Milano voleva aumentare i biglietti dando la colpa alla Regione. Piano fallito, ora che faranno?

Condividi articolo

Nessuna decisione presa di aumentare i biglietti di ATM. Milano ha ordito un piano per farlo di nascosto dando la colpa a Regione. Ma la verità è venuta a galla. Ora la decisione spetta a loro. Cosa faranno?

Divampa la polemica tra Regione Lombardia e Comune di Milano. L’ennesima. Il tema? Il presunto aumento dei titoli di viaggio per il trasporto pubblico locale, metropolitana cittadina compresa. La tempesta politica, che sta infuriando in queste ore, mi ha visto protagonista in prima persona. Sono una sorta di testimone oculare di questa incresciosa vicenda, ennesima prova della miseria politica che pervade le istituzioni del nostro disgraziato paese. 

Per questo, da una posizione privilegiata, posso raccontarvi fatti e retroscena dell’ennesimo inganno ordito dal Comune di Milano sulle pelle dei cittadini, con atti, fatti e prove alla mano.

In data 18 luglio 2022 alle ore 19:56, con protocollo numero 0002183, l’Agenzia del Trasporto Pubblico Locale di Milano convoca l’Assemblea in data 3 agosto 2022 alle ore 11:00. L’ordine del giorno prevede solo 3 punti, i seguenti: 

  1. Approvazione dell’assestamento generale di bilancio 2022-2024 e della verifica del permanere degli equilibri di bilancio;
  2. Approvazione della proposta di modifica dello statuto dell’Agenzia, a recepire i nuovi obblighi definiti dalla L.R. 6/2012;
  3. Verifica dello stato di avanzamento delle nomine dei rappresentanti dei comuni non capoluogo da parte delle Assemblee dei Sindaci delle Province del bacino e della Conferenza dei Sindaci della Città Metropolitana di Milano;
  4. varie ed eventuali.

Nessun punto all’Ordine del Giorno prevedeva la discussione su possibili aumenti legati all’adeguamento ISTAT. Mercoledì 3 agosto mi collego per partecipare all’Assemblea in qualità di delegato di Regione Lombardia, in modalità di teleconferenza. Discutiamo in maniera tranquilla i tre punti all’ordine del giorno. Al termine dell’ordine del giorno, il Presidente Barbone introduce il tema degli aumenti tariffari, sollecitando i soci dell’Assemblea ad esprimere il loro parere, non sulla decisione o meno di applicare gli aumenti, bensì sulla scelta di quali titoli aumentare, dichiarando che l’aumento è un obbligo di legge regionale. Tale obbligo normativo si rivelerà falso, inesistente, come poi ammetteranno gli stessi protagonisti. Infatti l’Assessore Censi, smascherata la falsità della presunta legge di Regione Lombardia che obbligherebbe all’aumento, comincia ora a correggere il tiro, trasformando in un obbligo dovuto a mancanza di risorse. Ecco cosa dichiara oggi su leggo.it

«Il Comune è obbligato a reperire questo incremento, può solo decidere su chi dovrà gravare. Se su tutti i cittadini, se su tutti quelli che utilizzano il trasporto pubblico, oppure solo su chi lo usa saltuariamente. Abbiamo ritenuto che la terza soluzione fosse l’unica possibilità rimasta».

Arianna Censi – Assessore Mobilità Comune di Milano

CRONACA DI UNA ASSEMBLEA DI ORDINARIA SCHIFEZZA

Io prendo la parola, mantenendo (a fatica) toni pacati. Dichiaro che il punto in discussione non era all’ordine del giorno, quindi come Regione Lombardia non possiamo intervenire nella discussione, non avendo io mandato a intervenire su un argomento che non era previsto. Chiedo anche se il Presidente intenda mettere in votazione questo punto, perché nel caso faccio notare che non sarebbe legittimo, proprio perché non si può porre in votazione argomenti non presenti nella convocazione.

