Limitare sagre e feste popolari. Altra cazzata grillina in Lombardia

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[tweetability]Dalla lotta alla casta alla guerra contro la salamella. Ecco la triste parabola grillina[/tweetability]. Eh si, perché bisogna regolamentare! La scusa è sempre la stessa, il paravento dietro cui si celano i motivi reali, talvolta davvero miopi e puerili, di chi non vuol fare altro che tutelare questa o quella lobby.
Quello che non ti aspetti, o non ti aspetteresti, è che a scendere in campo per difendere appunto una lobby, siano proprio quei Cinque Stelle che fanno della presunta lotta a caste, potentati e privilegi vari, il tratto distintivo della ragione stessa del loro impegno in politica.
Succede che nei giorni scorsi è stato depositato in Regione Lombardia un progetto di legge che mira appunto a regolamentare le feste e le sagre di paese. Qualsiasi cittadino che ha la sventura di vivere e lavorare in quel casino di stato chiamato Italia, sa bene come avremmo bisogno di tutto, tranne che di nuovi regolamenti, nuove leggi e nuovi lacci e lacciuoli. Ci muoviamo quotidianamente in una selva di norme, regolamenti, imposizioni e moduli da compilare a raffica come non ci fosse un domani. Per fare qualsiasi cosa, in questo dannato stato, bisogna annegare nelle scartoffie.
E invece arriva il consigliere Dario Violi, e dietro di lui compatto tutto il gruppo pentastellato, a raccontarci che è necessario dare un giro di vite alle sagre e alle feste paesane! Purtroppo non sto scherzando, è tutto drammaticamente vero.
Spinto evidentemente dalla lobby dei ristoratori, o almeno dalla parte più reazionaria e miope di questi, il Violi è partito lancia in resta e a testa bassa contro il proliferare, evidentemente a detta sua dannoso, di sagre e feste paesane. Pensavamo che il problema fossero le tasse, la burocrazia e la corruzione, e invece no, i nemici sono il fritto misto e le patatine!
La cosa mi colpisce e coinvolge per due motivi: innanzitutto la mia radice liberale e liberista mi porta a rifiutare qualsiasi tentativo di limitare la libera iniziativa, qualsiasi tentativo di utilizzare la legge per difendere o tutelare talune categorie. Credo sia sbagliato e dannose per le categorie stesse. In secondo luogo vivo in un comune, la mia Lazzate, dove proprio grazie allo strumento delle sagre e delle feste popolari abbiamo ridonato vita ad una comunità intera, abbiamo creato un fantastico strumento di finanziamento delle associazioni locali, altrimenti costrette alla fame e per ultimo, ma non meno importante, abbiamo garantito incassi da sogno, in periodi altrimenti morti, proprio ai nostri ristoranti e ai nostri bar.
A Lazzate, per 12 giorni in pieno agosto, invece di avere il deserto dei tartari, abbiamo migliaia di persone in piazza e i nostri ristoranti la gente la devono buttare fuori da quanto son pieni.
Perché questa storia di limitare le sagre pensando che facciano concorrenza ai ristoranti, è una di quelle cazzate così enormi che non ci si crede che prenda davvero piede.
Anche perché, e lo dico soprattutto a qualche operatore che si lascia trascinare in queste battaglie di retroguardia, se un professionista delle ristorazione ha paura della concorrenza di un muratore che si improvvisa per dieci giorni l’anno a fare il cuoco di salamelle, bhè credetemi, forse qualche interrogativo dovrebbe porselo proprio il ristoratore! Non vi pare?
Le feste e le sagre, se fatte bene, riempiono paesi e piazze, muovono migliaia di persone, e se sei uno bravo a fare il tuo mestiere è un’occasione imperdibile per riempire il tuo di locale, oltre ai tavolacci di legno di una festa.
Ma cosa dice il progetto di legge anti sagre grillino?
Ecco i punti salienti. Le feste non possono durare più di 10 giorni, e tra una festa e l’altra ne devono trascorrere almeno 30. E qui significherebbe dire addio a un sacco di feste popolari, di associazioni, magari di pescatori, cacciatori e alpini che notoriamente si susseguono sulla stessa area feste, proprio per risparmiare sui costi, e sulla burocrazia, che richiede l’allestimento di una festa. Si perché solo chi non ne ha mai organizzata una può credere che farlo sia privo di incombenze, costi e rispetto di rigide norme. Senza contare che in una metropoli come Milano, per esempio, capita magari che di feste ne puoi organizzare anche contemporaneamente in zone diverse della città.
Ma la furia regolatoria dei grillini non si ferma qui, sconfinando nel ridicolo.
Ecco allora che introdurrebbe il divieto a proporre più di due piatti per ogni singola portata! Insomma, [tweetability]come secondo puoi offrire il cervo o l’asino, se vuoi mettere in menù anche la lepre la legge grullina te lo vieta![/tweetability] Ma roba da matti! E avanti ancora: vietata la vendita d’asporto! E già me li vedo io i vigili a controllare se uno si siede subito, dopo che ha preso le patatine al bancone, oppure se furtivamente se le mette via e le mangia a casa! Brutta canaglia!
Per finire viene introdotto anche un divieto alla prenotazione, perché alla fine cazzo un po’ di fila la devi fare se hai voluto mangiare in una festaccia paesana, piuttosto che sederti in un comodo ristorante! Il popolo bue deve soffrire, a prescindere.
Una roba dal vago sapore fascista, se non fosse solo un misero tentativo di assecondare, come ricordato, le istanze di residuali esponenti di categorie che credono ancora di poter sopravvivere grazie alle tutele e alle rendite di posizione, piuttosto che affrontare il mercato e dimostrare fino in fondo il proprio valore. Che tra l’altro non manca ai nostri operatori, che per la maggior parte sono bravi o bravissimi.
Ripeto, sagre e ristoranti sono due mondi che non solo possono e devono convivere, ma al contrario i secondi possono trarre grande giovamento dai primi, certo per farlo si richiederebbe un approccio intelligente e meno reazionario.
Segnalo, per onor del vero, che pure quelli del PDL avevano presentato un testo analogo, (il PDL n. 88 del 19/09/2013) a firma del Consigliere Alessandro Sorte, e questa strana convergenza tra PDL e M5S dovrebbe far capire che almeno uno dei due è sulla cattiva strada. E da stasera, visto che siamo a luglio, tutti a mangiare salamelle in qualche festa, della Lega naturalmente!

