Ha vinto Zan, hanno perso i diritti

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Zan si è ostinato a radicalizzare lo scontro, rendendo plateale come l’interesse non fosse quello dei diritti, piuttosto intestarsi una battaglia divisiva

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Alla fine sul Disegno di Legge Zan (Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità) in Senato è finita come era ampiamente previsto: legge affossata con l’aiuto dei franchi tiratori degli stessi partiti che lo avevano trionfalmente appoggiato alla Camera dei Deputati. Passata la campagna elettorale, incassato il consenso di chi era favorevole, si è affossato per non turbare chi nel centro sinistra era contrario. Tutto come previsto. Un giochino che ha fatto vincere tutti, se ben riflettiamo. Ha vinto il PD, che ha soddisfatto due anime, ha vinto il centro destra che era (giustamente) critico su alcune derive liberticide della norma. Ha vinto lo stesso Zan, che per mesi si è guadagnato un protagonismo insperato, e ancora ieri è finito su tutti i TG come vittima, ma anche alfiere di tutto un mondo per cui diventerà eroe. Sarebbe stato più complicato, meno elettoralmente conveniente, discutere e mediare invece sugli aspetti meno digeribili della norma. Approvare una legge equilibrata, condivisa e non divisiva, non avrebbe soddisfatto la gola di chi non voleva far altro che radicalizzare lo scontro per trasformarsi in Paladino ed eroe. Ecco, alla fine hanno perso i diritti, perché una legge oggi non c’è e non ci sarà chissà per quanto tempo. E la legge non c’è per responsabilità di chi, apparentemente, si batte per difendere i diritti.