Dare un senso (leghista) al successo elettorale

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Programma-Lega-Lombarda

Ieri, secondo turno di ballottaggio in tanti comuni, l’affluenza è ulteriormente crollata, con tanti elettori che hanno preferito disertare le urne in una domenica di giugno. Probabilmente Renzi l’ha pure architettata questa infausta coincidenza elettorale. Il ganzo fiorentino avrà pensato: piazzo il primo turno quando c’è il ponte del 2 giugno e il ballottaggio mi cade a metà mese, in piena calura estiva. Doveva essere un successo assicurato per la sinistra. E invece dopo un primo turno a dir poco deludente, il PD incassa un secondo turno quasi tragico, con l’affluenza che cala si ulteriormente, ma questa volta a stare a casa sono proprio gli elettori di sinistra. Cosa è accaduto? Il crollo delle ideologie che hanno impegnato tutto il novecento ci ha regalato un fenomeno nuovo, sconosciuto in Italia fino a qualche anno fa: la mobilità del voto. L’elettore oggi si sposta da un partito all’altro con una disinvoltura mai vista prima e senza troppi imbarazzi. Ed è così che capita che ad Arezzo, per esempio, il PD strabordi con quasi il 55% dei voti nelle europee 2014, per poi perdere il sindaco malamente solo un anno dopo. Il renzismo si sta rivelando un fenomeno effimero, e lo è probabilmente perché tutto il suo successo poggia su basi traballanti o peggio inesistenti. C’è la famosa “narrativa”, cioè l’abilità di raccontare molto bene il nulla, quella grande voglia di “rottamare” che alla fine si è tradotta nel vincere la regione Campania accordandosi con uno come De Mita. Certo un successo dilatato oltre ogni merito da circostanze fortunate e fortuite, da errori macroscopici degli avversari e, per un breve periodo di tempi, da un vuoto preoccupante di alternative al guitto gigliato.

Vorrei partire da qui per analizzare il successo, indiscusso ed indiscutibile, della Lega Nord alle recenti elezioni amministrative. Innanzitutto diciamo che alla fine il tanto vituperato Umberto Bossi, quello considerato da molti un sottoprodotto della politica da bar, incapace e inconcludente per definizione, è l’unico tra le fila del centrodestra, ad essere riuscito a costruire una vera classe dirigente locale. Così come ha recentemente fatto notare Alessandro Da Rold nel suo blog.

Non è cosa da poco contare su un esercito di buoni amministratori, lo sanno bene quelli che arrivano dal vecchio Partito Comunista Italiano, che attraverso questo esercito hanno conquistato il governo dell’Italia. E se Nenni ricordava come “le idee camminano sulle gambe degli uomini”, avere uomini validi non è però sufficiente; fondamentali sono appunto le idee e quindi la sostanza.

Ecco allora perché sarebbe utile dare un senso al successo elettore che sta ritornando a registrare la Lega Nord. Siamo nati per rivendicare la questione settentrionale, per difendere le istanze di popoli oppressi da decenni di malgoverno romano in salsa meridionalista. Abbiamo come obiettivo quello di porre fino al più grande scippo perpetrato ai danni di gente mite, pacifica e laboriosa. La nostra gente. Certo dobbiamo anche difendere le nostre tradizioni e la nostra cultura dallo scellerato disegno terzomondista, quello che giustifica e incentiva il moltiplicarsi dei fenomeni migratori incontrollati. Dobbiamo tutelare pure l’ordine, la sicurezza, il diritto a vivere sereni e il rispetto di un codice fatto magari da poche leggi ma certe e non tante e pure confuse.

Ma è la soluzione della questione settentrionale che sta alla base della nascita stessa del movimento Lega Nord e la radice da cui la pianta leghista trae da sempre linfa vitale. In ogni momento, anche quelli più duri e bui, queste radici che affondano nella carne viva dei problemi che ogni cittadino del Nord affronta ogni giorno, ci hanno salvato e ci hanno reso forti, prima ancora che grandi.

Se questo è il senso che riusciremo a dare a questo successo elettorale allora ieri è stato un grande giorno, un passo storico che accorcia la distanza verso la libertà del Nord e della Padania. Se invece tutto questo è solo il frutto di un renzismo alla rovescia, di un momento favorevole o peggio di un disegno che trasforma l’essere stesso della Lega per tentar di raccogliere voti ovunque e da chiunque, allora non sarà stato un buon giorno per il Nord e per la Padania. Io, come tanto altri, facciamo politica per liberare la nostra terra dal giogo romano, per dire basta ad uno Stato che ogni anno ruba alla sola Lombardia 50 miliardi di euro per sprecarli e buttarli via in assistenzialismo e spesa pubblica improduttiva. Facciamo politica perché siamo stufi di essere schiavi di Roma e per questo vorremmo continuare ad impegnarci.