Immigrazione in Lombardia: i numeri di un’invasione a spese nostre

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Un milione di stranieri solo negli ultimi 16 anni in Lombardia, un decimo della popolazione che mette in crisi i nostri bilanci

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Questa mattina, presso Palazzo Lombardia, è stato presentato l’annuale Rapporto dell’ORIM (Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità), giunto alla XVI edizione.

Un sacco di numeri, tabelle e parole, frutto di un consolidato studio che meritoriamente Regione Lombardia porta avanti da anni. Lo trovate qui.

Iniziamo con il fenomeno degli sbarchi, giusto per mettere subito a dura prova la martoriata pazienza collettiva. Nel 2016 in Italia sono sbarcati 181.000 stranieri (record storico), ben oltre i 154.000 del 2015 e i 170.000 del 2014. Fenomeno che, almeno in Italia, non ha nulla a che vedere con la crisi siriana, come i numeri di questa tabella ci dimostrano agevolmente. Da noi gli arrivi sono costanti, a differenza della Grecia, colpita dall’esodo dei profughi siriani.
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Nella sola regione Lombardia, a fine 2016, risultavano ospitati 23.000 immigrati, ovvero il 13% del totale nazionale. Superfluo ricordare, ma tu guarda un po’, che la Lombardia detiene il primato di immigrati ospitati nelle varie strutture temporanee.

La notizia cattiva, se qualcuno se lo stesse domandando, è che gli altri stati europei si stanno dimostrando più severi rispetto al passato. Infatti, ben 176.000 immigrati risultavano ancora ospitati nelle strutture temporanee al 31 dicembre 2016. Noi andiamo a prenderli e gli altri sigillano le frontiere. Normale.

Pochi profughi e numeri esplosi

Solo il 7% (dato lombardo) dei richiedenti asilo risulta averne diritto, mentre un altro 29% ha ottenuto protezione sussidiaria o umanitaria. Risultato? Il 64% degli «ospiti» non avrebbero titolo a rimanere qui, oppure risultano già irreperibili. Come sappiamo, purtroppo, rimarranno tutti qui, anche una volta colpiti da provvedimento di espulsione.

I numeri sono letteralmente esplosi negli ultimi due anni. In Lombardia passiamo da 5.097 ospiti nel 2015, ai 20.778 di dicembre 2016. Naturalmente anche il costo di questo enorme baraccone raggiunge dimensione mostruose, anche in virtù del fatto che l’accoglienza aumenta la qualità. Già, perché se a scuola denunciamo la presenza di classi «pollaio», quelle con 25/30 alunni, il numero medio di presenze nelle strutture in Lombardia si è addirittura abbassato, da 19 a 18 ospiti. È quintuplicato il numero delle strutture, passato dalle 236 del 2015 alle 1203 del 2016. L’ennesima fotografia di un grande sperpero di denari. Pure inutile.

L’INVASIONE DI 1.000.000 DI STRANIERI IN 16 ANNI. SIAMO DESTINATI ALL’ESTINZIONE

Poi ci sono i dati legati all’intero fenomeno dell’immigrazione, che ha raggiunto ormai livelli ben al di sopra dell’allarme, con numeri enormi, che alimentano ben poche speranze per il futuro del popolo lombardo.

Negli ultimi 16 anni (2001-2016) sono entrati in Lombardi ben 895.000 stranieri, a cui dobbiamo aggiungerne altri 200.000 che nel frattempo hanno acquisito cittadinanza italiana. Ciò significa che nel nuovo secolo abbiamo subito l’ingresso di oltre 1 milione di individui stranieri, su una popolazione della Lombardia che oggi conta 10 milioni di abitanti.
Un milione, proprio un uno seguito da sei zero, un numero enorme, che ha un solo nome: invasione. Se è vero che la crisi, soprattutto nell’ultimo anno, ha rallentato un pochino la crescita, pare evidente che se non si pone un freno al fenomeno migratorio, anche e soprattutto quello regolare, tra un secolo finiremo davvero a vivere nelle riserve, come minoranza delle minoranze. A questo punto difendersi è un diritto, non farlo sarebbe vigliaccheria.

Noi paghiamo il conto dell’invasione

La beffa, oltre al danno, è che a pagare il conto di questa invasione non sono quelli che ci stanno invadendo da anni, ma siamo noi che alimentiamo questa sostituzione della popolazione autoctona. Cioè, in poche parole, stiamo finanziando la nostra stessa estinzione.

Un interessante studio, presentato oggi dal Professor Massimo Bordignon, ha dato bene la misura di quanto la presenza degli stranieri sia un vero e proprio fardello per i conti pubblici. Nonostante il tentativo, davvero commovente, di aggiustare i dati per comunicare un risultato positivo del saldo tra versamenti e spese degli stranieri, l’evidenza negativa balza presto agli occhi. Ecco qui i dati:

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Come si può notare, tra la voce «entrate» sono state considerate le spese pensionistiche, che però al momento sono per gli stranieri totalmente sbilanciate, essendo quasi tutti pagatori di contributi e in minima parte fruitori di pensioni, essendo perlopiù in età lavorativa.

Ma la mancanza più evidente, davvero macroscopica, è l’assenza di importanti e pesanti voci di spesa. Le entrate di fiscalità generale conteggiate (IRPEF e IVA) servono a finanziare numerosi servizi: trasporto pubblico, treni, bus, strade ed infrastrutture, sistema carcerario… Tutte voci che andrebbero sottratte dal saldo finale. Senza contare che non si fa cenno delle spese dei comuni lombardi, ovvero quelli che più di tutti sopportano l’enorme costo sociale di questa fascia di popolazione, quella straniera, tra le più fragili e destinataria di aiuti.

Ma nonostante tutto questo, come potete vedere, il saldo sarebbe «positivo» per soli 572 milioni di euro. Perché sono pochi? Presto detto. Stiamo parlando della Regione Lombardia, la regione che dallo studio di Eupolis vanta un residuo fiscale di 54 miliardi annui. Il residuo fiscale non è altro che la differenza, appunto, tra entrate fiscali ed uscite di spesa pubblica. I conti sono presto fatti: se 10 milioni di abitanti (stranieri compresi) generano un residuo fiscale di 54 miliardi, più di 1 milione di stranieri avrebbe dovuto generare una differenza di oltre 5 miliardi di euro. E invece, come abbiamo visto, anche dati palesemente incompleti non riescono ad andare oltre un saldo positivo di mezzo miliardo. Questo significa, per buona pace di chi ancora mena il can per l’aia, che l’immigrazione è un costo per i nostri bilanci, un peso enorme per i cittadini, quelli costretti a pagare. Un peso che ha raggiunto livelli tali difficili da sopportare.