La Prefettura tira le orecchie ai Sindaci che esigono i requisiti igienico-sanitari per la residenza degli extracomunitari

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“Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?”, cantava così Lucio Battisti sulle note di “Ancora Tu”, e questo avranno canticchiato parecchi Sindaci della Brianza, leggendo l'[tweetability] ennesima missiva della Prefettura di Monza: argomento? Nemmeno a dirlo, come al solito gli immigrati.[/tweetability] Dopo la scandalosa ed esorbitante offerta economica, inviata ai Sindaci stessi, per candidarsi ad ospitare i richiedenti asilo, sembrerebbe chel’unico problema che attanaglia lo Stato Italiano, e i suoi Organi territoriali, alias le Prefetture, sia la tutela e la salvaguardia degli extracomunitari presenti, a vario titolo (anzi, spesso senza nessun titolo), sul territorio italiano. Probabilmente non vi sono altre emergenze degne di nota, e pensare che sfogliando giusto qualche pagina di giornale, magari anche solo nei ritagli di tempo, si intuirebbe subito che i problemi, quelli veri, e le emergenze, quelle drammatiche, risiedono altrove, e colpiscono innanzitutto i cittadini, di quello Stato Italiano, che le Prefetture sarebbero chiamate a rappresentare.

In questa nuova letterina, datata 5/3/2014, il Prefetto tira le orecchie ad alcuni Sindaci, questi birbantoni, che ancora si ostinano, ma guarda un po’ che testoni, cito testuale:

“a far dipendere l’iscrizione nei registri della popolazione residente dal rispetto dei requisiti igienico-sanitari dell’immobile in cui il richiedente intenderebbe fissare la propria residenza”.

 

Vi chiederete dove stia l’errore, nel momento in cui un Sindaco esiga che vengano rispettati i requisiti igenico-sanitari del luogo dove un individuo decida di porre la propria residenza? Avete ragione, ma forse dimenticate che viviamo nello Stato Italia, dove ogni legge, norma, codice e codicillo, viene interpretato, emendato, violentato, e “chiarito” per renderlo il meno chiaro possibile, e anzi, il più possibile lontano dalle più normali e banali pratiche di buon senso. Infatti, se da una parte il legislatore, nel 2009 con l’allora Ministro Maroni, era intervenuto per dare questa possibilità di verifica delle condizioni igienico-sanitarie, in fase di richiesta di residenza, a ruota arriva il solito parere del Consiglio di Stato che ne stravolge il senso. A questo punto il Ministero degli Interni fa partire una missiva ai Prefetti, ordinando di avvisare i Sindaci sulla corretta interpretazione della norma, ed ecco allora il perché dell'[tweetability]ennesima missiva del Prefetto, che richiama i Sindaci, di fatto, a non esigere che vengano rispettate le condizioni igienico-sanitarie [/tweetability]nel concedere una residenza ai cittadini extracomunitari che ne fanno domanda.

Non voglio nemmeno addentrarmi nella lunga (e per me inutile) disquisizione su quanto sia corretta l’interpretazione della norma, non me ne frega proprio nulla. Vorrei solo far notare, al Consiglio di Stato, al Ministro degli Interni e al Prefetto, lo sconcerto con cui un Sindaco legge e subisce questo tipo di comunicazioni. Ma quale razza di Stato è, mi domando, quello che si prende la briga di scrivere, per mano delle sue alte cariche, una missiva intimidatoria per ordinare di non tenere conto di uno dei più elementari requisiti richiesti ad un immobile per viverci, ovvero le minime condizioni igienico-sanitarie? Come si dovrebbero sentire, ancora una volta, quei milioni di cittadini italiani, sempre più di serie B ormai, costretti a subire un’ordalia di certificati e scartoffie ogni volta che si muovono in questa strampalata Italia? E poi abbiamo deciso di abolire le Province, così ci terremo solo i Prefetti. Bella mossa.