed ha comunque voluto chiarire, nero su bianco, a scanso di ogni fantasiosa interpretazione, che l’attività di soccorso in mare esula dall’applicazione del reato di favoreggiamento. Ecco infatti cosa recita il comma 2

 

“Fermo restando quanto previsto dall’articolo 54 del codice penale, non costituiscono reato le attività di soccorso e assistenza umanitaria prestate in Italia nei confronti degli stranieri in condizioni di bisogno comunque presenti nel territorio dello Stato.”

 

E se ancora qualcuno avesse da cavillare sulla questione della territorialità italiana, ovvero del soccorso prestato in acque extra territoriali, entrano in gioco i trattati internazionali firmati dall’Italia, che non solo non prevedono nessuna incriminazione, ma addirittura obbligano a prestare soccorso.

Da dove nasce quindi la leggenda secondo cui, come diceva il Sindaco di Lampedusa, alcuni pescatori sarebbero stati incriminati di favoreggiamento semplicemente perché avevano prestato soccorso ad alcuni immigrati clandestini in mare? Semplicemente da un singolo e spiacevole episodio, datato agosto 2008, in cui sono stati messi sotto processo dei pescatori tunisini che avevano raccolto in mare 44 clandestini. In questo caso durante le indagini erano stati raccolti alcuni elementi che avevano lasciato supporre che i pescatori in realtà non fossero pescatori, ma avessero al contrario inscenato un finto salvataggio. Le accuse di rivelarono false ed infondate, i pescatori Tunisini assolti sia in primo grado che in appello. Insomma, si è trattato di un solo ed unico caso ascrivibile al purtroppo lungo, elenco di errori giudiziari che quasi quotidianamente si verificano nel nostro Paese.

I PESCATORI NON SOCCORRONO PERCHÈ LO STATO NON PAGA

Ma è impensabile e poco credibile che tutti i pescatori dell’isola siano vittime di questa falsa leggenda metropolitana, e che non conoscano la legge; infatti non è così. Sentendosi accusati da alcuni esponenti politici , additati dall’opinione pubblica come presunti colpevoli avendo tenuto un atteggiamento meschino e vigliacco di fronte a questa come ad altre tragedie; e con addirittua il Codacons che ha chiesto alla Procura di Agrigento di individuare le imbarcazioni e procedere per il reato di omissione di soccorso e concorso in strage, i pescatori hanno voluto fare chiarezza e far sentire la loro voce. Ecco cosa ha dichiarato Giovanni Tumbiolo, presidente del distretto pesca di Mazara del Vallo:

 

“Pensano tutti che siamo dei comandanti ‘Schettino’ a cui chiedere di fare cose che comportano rischi e anche danni economici ingenti. A loro non importa niente. Sapete quante aziende sono fallite? Quando soccoriamo immigrati sui barconi in difficoltà – prosegue – la Capitaneria ci ordina di entrare in porto a Lampedusa anche con il mare forza sette. Lo sapete cosa significa? Ci sono motopesca che hanno avuto danni ingenti e poi l’attività è fallita”.

 

Nessuna critica alla Bossi-Fini, semmai la constatazione, amara, che lo Stato (quello rappresentato dai vari Napolitano, Boldrini, Kyenge) prima impone e ordina azioni rischiose e dannose per le imbarcazioni dei pescatori, e poi sparisce quando si tratta di rimborsare i danni. Insomma, alcuni pescatori sarebbero restii a soccorrere i barconi non per paura di essere incriminati, visto che la legge non lo prevede, ma molto più prosaicamente temono di mettere a repentaglio la propria attività, visto che lo Stato tarda a risarcire i danni.

Pensate che la verità importi a qualcuno? Chiaramente no, tutti sono impegnati nel battersi per cambiare la Bossi-Fini, anche se non c’entra nulla. È la politica italiana bellezza.

 

[mantra-button-light url=”http://www.altalex.com/index.php?idnot=51626#titolo2″] Testo Unico dell’Immigrazione [/mantra-button-light]