Il velo islamico sarebbe libertà?

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Il consiglio d’Europa e l’Unione Europea tentano di convincerci che indossare il velo sia libertà ed emancipazione. Rivolta in Francia, e in Italia? La fratellanza musulmana quanto condiziona le politiche europee?

velo

«La bellezza è nella diversità come la libertà è nell’hijab». Questo lo slogan che compariva, a sfondo di una immagine composta da due mezze figure di ragazza, una con velo islamico e una alla moda «europea», in una campagna del Consiglio d’Europa finanziata dall’Unione Europea.
La polemica è scoppiata in Francia, patria storica del laicismo militante, e per questo è stata subito rimossa con la promessa che sarà «rimodulata». Questo episodio, grave e significativo, ci interroga su due questioni altrettanto importanti.
La prima riguarda le nostre istituzioni: quanto è profonda la presenza di una corrente legata ala fratellanza musulmana, ovvero l’islam militante, all’interno dei nostri stessi organi europei? Quanto e siamo coscienti di questo pericolo, chi controlla, l’opinione pubblica ne è informata e cosciente? Tutte domande che, temo, potrebbero nascondere risposte poco confortanti e tranquillizzanti.
La seconda questione è di principio: davvero possiamo considerare una scelta sempre di genuina libertà l’obbligo di portare il velo per giovani donne nate e cresciute in occidente e in Europa? Non sappiamo bene se sia sempre una libera scelta, ma anche se lo fosse, è corretto sostenere questo come un simbolo di libertà e quindi di emancipazione?
Anche qui le risposte probabilmente non sono tranquillizzanti, rispetto al fatto che qualcuno che decide quali campagne mediatiche finanziare e far arrivare ai nostri giovani, pensi che sia davvero un totem di libertà dover coprire il capo per le donne. Questo accade in Europa, nel 2021. Aiuto.