LA LEGA NON HA PAURA DI NESSUNO, FIGURARSI DI ALBERTINI. LA CONDANNA DI MARONI E’ UNA MEDAGLIA AL VALORE

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Gabriele Albertini in  mutande
Gabriele Albertini sfila in mutande per Valentino

Quando si ricorre alla politica del sospetto, magari recitata con buona dose di livore, malcelato dietro ad una battuta che vorrebbe presentarsi con il costume dell’ironia, quando invece è veleno puro, è una palese ammissione del proprio stato di difficoltà.

Così il povero Albertini, ad un passo dall’essere scaricato persino dal suo partito, il PDL, cerca di gettare un po’ di fango sul nostro candidato alla Regione Lombardia, Roberto Maroni; l’accusa, presentata come infamante, sarebbe di avere a proprio carico una condanna, e l’intento, nemmeno tanto nascosto, sarebbe di assimilare una figura come l’ex Ministro alla faccia brutta della politica, quella dei condannati, dei corrotti, dei collusi e quant’altro.

Quello che il buon Albertini rischia però di segnare è un clamoroso autogol, il perché è presto detto. Roberto Maroni è stato condannato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale, abrogato il reato di oltraggio, la Cassazione nel 2004 ha confermato il reato di resistenza a pubblico ufficiale, condannandolo a una pena di 5.320€.
Questa condanna riporta la memoria a una giornata tra le più buie della Repubblica Italiana, era il 18 settembre del 1996, e caso più unico che raro nelle democrazie occidentali, le forze di Polizia fecero irruzione nella sede di un movimento politico, non una setta segreta, non una loggia massonica; gli esponenti leghisti cercarono di opporre resistenza a questo atto dal sapore squadrista e antidemocratico e con un palese intento intimidatorio. Roberto Maroni ne fece le spese, fu trasportato fuori dalla sede di via Bellerio in ambulanza e poi, come spesso capita in questo paese, oltre al danno la beffa; fu denunciato e condannato per resistenza a pubblico ufficiale.

Quello che Albertini cerca di vendere come fango è in realtà una sorta di medaglia al valore, per i tanti che credono ancora nella politica fatta d’ideali, di obiettivi da raggiungere, di qualcosa in cui credere e per cui lottare; a ciò si antepone la politica di chi idee e ideali non ha, quella che pensa solo agli affari o a gestire il potere, spesso fine a se stesso.
Gabriele Albertini oggi rischia di ritrovarsi in mutande, (ma a lui piace sfilare in mutande), non è un buon motivo per aggrapparsi all’odio e alla calunnia per rimanere a galla.