La «questione settentrionale», lucidamente

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Lucida analisi del Presidente Massimiliano Fedriga, che rilancia la questione settentrionale ricordando l’importanza di rappresentare i territori

fedriga

Bravo Massimiliano Fedriga. Questa mattina ci siamo svegliati con un lampo di luce, una intervista su «il Foglio» ha illuminato le tenebre che hanno caratterizzato il dibattito (inesistente) politico negli ultimi mesi. Ci eravamo lasciati, prima della pandemia, con un Governo che doveva concludere l’ultimo miglio del lungo e faticoso percorso verso l’autonomia, quella pretesa dalle regioni più dinamiche del Paese, Lombardia in testa. In piena emergenza, mentre quelli al Governo non riuscivano nemmeno a reperire mascherine più evolute di un pezzo di carta igienica, qualche intelligentone azzardò addirittura di commissariare la Lombardia. Oggi i numeri ci dicono che qui, da soli, abbiamo fronteggiato e arginato (seppur a carissimo prezzo) un cataclisma che altrove mette ancora oggi in crisi diversi stati, anche in Europa.
Il Governatore del Friuli Venezia Giulia la spiega in maniera impeccabile:

I territori sono i grandi assenti di questa fase. Il centralismo più dannoso si sconfigge solo se si è capaci di rappresentarli. E’ questa la vera grande sfida.

Mentre c’è una parte del Partito Democratico (accompagnato dai frastornati pentastellati) che biecamente tenta di speculare su inchieste e indagini che talvolta sono al limite dell’assurdo, altri nel PD tentano di conquistare un territorio a loro da sempre ostile: la difesa del nord e delle sue sacrosante istanze. Prima Giuseppe Sala, sindaco in scadenza della metropoli milanese. A ruota ci si è messo il bergamasco Gori, accompagnato ora dall’ex ministro Martina. Lo fanno per convenienza politica? Sicuramente sì, non vi è dubbio. Ma anche su questo Fedriga è pragmaticamente chiaro e limpido:

Non c’è dubbio che i parlamentari del Nord, e non parlo solo della Lega, debbano fare fronte comune, incidere di più.

E qui emerge il sempiterno divario tra la capacità dei politici del nord rispetto a quelli del sud, almeno all’interno delle aule parlamentari e di governo. La capacità di «fare squadra» che qui al nord manca sempre, divisi tra fazioni, talvolta divisi all’interno dei medesimi schieramenti politici.
La questione settentrionale c’è ed esiste, ricorda Fedriga, ma non è una questione di contrapposizione tra nord e sud. Vero, verissimo. Si tratta di mettere in campo ricette diverse che siano adatte per ogni regione italiana, capaci di liberare il massimo di energia e dinamismo da ogni territorio. Per la Lombardia la ricetta è semplice: l’autonomia. Lo abbiamo dimostrato anche in questa emergenza, al di là di ciò che infaticabili detrattori tentano ancora di nascondere: se facciamo da soli facciamo meglio dello Stato, risparmiando pure risorse. L’autonomia non è un capriccio o una manifestazione di egoismo. È una assunzione di responsabilità, un impegno che responsabilizzerebbe una intera classe politica e che porterebbe un beneficio a tutta l’Italia, sud compreso.
La Lombardia è pronta, con coraggio possiamo imporci all’interno di questo dibattito, far sapere quanto sia dannosa la politica neo centralista e neo assistenzialista di Provenzano, soprattuto per il sud. Alziamo la testa e riprendiamo la strada verso l’autonomia.