La burocrazia provinciale blocca il monumento a Vittorio Brambilla

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brambilla
Ricordare Vittorio Brambilla, attraverso un monumento commemorativa della sua unica vittoria in F1. Una bella idea, se non fosse che per la burocrazia italiana la cosa non s’ha da fare. Un muro di gomma capace di sferzare anche le fibre più tenaci e forti, perfino di un mito come Vittorio Brambilla. Uno che era veramente forte. Qualcuno lo chiamava il “gorilla di Monza”, perché pare avesse dita così potenti da riuscire a tirare i bulloni delle ruote senza usare le chiavi. Piloti d’altri tempi, cuori, mani e dita di un tempo che non c’è più; solcate da screpolature nere di grasso, lo stesso che pitturava le unghie di chi stava dentro e fuori dall’auto. Un modello lontano anni luce dalla F1 di oggi, quella di Vettel, Alonso ed Hamilton. Era la stagione epica dei motori, gesta eroiche e narrazioni poetiche.

Il GP d’Austria 1975, una vittoria da raccontare

Dopo che la Ferrari gli preferì Lauda e Regazzoni, il nome di Vittorio Brambilla si legò per sempre alla Beta Utensili di Sovico, che lo aiutò per tutta la sua carriera, creando un binomio tutto brianzolo capace di conquistare fama mondiale.
Il 17 agosto 1975 compiva l’impresa della vita, ed è una storia che vale davvero la pena di raccontare. In una domenica strana, iniziata tragicamente con l’incidente mortale di Mark Donohue, che causò una partenza ritardata e poi nuovamente allungata per l’arrivo della pioggia. Poi si scatenò un violento temporale, al limite della praticabilità della pista, tanto che la gara venne sospesa prima del tempo. Ma Vittorio è il mago della pioggia, ha cuore e grinta ed è uno che non molla; sotto quel diluvio si presenta la sua grande occasione. E la prende al volo. Risale dalla nona posizione alla seconda. Fittipaldi, Stuck, Depailler e Lauda cadono come birilli. Infila sorpassi uno dietro l’altro, ed eccolo arrivare alle spalle del leader James Hunt. Hunt “The Shunt”, uno a cui piace sorridere alla morte e giocare con il pericolo; una cosa che nella F1 di quel tempo può fare la differenza. Perché in quegli anni i piloti muoiono come mosche, vittime di incidenti assurdi e spaventosi. Ma quella è davvero la giornata di Vittorio Brambilla, il momento in cui il destino ha deciso di premiare quel ragazzo di Monza, quel giovane meccanico che sognava di fare il pilota. Il destino è dietro di lui, bussa sulle sue grosse spalle e gli sussurra: “è il tuo momento ragazzo, fatti avanti”. E Vittorio non se lo fa ripetere due volte. Basta una sola indecisione di Hunt, una porta che si apre e il gorilla si infila, giù il pedale del gas e siamo in testa. Ecco la bandiera a scacchi, arriva la prima vittoria (e sarà poi l’unica) della carriera. Il cuore batte forte, la gioia esplode, Vittorio molla le mani dal volante e fa mulinare tutte due le braccia al cielo. È pazzo di gioia. Se però guidi una March F1 del 1975 , per di più sotto un diluvio universale, mollare il volante non è proprio una buona idea se vuoi rimanere in strada. E infatti: Brambilla taglia il traguardo con le mani al cielo e la sua March marchiata Beta Utensili va in testa coda e sbatte contro il rail. Riparte subito per il giro d’onore, ma il suo musetto è tutto storto.  Forse anche qui il destino ha giocato un ruolo importante. Perché quell’incidente dopo il traguardo e quel musetto mezzo accartocciato, rimarrà per sempre il simbolo e il marchio indelebile della sua impresa. Rappresenterà per sempre la sua vittoria, ed è quello in fondo il vero trofeo che Vittorio e la Beta si portano a casa dall’Austria. Scrivere una pagina di storia dello sport, è un privilegio che tocca a pochi.
Questo è il racconto dell’impresa di Vittorio Brambilla. Adesso inizio un’altra storia, purtroppo molto meno epica.

La burocrazia ci mette lo zampino

musetto
Vittorio Brambilla e il suo musetto

Lo scorso ottobre la Beta Utensili presenta un bel progetto all’attenzione del proprio comune, Sovico. Si tratta di realizzare un monumento celebrativo dell’unica vittoria di Brambilla, quella appunto del GP d’Austria del 1975, posizionato all’interno di una rotonda; il monumento è semplice ed elegante, niente di pacchiano e il protagonista non poteva che essere lui: il mitico musetto arancione della March di F1. È riprodotto con un calco, direttamente dall’originale. Realizzazione e manutenzione a carico dell’azienda.

Una di quelle iniziative a cui non si può che rispondere con entusiasmo e favore. Capita però che la rotonda interessa una strada provinciale, motivo per cui inizia da ottobre una lunga “gara”, molto più difficile di quelle a cui era abituato Brambilla, incrociando però un solo avversario, molto più temibile dei vari Hunt, Fittipaladi o Lauda: la burocrazia italiana.
Dopo una serie di lettere, incontri, confronti, modifiche e varianti, ecco arrivare il fatidico responso: la Provincia di Monza e Brianza nega il permesso.

Ora non credo sia nemmeno il caso di addentrarci nei meandri paludosi di una fitta normativa fatta di commi, articoli, complicati calcoli geometrici e leggine varie. Non mi interessa. Voglio prendere la questione dalla coda, ovvero da quello che noi tutti possiamo vedere con i nostri occhi guidando per le strade delle nostre province, Monza e Brianza compresa. Anche in questi ultimi anni abbiamo visto fiorire in ogni angolo le più disparate versioni di rotonde, rotondine e rotondone. Quelle fatte a semplice aiuola, quelle che ricordano montagne invalicabili tipo Everest o K2, quelle tempestate di parapetti pubblicitari o quelle in cui si installano addirittura oggetti tridimensionali pubblicitari, autorizzati naturalmente dalla Provincia. E quando a Sovico si vuole omaggiare un personaggio simbolo dello sport e della storia brianzola, attraverso un monumento bello e gradevole, salta fuori il cavillo, la leggina e il codicillo per bloccare tutto? Senza contare che proprio su quella stessa strada provinciale, percorrendola da Monza in direzione Sovico, si incontrano numerose rotonde con piazzati sopra dei monumenti: mistero.

ECCO COMA SAREBBE IL MONUMENTO ALLA VITTORIA DI BRAMBILLA

L’azienda, provata da questi snervanti mesi di tira e molla, sta per alzare bandiera bianca, comprensibilmente stanca di correre dietro alle bizze di una normativa che francamente spesso si fatica a comprendere. Io credo però che non possa finire così, perché sarebbe stupido e sarebbe uno schiaffo alla memoria di Vittorio Brambilla. Probabilmente lui avrebbe risolto la situazione in maniera molto semplice, abituato com’era a superare gli ostacoli con un colpo di gas. Cerchiamo allora di accelerare, cara  Provincia di Monza e Brianza, superiamo queste ridicole pastoie burocratiche, perché se davvero lo volessimo una soluzione riusciremmo sicuramente a trovarla.

Per questo motivo ho inviato oggi al Presidente della Provincia Ponti, interrogazione scritta (la trovate qui) perché si ricerchi una soluzione che possa autorizzare l’installazione del monumento

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