Decreto province, un’idea per salvare la Brianza: rimaniamo uniti!

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Il decreto approvato dal Governo il 31 ottobre scorso ha mollato qualcosa di più di uno schiaffo alla nostra Provincia; il Consiglio dei Ministri non si è limitato a decretare il nostro accorpamento con questa o quell’altra Provincia, è andato oltre. Il decreto all’articolo 2 elenca i vari accorpamenti tra provincie, per esempio Como, Lecco e Varese, in un’unica Provincia che porta il loro nome; alla Brianza è spettata una sorte diversa, scritta nero su bianco all’art. 5, che così recita: “La Citta’ metropolitana di Milano comprende altresì il territorio già appartenente alla Provincia di Monza e della Brianza”.

Noi valiamo meno di tutte le altre Province, meno di Lecco, per esempio, che seppur accorpata mantiene inalterata la propria identità; noi non esistiamo più. I nostri 850.000 abitanti, le oltre 80.000 aziende e partite IVA, trenta anni di lotta identitaria, una storia comune, un territorio che da solo rappresenta una delle aree più dinamiche, ricche e sviluppate d’Europa, per questo governo non esiste.

Che fare dunque per salvare la nostra Brianza?

Limitarsi a sperare che il decreto non sia convertito entro i 60 giorni, sperare che qualcuno riesca a far approvare un emendamento “salva” Brianza, attendere che la Corte Costituzionale intervenga a nostro favore; tutto legittimo, auspicabile, e facciamo il tifo perché ciò avvenga, ma a mio modesto avviso questo non basta.

Abbiamo aspettato troppo tempo sperando che il Governo capisse l’errore in cui si andava infilando, sperando che la pancia non avesse sempre la meglio sulla ragione; alla fine siamo giunti a questo punto, in cui nemmeno si limitano ad accorparci ad altra Provincia, peggio, ci sopprimono, cancellando con un tratto di penna tutte le fatiche, le rivendicazioni, le ambizioni che abbiamo per anni coltivato.

Se non vogliamo morire in silenzio, abbiamo una possibilità ancora per salvaguardare la Brianza come entità autonoma e riconosciuta, un’arma potente dal punto di vista politico, e cogente dal lato amministrativo.

Scorrendo la relazione illustrativa dell’atto di riordino varato dal Consiglio dei Ministri, a un certo punto leggiamo: “In sede di conversione del presente decreto legge si terrà conto di ulteriori iniziative assunte da altri comuni ai sensi dell’articolo 133, primo comma, della Costituzione, sentite le Regioni interessate”.

Questo significa che i Comuni della Provincia di Monza e della Brianza hanno la possibilità di ridare lo schiaffo preso, deliberare uniti e compatti la richiesta di ridisegnare i confini dell’Area Metropolitana Milanese e riconoscere alla Brianza la stessa dignità riconosciuta alle vicine Provincie di Como, Lecco e Varese.

Certo l’accorpamento con altra Provincia non è ciò che sognavamo, ma è ben diverso dall’incubo di essere soppressi e di non esistere più, ma c’è di più; nel caso in cui la Brianza confluisse nell’Area Metropolitana, è scontata la migrazione di almeno una ventina di Comuni della fascia nord, e a quel punto la Brianza sarebbe smembrata, fatta a pezzi e di conseguenza non potrebbe nemmeno più rivendicare gli enti e uffici territoriali autonomi, oppure quell’autonomia funzionale garantita dalla nostra Camera di Commercio, e ancora i servizi che ne conseguono, ospedali, trasporti e quant’altro.

Per questo motivo dobbiamo lavorare per rimanere compatti, evitando le fughe a nord o a sud di qualche Comune, che magari ha il mal di pancia con la Provincia per qualche “bega” cittadina; guardiamo al futuro, salvaguardiamo la nostra esistenza, perché se mai arriverà un Governo nuovo chiamato ad affrontare in maniera razionale la questione Province, se noi ora riusciamo a rimanere salvi, seppur accorpati, possiamo nutrire ancora qualche speranza di rivivere un giorno come Provincia autonoma, se al contrario, veniamo soppressi e smembrati, moriremo per sempre.

3 risposte a “Decreto province, un’idea per salvare la Brianza: rimaniamo uniti!”

  1. Ciao Andrea
    Penso che con questa sorta di colpo di spugna hanno o stanno tentando di cancellare anni di lotta e di desiderio di creazione della Padania, hanno volutamente deliberato la fine della “ostilità”Ma io sono ostile sono lombardo e Brianzolo e quindi alla faccia di Abdul mi sent in diritto di vivere e morire sulla mia terra e personalmente di quella “accorpata” non so che farne, se cosi volgliono RISPARMIARE allora che si decurtino i loro stipendi rubati a chi come me ha sempre pagato e non intende evadere. Basta colpire i più deboli, basta con ste tasse che da straordinaria (isi) diventa ordinaria IMU….. TANTO E COME AL SOLITO LA PAGHIAMO SOLO AL NORD!!!! adesso basta, adesso andiamo a scaccargli il culo dalla sedia, il pd il pdl, e tutti gli altri….. quando si sono sentiti messi da parte hanno fatto comunella per “rientrare” ok , adesso a casa ha fare gli esodati, tanto hanno trovato i soldi!? bene che se li godano il loro 350€ al mese….

  2. basta con sta storia, abolitele tutte le provincie…
    altrimenti chi le vuole tenere si accolli le spese per mantenerle.

    riduciamo gli infiniti comuni della lombardia (e non solo): chi li vuole tenere si accolli le spese per mantenerli!!

    ma lo sa che in un area più piccola del comune di Roma nei dintorni di Milano ci sono circa 200 comuni (=200sindaci, migliaia di consiglieri…)

    basta con ste storie, che il nostro paese sta andando a fondo per questi campanilismi.

    Poi stiamo a guardare la riduzione di qualche centianio di parlamentari, quando si potrebbero rispormiare decine di migliaia di posti pubblici nelle amministrazioni che potrebbero essere ricollocati in posizioni più utili per la società

    1. Caro Mario,
      mi permetta di dire che lei, forse, è vittima, come tanti, di una campagna di disinformazione, in quanto sostenere che i costi della pubblica amministrazione siano i gettoni di presenza dei Consiglieri Comunali, é semplicemente ridicolo. Un Consigliere Comunale costa qualche decina di euro al mese, laddove é remunerato, nel mio Comune, x esempio, non percepisce nulla.
      Il numero dei Comuni in Italia poi, non é affatto elevato, sono circa 8000 come in Spagna, in luogo dei 13.000 in Germania e addirittura i 36.000 in Francia.
      Così coe il numero delle Provincie che negli altri paesi europei sono mediamente più piccole delle nostre; gli enti locali sono la parte migliore di questo paese, gran parte del male sta nell’apparato burocratico di Roma, che come avrà notato non subisce mai nessun taglio, essendo lui stesso a disporli.

      Saluti