Civati e le (purtroppo) inutili grida di dolore sul Senato

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A noi che stiamo da questa parte, cioè genericamente all’opposizione di questo Governo Renzi e della sua strana maggioranza, capita spesso in questi ultimi mesi, di leggere con attenzione e interesse le posizioni di Civati. Non perché noi la pensiamo come lui (a volte capita anche di si), ma piuttosto per quella vecchia regola che il nemico del tuo nemico delle volte ti può apparire come amico. Sulla riforma del Senato sta portando avanti da mesi una battaglia interna al suo partito, il Partito Democratico (of course!), che lo vede impegnato nel fronteggiare quell’obbrobrio di proposta partorita dal Governo, con una che risponda a qualche elementare disegno democratico, ma anche logico. Perché se vuoi ridurre il Senato ad una roba che non serve a niente, un dopo lavoro per quattro Sindaci e qualche professorone, tanto vale chiuderlo; trovo giusto quindi che si pensi ad una riforma che ci riporti nel novero delle più moderne democrazie.
Oggi siamo arrivati al punto più tragico della tenzone, con l’epurazione di due Senatori PD dalla Commissione (Chiti e Mineo) che si va ad aggiungere al killeraggio subito da Mauro ieri. Civati sul suo blog la bolla giustamente come una inutile prepotenza, argomenta in maniera efficace e dettagliata il perché e il per come questa faccenda fa acqua da tutte le parti. Denuncia violazione dei diritti dei Parlamentari, giustamente visto che non sono mica li per essere sempre e per forza eterodirétti. Fa notare che esiste una Costituzione e magari ogni tanto andrebbe pure rispettata.
Tutto vero, tutto giusto, ma credo sia un film già visto e la fine sappiamo già quale sarà. Un film già visto per me, e per noi che ci siamo appassionati alla questione della cancellazione delle Province. Si ok, sono cose diverse, vuoi mettere le Province con il Senato? Vero, però il sistema è il medesimo: per lisciare il pelo ad un elettorato giustamente schifato dalla politica, si buttano giù poche righe di testi legislativi mal fatti, si calpesta la Costituzione, il senso logico delle cose, e si forza la mano. O ci stai o verrai ricoperto dalla melma dell’antipolitica che ti faremo cadere addosso. Ecco perché alla fine Deputati e Senatori hanno pigiato il bottone per approvare il DDL Delrio, pur sapendo che si trattava di un testo assurdo, che invece di cancellare le Province sta semplicemente gettando nel panico una parte importante della macchina amministrativa dello Stato. Chiamiamole prepotenze, chiamiamolo ricatto, ma alla fine saranno costretti e voteranno pure questa riforma del Senato. Malfatta, scarabocchiata, contraria alla Costituzione, pasticciata e costosa. Renzi ha in mano il popolo, e fa quel che vuole, mettetevi il cuore in pace; non sarà l’intervento saggio e illuminato di qualcuno a fermarlo.
Ormai è stato inaugurato questo nuovo modo di far politica, quello alla Marchese del Grillo, “io so io e voi non siete un cazzo”, e trovo sia già tardi per tentare di tornare indietro. O forse è troppo presto per pensare che accada, nel senso che adesso ci succhiamo il Renzi dittatore, sperando che si arrivi all’epilogo il più presto possibile. Certo spero di sbagliarmi, e riconosco l’onestà intellettuale di chi, come Civati, fatica a piegare la testa. Ma la piegheranno tutti, e alla fine la bella Boschi avrà la sua bella riforma del Senato da coccolare, e magari chissà, riuscirà pure a farsi fare una treccina!
Non voteremo più per le Province, non voteremo più per il Senato, avremo una schifezza di Italicum con cui non sceglieremo davvero chi ci Governa, i Sindaci vengono eletti con il 51% del 40% di chi ancora va a votare. C’è da stare allegri.