3 risposte a “Limitare sagre e feste popolari. Altra cazzata grillina in Lombardia”

  1. E pensare che ci sono tante persone che hanno creduto a questa gente e li hanno votati. Alle prossime elezioni, se e quando ce le concederà il pdr, MANDIAMOLI A CASA TUTTI !!

  2. Salve io rispondo come ristoratore capisco che il signore che scrive questo articolo non è del mestiere e lasciatemelo dire non calisce proprio niente in quanto la gente nel periodo di sagre preferisce andare a mangiare alle sagre spendendo tante volte anche di più e con un servizio scadente senza contare che si mangia anche da schifo. Comunque le sagre ci danno un danno molto elevato però noi le tasse le paghiamo anche se non si lavora senza contare tutte le rotture di scatole di regole e contro regole che ci vengono inposte a noi e non alle sagre e altri motivi .Prima di parlare bisognerebbe informarsi .Magari il signore dato le stanno tanto a cuore e un simpatizzante delle sagre e in un ristorante non ci a mai messo piede.

    1. Caro Arin, purtroppo (o per fortuna), a causa del lavoro sono costretto ad entrare in un ristorante per mangiare quasi quotidianamente. Così come ho esperienza diretta dei benefici che feste e sagre possono portare ad una comunità, rendendo vivo un Comune e riempiendo anche i ristoranti che stanno vicino alle sagre. Un ristoratore non può avere paura della concorrenza di una sagra paesana, altrimenti sarebbe come dire che la sua professionalità è inesistente.