Il Presidente dichiara che non si tratta di una votazione, ma solo una raccolta di un parere dei soci. Specifica poi che l’Agenzia avrebbe mandato una integrazione, relativa a questo argomento, nella sera di venerdì 29 luglio. In realtà, a seguito di una verifica, si scoprirà che l’integrazione attraverso PEC è arrivata in Regione Lombardia alle ore 08.46 proprio di mercoledì 3 agosto, quindi un paio di ore prima dell’Assemblea, assolutamente fuori tempo massimo per aggiornare uffici e comunicare al sottoscritto l’integrazione all’ordine del giorno. Qui trovate la prova della presa in carico della comunicazione. 

A questo punto interviene l’Assessore del Comune di Milano Arianna Censi, con un intervento polemico comincia ad attaccare Regione Lombardia, dicendosi stupita che il rappresentante di Regione (cioè io) non prenda posizione sull’argomento. Il clima si scalda, io intervengo alzando parecchio la voce e gridando a più riprese che, a questo punto e data la piega polemica che ha preso il dibattito, chiedo di espungere dalla discussione e dai verbali questo punto, perché non era all’ordine del giorno. Non si può discutere di un tema così delicato senza adeguata documentazione, studio e preparazione. Ribadisco la richiesta più volte. L’Assessore Censi e il Presidente, insistono invece nel proseguire con la «raccolta di pareri». Evidentemente portavano avanti un piano già architettato e pensato a priori.

Il Presidente Barbone e l’Assessore Censi, continuano a più riprese a sostenere che l’aumento legato all’adeguamento ISTAT sia obbligatorio per una norma di Regione Lombardia. Cosa, come già detto, assolutamente falsa, ma in quel momento è per loro utile per orientare la posizione dei soci a loro favore. Ai poveri e inconsapevoli soci, in buona sostanza, si dice: l’aumento è obbligatorio per legge, voi potete dirci solo se preferite che l’aumento sia spalmato su tutti i titoli di viaggio (quindi anche gli abbonamenti) oppure solo sui titoli giornalieri (biglietti singoli). I soci, molti dei quali appiattiti per comunanza politica ai voleri del Comune di Milano, altri perché messi di fronte ad una scelta vincolata, dichiarano che tra le due opzioni preferirebbero aumentare solo i titoli singoli, salvaguardando gli abbonamenti dagli aumenti. 

Questa commedia dell’assurdo termina, con l’ulteriore richiesta di precisazione della Provincia di Monza e Brianza, che chiede di esplicitare nuovamente se si tratta di una votazione oppure no, perché non è in grado di esprimere un voto su un tema che non è all’ordine del giorno. Il Presidente Barbone ribadisce che non si tratta di una votazione. Ricorda poi che il CDA, sulla scorta del dibattito in Assemblea, prenderà la decisione sugli aumenti.

Assemblea chiusa.

HA INIZIO LA SECONDA PARTE DEL PIANO DELLA CENSI: LA DISINFORMAZIONE

Dopo pochi minuti dalla chiusura dell’Assemblea, partono i lanci di agenzia dell’Assessore Censi che accusa Regione Lombardia di aver deciso l’aumento dei biglietti del TPL, compreso il biglietto della metro. La cosa strana, e molto sospetta, è che iniziano a circolare anche le cifre dell’aumento del biglietto della metropolitana, che passerebbe addirittura da 2€ a 2,30€. Ma da dove esce questa notizia? Da dove escono questi numeri? Nessuno ne ha parlato in Assemblea, nessuno lo ha esposto ai soci. Non lo ha detto il direttore Tosi, non lo ha detto il Presidente Barbone e tantomeno l’Assessore Censi. E’ evidente che era tutto preparato, pronto per applicare il complotto ai danni di Regione.

Inizia a divampare la polemica. La Regione, sbalordita da quanto accaduto, comincia a far sapere che  l’aumento tariffario, al contrario di quanto hanno dichiarato in Assemblea il Presidente Barbone e l’Assessore Censi, non è assolutamente obbligatorio, tantomeno previsto da norme o leggi regionali. 

