La manovra dei più: + deficit, + debito e + Sud. E la Padania paga.

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Matteo Renzi è riuscito nella mirabolante impresa di presentare, come sempre in un tripudio di slide e tweet, una manovra finanziaria che non c’è. Non solo e non soltanto perché proprio fisicamente non esisteva nessun documento in cui venissero messi in fila due numeri, ma piuttosto perché questa «Legge di Stabilità 2016» non riserva grandi novità rispetto alla nota di aggiornamento del Def. Quello che c’è sempre, in strabordante misura, è il tracotante armamentario mediatico renziano.

Copia di pentole-09

 

Per dirla in poche parole: le solite balle. Siamo veramente al livello comunicativo dei peggiori venditori di piatti, pentole e merendine, quelli che passavano per le strade dei nostri paeselli con una tromba a tutto volume piazzata sul tetto della loro Fiat Croma: ve li ricordate? Almeno questi poveri cristiani cercavano, con variabile senso dell’onore, di trascinare a casa la loro vecchia e puzzolente Fiat con dentro qualche spicciolo per far campare la famiglia. Renzi, al contrario, l’hanno messo a capo di uno Stato con 60 milioni di abitanti. E c’è una differenza. Il claim di questa manovra è sicuramente efficace: «L’Italia con il segno più». A corollario la solita sbrodolata di cartelli colorati fatti con il Power Ponti. Il problema è che la Legge di Stabilità dovrebbe essere una roba fatta di numeri, e non per un tic burocratico, ma proprio perché sono i numeri che sorreggono le parole e non viceversa. Quindi tralasciando l’armamentario di lemmi, buono per gli stolti che ancora ci credono, ci toccherà concentrarci sui numeri che stanno alla base di questa manovra. Si aumenta il deficit (eh lo vedi allora che ci sono davvero i segni più!?! Gufo!): si porta il rapporto deficit/PIL da 1,4% a 2,2%, con un vigoroso più 0,8% di deficit. Quindi vengono riviste al ribasso le riduzioni del rapporto debito/PIL e sempre al ribasso le stime sull’avanzo primario che passa dal 2,4% al 2%.

Ci aggiungiamo poi che la mitologica spending review si è rivelata la solita bufala, ed il quadro è completo.

Renzi aumenta il deficit e di conseguenza deteriora le prospettive di rientro del debito (che è il problema più grande dell’Italia); per fare cosa? Ecco, qui viene il bello.

Innanzitutto ha deciso di eliminare l’IMU sui castelli e sulle ville, essendo le uniche abitazioni principali (prima casa) che ancora pagavano l’odiata IMU; Berlusconi non la pagherà più sulla sua Villa di Arcore. Misura che naturalmente tutto il popolo, soprattutto quello di sinistra, attendeva. Poi ha deciso di tagliare la TASI, quella introdotta qualche anno fa, giusto perché i cittadini stavano iniziando a ritrovare la bussola nella selva di nuove tasse ed imposte. E l’importante è non far capire mai nulla al cittadino, così lo freghi meglio. Qualcuno dirà: però vedi che c’è un taglio di tasse? Vero, fatto salvo che fare deficit per tagliare la più bassa delle tasse che grava sui cittadini, non mi sembra un solido motivo su cui costruirci sopra una fantomatica ondata di entusiasmo che genererà magicamente un aumento dei consumi. Ma questo lo scopriremo a breve, purtroppo.

Poi c’è naturalmente il capitolo «Sud», (poteva mancare?) con i provvedimenti di oggi e quelli che arriveranno tra qualche settimana, per soddisfare le «new entry» della maggioranza. Ecco stanziati 450 milioni (150 milioni già nel 2015) per i nostri «fratelli» campani, così che potranno «chiudere la ferita della terra dei fuochi». Cosa vorrà dire? Mah. Poi ci sarà lo stanziamento finale per la Salerno-Reggio Calabria. Oh, finale eh! Si, si. E poi una bella manciata di soldi per l’Ilva, così Emiliano la smette di rompere le palle a Renzi.

Ma il peggio, come sempre, deve ancora venire. Denis Verdini è infatti al lavoro per creare una sorta di Forza Sud (come se non fossimo già satolli con Forza Italia), che sarà poi la solita accozzaglia di politici e politicanti meridionali esperti nell’arte dell’avvinghiarsi alla greppia. Le richieste sono quelle tipiche dell’armamentario sudista: slancio al progetto del ponte sullo Stretto di Messina (arghhhhhhhhh) condono edilizio per 75mila abitazioni abusive in Campania, aumento della spesa sanitaria (giusto perché quella al Sud già è efficiente) e naturalmente misure di vantaggio per la fiscalità meridionale (cioè i pochi che pagano le tasse ne devono pagare meno). D’altro canto questa marmaglia si è sempre mossa bene in Parlamento, a prescindere da colori, ideologie o logiche di partito; ha sempre lavorato per l’unico vero partito a cui sono scritti dalla nascita, ovvero il partito del Sud. E a chi arriverà, secondo voi, il conto di tutta questa spesa? Naturalmente alla Padania, che come sempre lavora, paga e tace. Bravi pirla.