Gramellini ci prende per il logo. Ha ragione lui?

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Gramellini prende in giro la Provincia, rea di bloccare le aziende a causa del nuovo “logo”. Ma il logo è stato adottato cinque anni fa. Ho depositato una interrogazione scritta.

Massimo Gramellini è indubbiamente uno bravo. Se riesci a campare e far quattrini con il solo sforzo di un caffè ogni mattina, sei davvero un fenomeno. Ultimamente è stato addirittura ingaggiato dal Corrierone nazionale, strappato e conteso alla concorrenza come fosse il Gigio Donnarumma della carta stampata. La sua rubrica “il caffè” evidentemente porta lettori, successo e inserzionisti. Io ci aggiungerei anche una buona dose di pressappochismo, banalità e perbenismo di maniera.

Questa mattina parlava di Brianza, raccontando una storia che ha fatto vergognare noi ancora orgogliosi di quel che rimane della nostra efficienza asburgica. Una roba che fa ribollire il sangue noi che in Brianza, più di altri, ci vantiamo di badare al sodo e al risultato, al fare e al lavoro, prima di ogni altra cosa.

Gramellini racconta che un’azienda sarebbe condannata al non lavoro, una roba che in Brianza equivale a bestemmiare in chiesa, a causa della burocrazia dei nostri uffici provinciali. Il motivo? Tenetevi forte, perché è incredibile. Il settore trasporti della Provincia non rilascerebbe le licenza trasportistiche, udite udite, perché sta attendendo la nuova carta intestata. Una roba da burocrazia borbonica, altro che pragmatismo brianzolo. Ma diamine, penseranno oggi le migliaia di lettori del Corsera, come si fa a fermare l’economia per un logo di una carta intestata? Che poi, perché non sarebbe valido quello vecchio? Non va bene, sostiene evidentemente Gramellini, infatti gli uffici attendono che arrivi quella con il nuovo logo provinciale.

Letta così, vi assicuro, il caffè rischi di stravaccartelo sulla camicia, e che ti vada di traverso con tutto il cucchiaino. Non tanto per l’assurdità della burocrazia che ti blocca per un vecchi logo sulla carta intestata, ma perché dovete sapere che il “nuovo” logo, di quella che con ironia cretina Gramellini chiama MB, è stato adottato nel lontano febbraio 2012! Avete capito? Secondo la versione di Gramellini, almeno così come l’ha scritta, il settore trasporti della Provincia non rilascerebbe licenze da cinque anni, visto che tanto è il tempo passato dall’introduzione del «nuovo» logo. E pare un miracolo che siano solo sei, sempre come sostiene Gramellini, le aziende in attesa. Poco più di una richiesta di licenza ogni anno, dunque? Un po’ pochino.

Ma insomma, come può essere possibile che in cinque anni non sia mai arrivata la nuova carta intestata? Ha ragione davvero Massimo Gramellini? Sono questi i motivi del ritardo? Oppure siamo di fronte al solito caso di pressappochismo, di quel giornalismo un tanto al chilo delle grandi firme, che poi tanto un po’ di cacca in più o in meno sulle province non fa differenza. Il Corriere ne ha già scaricata a fiumi in questi anni, grazie all’altro «big» Rizzo, quello che ha fatto le valigie per approdare a Repubblica.

Beninteso, la Provincia di Monza, come tutte le altre, ha grossi problemi e difficoltà nello svolgere le funzioni obbligatorie, ma questa è responsabilità delle sciagurate riforme, peraltro osannate del Corsera. Qui però si è presa per il naso la nostra Provincia, sostenendo che tutto dipenda da un nuovo logo provinciale. Nuovo logo, però, che è stato adottato cinque anni fa. Quindi chi ha ragione? Dove sta la verità? Dubbi che sarebbe giusto chiarire. Per questo ho depositato oggi una interrogazione scritta, diretta al vice Presidente Invernizzi, per chiarire questo sgradevole e sgradito episodio. Esiste un nuovo logo della Provincia? Davvero le licenze attendono la carta intestata con il nuovo logo?

Chi avrà ragione lo vedremo e chi avrà torto dovrà offrire un caffè. Il minimo.

 

SCARICA IL TESTO INTERROGAZIONEinterrogazione_gramellini

Una risposta a “Gramellini ci prende per il logo. Ha ragione lui?”

  1. Avatar Sergio Andreani

    Gramellini, Severgnini, Rampini…sono tutti giornalisti(?) -ini -ini.

    L’unica cosa che sanno fare è vellicare l’ignoranza dei lettori con frasi idiote, apparentemente di buon senso ma nella pratica senza capo ne coda.

    Un po’ come faceva il NON compianto, Enzo Biagi.

    Un uomo di una banalità sconcertante. Lui e le sue orribili calzette bianche alla ragionier Filini.

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