Fontana è come Iron Man

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Le accuse contro Attilio Fontana crollano una dopo l’altra. I nemici hanno scambiato il suo stile mite ed elegante per debolezza, lui sta diventando il Tony Stark lombardo

fontana

La notizia è di qualche qualche giorno fa: arriva un’altra archiviazione per Attilio Fontana. Il Pubblico Ministero ha avanzato richiesta di archiviazione rispetto all’indagine per autoriciclaggio e falso. Dopo essere stato ricoperto da badilate di fango, ore di servizi giornalistici in TV, fiumi di accuse sui giornali, non ci sarà nemmeno un processo. Ma non è una novità per Attilio Fontana, visto che i suoi quattro anni di mandato come Presidente di Regione Lombardia sono costellati da accuse poi archiviate.
La prima archiviazione arrivò nel marzo 2020, dopo essere stato accusato di abuso d’ufficio per la nomina di Luca Marsico come membro esterno di un “Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici”. Stesso copione anche in quel caso: titoloni, fango, accuse e poi nemmeno il processo. 

Passiamo poi al periodo Covid, con la Guardia di Finanzia che piomba negli uffici di Fontana e gli sequestra il telefono cellulare. Acquisendone tutto il contenuto. In questo caso il Presidente lombardo non era nemmeno indagato, ma è evidente che la notizia fu fatta percepire all’opinione pubblica come fosse già una inequivocabile sentenza di colpevolezza. Si trattava del famoso caso «Diasorin», quello legato al San Matteo di Pavia e ai test sierologici. Indovinate, come sarà andata  a finire quella vicenda? Sì, non vi siete sbagliati: archiviazione anche in quel caso. 

Ma insomma, riusciranno prima o poi a fare un processo a quest’uomo? Perché sembra proprio che un processo a Fontana bisogna farlo proprio ad ogni costo. E se proprio fosse necessario, sappiamo che a qualcuno la fantasia non manca per costruire una qualche accusa e arrivare a un processo. Figurarsi poi, navigando nell’oceano di norme e disposizioni del nostro ordinamento, sovente una in contraddizione con l’altra, qualcosa su cui imbastire almeno un processo alla fine la trovi.

E in effetti, pare che ci siano riusciti a trovare una «colpa» a Fontana, giusto per tentare di mandarlo a processo. Quale? La colpa, assai grave capirete, è quella di avere una moglie che ha una quota di minoranza nella società del cognato il quale ha avuto, pensate un po’, l’ardire di donare «solo» 50.000 camici (in piena emergenza pandemica e crisi di accaparramento materiali), quando invece ne aveva promessi 70.000. Avete capito bene. La Regione Lombardia non ha sborsato un solo euro e si è vista fornire 50.000 camici. Lo processano perché dovevano essere 70.000.

E quindi, come richiesto a inizio dicembre 2021, Fontana e altre quattro persone dovranno andare a processo per aver fornito 50.000 camici, quando ne dovevano fornire inizialmente 70.000, e che hanno deciso poi di non farsi pagare. In un contesto peraltro drammatico che val la pena ricordare. Ad inizio pandemia non solo non si trovavano mascherine, se non a peso d’oro, ma eravamo di fronte alla drammatica impossibilità di fornire adeguati camici ai nostri eroi medici e infermieri che nelle corsie prestavano assistenza ai malati di covid, che stavano morendo in un numero impressionante. 

Probabilmente molte aziende hanno fatturato milioni di euro in giro per l’Italia e nel mondo fornendo questi dispositivi, senza gara e con affidamenti diretti come prevede la norma in un contesto di emergenza. Qui a Milano processiamo una delle poche aziende che lo ha fatto gratis.

Ma il tempo, che è sempre galantuomo, sta rendendo sempre più forte Attilio Fontana, consegnandoci non solo un Presidente di titanio forgiato, ma un uomo che cresce la sua credibilità ad ogni accusa che gli muovono i suoi feroci avversari. Volevano conquistare la Lombardia colpendo Fontana, avendo scambiato il suo stile signorile e mite per debolezza, invece si troveranno a combattere contro il Tony Stark insubre. Fontana si è trasformato in Iron Man.

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