Ed è effettivamente così. Non è obbligatorio l’adeguamento ISTAT, la norma a cui si riferisce l’Assessore Censi (spiegata molto bene in questa nota fatta pervenire a tutte le agenzie)  è una innovazione normativa che Regione Lombardia ha previsto per ampliare, non ridurre, l’autonomia gestionale delle agenzie di trasporto pubblico. Da quest’anno infatti Regione dà la possibilità, nel caso in cui le agenzie decidano di applicare l’adeguamento ISTAT, di poter scegliere in totale autonomia se applicare l’aumento a tutti i titoli oppure solo si titoli singoli. Una facoltà in più, non un obbligo. E comunque solo quando le agenzie decidessero di applicare l’adeguamento ISTAT e l’ammontare totale degli aumenti non potrà mai superare tale livello di adeguamento. 

Passano le ore e quanto accaduto assume sempre di più la forma di un vero e proprio piano diabolico ordito dall’Assessore Censi e dal Sindaco Sala per nascondere una decisione che già avevano evidentemente preso: un nuovo aumento dei biglietti della metropolitana. Non si spiegherebbe altrimenti come sia possibile, a poche ore da una fumosa discussione in Assemblea, che ATM e Comune  avessero già in mano la decisione su quanto aumenterà il biglietto: 2,30€.

MILANO NEL 2019 AVEVA GIÀ AUMENTATO IL BIGLIETTO, BEN OLTRE L’INFLAZIONE 

Va ricordato, a beneficio dei più smemorati, che negli ultimi anni non si erano registrati adeguamenti ISTAT, con i prezzi fermi da molto tempo. Nonostante uno scenario di prezzi sempre bloccati, il Comune di Milano, attraverso un’altra vicenda opaca in cui piegando ai propri voleri le decisioni dell’Assemblea del TPL, aveva varato un corposo aumento del titolo singolo, passato in un sol colpo da 1,50€ a 2,00€ tondi. Ora, non vi sembrava già questo un adeguamento all’ISTAT? Eppure evidentemente non bastava a sostenere i conti di ATM, così ora hanno deciso di aumentare nuovamente il biglietti a 2,30€, mettendo in piedi questa maldestra operazione manipolatoria per tentare di dare la colpa a Regione Lombardia. Se vuoi aumentare il biglietto della metro, dovresti avere le palle per farlo e rivendicarne la paternità. Non nasconderti per dare la colpa ad altri. Patetici. 

IL PIANO COMINCIA A SCRICCHIOLARE. CASCA IL CASTELLO DI FALSITÀ, ORA IL COMUNE DEVE DECIDERE SE AUMENTARE I TITOLI DI VIAGGIO

Attenzione però, perché adesso viene il bello. Siccome il diavolo è bravissimo a fare le pentole ma spesso cade sui coperchi, tutto questo castello di precarie falsità rischia di finire in testa all’Assessore Censi. Perché? Semplice, perché di fatto non è stato ancora varato nessun aumento dei biglietti, nessun adeguamento all’ISTAT è stato deciso. La scelta spetterà al Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia del TPL, che a breve sarà riunito e che ad oggi non è ancora stato minimamente informato sulla questione. E’ il CDA che deve assumere la decisione dell’aumento, sapendo che l’Assemblea non ha dato nessun mandato chiaro ad aumentare i titoli, ma solo una preferenza su come aumentarli nel caso in cui il CDA decidesse di applicare l’adeguamento. 

Cosa farà il CDA a questo punto? Il controllo è in mano al Comune di Milano che dovrò dare indicazioni in merito. Il problema è che l’Assessore Censi non ha minimamente informato il Consiglio Comunale, non ha attivato nessun passaggio di condivisione per maturare questa indicazione di scelta da trasmettere al CDA dell’Agenzia del TPL. Pensavano di aumentare il biglietto di nascosto, facendo credere a tutti, pure ai loro consiglieri di maggioranza, che la colpa sia di Regione Lombardia. Il piano ora, con il clamore esploso, rischia di fallire, soprattutto perché non possiamo pensare che tutti i Consiglieri Comunali di sinistra a Milano siano sciocchi e con il paraocchi. 

Ora vediamo la decisione che prenderanno. Stiamo a vedere.