Lottano le mafie (a parole), ma non salvano subito la Polizia Provinciale

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Lotta alle mafie? Bocciata da tutto il centro sinistra la nostra mozione che chiedeva si rivedere subito la decisione di mettere in mobilità tutti gli agenti della Polizia Provinciale

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Ha detto bene il consigliere delegato alla Polizia Provinciale, Renato Casati, quando nel bel mezzo della concitata discussione ha esclamato

tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare!

È proprio così, tra l’annunciare di voler salvare il corpo di Polizia Provinciale e farlo veramente c’è un bel braccio di mare, quello che oggi ha diviso noi che chiedevamo di salvare subito il Corpo di Polizia Provinciale e chi rimanda l’eventuale salvezza, aggrappandosi alla speranza.

La maggioranza di centro sinistra ha infatti bocciato la mozione (qui trovate il testo) che mi vedeva come primo firmatario, quella che impegnava il Presidente a rivedere la decisione presa il 12 novembre 2015, con cui ha di fatto messo in mobilità l’intero corpo di Polizia Provinciale.

Una scelta che era apparsa fin dal principio inequivocabile, con cui si è deciso di «salvare» in via prioritaria tutto il personale amministrativo, condannando i 18 agenti della Polizia Provinciale al limbo dell’incertezza. Ora il Presidente e la maggioranza, al di là delle sbandierate intenzioni di salvaguardare il Corpo, si aggrappa ai possibili (speriamo) risparmi che si potranno generare e alle eventuali ulteriori concessioni di Regione Lombardia, a cui naturalmente verrà facilmente scaricata la responsabilità del probabile smembramento del corpo, che verrà quasi sicuramente ridotto. Perché alla fine l’importante è trovare un colpevole, e in via Grigna il dito viene sempre puntato verso la Regione, semplicemente perché al governo di Regione c’è una maggioranza di colore avverso. Solito giochino politico, in cui qualcuno rischia di lasciarci le penne.

Perché era una banale questione di priorità e di scelte politiche: si poteva salvare subito l’intero corpo, inserendo tutti gli agenti in quel 50% di personale che è stato salvato senza se e senza ma. E questa è una decisione che il territorio si aspettava, perché gli uomini della Polizia Provinciale di Monza Brianza sono da anni in prima linea contro i reati ambientali, uno dei terreni in cui la ’ndrangheta e le mafie hanno pesantemente inquinato la nostra provincia.

Perché la lotta alla mafia non è uno slogan buono per tentare una veloce e brillante carriera politica, oppure l’occasione utile per finire sui giornali parlando dell’esigenza di «tenere alta la guardia», come ha dichiarato qui il consigliere Garofalo. Caro consigliere, oggi la guardia l’abbiamo proprio abbassata, e alla prova dei fatti si è votato contro la possibilità di salvare subito e tutti, quegli uomini che le mafie in Brianza le hanno combattute a viso aperto, non solo con le chiacchiere.

Purtroppo ne abbiamo già visti troppi di fenomeni dell’antimafia militante, quelli che credono che la mafia si combatta solo organizzando qualche serata con qualche ex magistrato, lanciando iniziative dalla dubbia utilità, se non quella di avere l’opportunità di lanciare agenzie di stampa, naturalmente tutte molto politicamente corrette, tutte molto cattive e perentorie contro le mafie. Parole, inchiostro, aria fritta.

Perché la mafia la si poteva combattere molto meglio e molto più efficacemente dando subito certezze agli uomini e alle donne, quelli chiamati ad affrontare i delinquenti sul campo, e che lo hanno fatto con clamoroso successo. Questi erano gli uomini dell’operazione «Star Wars». Lo si poteva fare oggi, riconoscendo un errore clamoroso, che ha tradito un atteggiamento più sindacale che politico, così si sarebbe lanciato un segnale chiaro e nitido rispetto alla volontà di mantenere integro il Corpo della Polizia Provinciale.

Non si è fatto, ma sono certo che si continuerà a fare la guerra alle mafie a suon di comunicati stampa. Sai che roba!