Milano blocca 1 milione di veicoli. Decisione folle

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Intervenga subito il Governo. Si faccia un decreto per riportare alla realtà questa classe dirigente milanese

Diciamolo subito, così da chiarire in premessa ogni dubbio ed evitare speculazioni: qui non esiste una divisione tra chi si preoccupa per l’ambiente e la qualità della nostra aria e chi se ne frega in maniera incosciente e insensibile. Tutti lavoriamo per realizzare un mondo  più sostenibile, per preservare il futuro della terra in cui viviamo. Insomma, l’obiettivo è condiviso e non potrebbe essere altrimenti. Il Pianeta è la casa di tutti.

Il problema sta nel significato stesso del termine: sostenibilità. Ogni processo, cambiamento e rivoluzione non può evitare di tenere insieme esigenze e sensibilità diverse: sostenibilità ambientale, certamente, ma anche sostenibilità economica e sociale. Tutto deve tenersi. 

Questo è il punto in cui le posizioni politiche divergono, anche in maniera evidente, segnando una distanza che si ripercuote drammaticamente sulla vita di cittadini e imprese.

Perché si limita la circolazione di alcune auto?

Il 9 giugno 2017 a Bologna, durante il G7 Ambiente, Regione Lombardia, Piemonte, Veneto e Emilia-Romagna  hanno siglato, congiuntamente all’allora  Ministro all’ambiente Galletti, l’Accordo di bacino padano per l’attuazione di misure congiunte per il miglioramento della qualità dell’aria. Un accordo che prevedeva misure severe, con una road map precisa che portava gradualmente al blocco della circolazione dei veicoli più inquinanti. Non solo, perché all’interno dell’accordo erano previste altre limitazioni, come quella che porterà al totale divieto di utilizzo di stufe e camini alimentati a legna (già vietati, salvo alcune tipologie di camini,  per chi utilizza impianti promiscui per il riscaldamento).

Il 1 ottobre 2022 in Regione Lombardia ( analogamente nelle altre regioni) è scattato il blocco alla circolazione anche per gli Euro 4 diesel (gli Euro 3 erano già stati limitati), veicoli tutto sommato moderni, la cui circolazione viene limitata in gran parte delle aree delle quattro regioni coinvolte.

Regione Lombardia è consapevole della severità della decisione, per questo ha accompagnato i cittadini con una serie di iniziative volte a offrire soluzioni e alternative ai possessori di questi veicoli: gli incentivi per il rinnovo del parco auto e soprattutto la grande novità del progetto Move-in, una eccellenza tutta lombarda oggi già esportata in altre regioni. Si tratta di una scatola nera da installare sui veicoli, capace di monitorare gli spostamenti nei territori colpiti dalle limitazioni, offrendo una quota di chilometri annuale in cui i cittadini possono circolare liberamente.

Questo progetto nasce da una azione politica del gruppo Lega in Consiglio Regionale della Lombardia, di cui sono stato uno dei promotori, per imporre una logica molto semplice: non tutti i cittadini possono permettersi di sostituire l’automobile e chi percorre pochi chilometri all’anno non può essere considerato colpevole della salute dell’aria.

Se Move-in rappresenta una valida soluzione per molti in Lombardia, con migliaia di chilometri a disposizione, è troppo limitativo per quanto riguarda i blocchi milanesi: si parla di una deroga di poco più di cinque chilometri al giorno. 

Milano e la folle fuga in avanti. Esigenze ambientali o di “cassa”?

Purtroppo qualcuno ha perso la testa e ha esagerato. Milano ha deciso, in totale autonomia, di andare addirittura oltre e anticipare di alcuni anni anche i blocchi a veicoli che oggi potrebbero benissimo circolare in base alle previsioni contenute nell’Accordo di bacino padano. Dal 1 ottobre 2022, il Sindaco Sala e la sua maggioranza di centro sinistra, hanno infatti deliberato di bloccare la circolazione anche degli Euro 5 diesel ed Euro 2 benzina. 

Stiamo parlando di macchine assolutamente moderne, nel peggiore dei casi hanno otto/nove anni di vita, quindi molte famiglie che le hanno acquistate sul mercato dell’usato le stanno ancora pagando. Proprio perché sono auto relativamente nuove e non vecchie, i numeri dei veicoli in circolazione è impressionante: in tutta la Regione abbiamo 235.252 Euro 2592.691 Euro 5. Per la sola Provincia di Milano parliamo di 67.524 veicoli Euro 2 bloccati e 146.742 Euro 5; nella Provincia di Monza e Brianza 21.622 Euro 2 e 49.333 Euro 5; nella Provincia di Lodi 3.255 Euro 2 e 15.900 Euro 5.

Parliamo di quasi un milione di veicoli coinvolti in Lombardia, ben oltre il 20% del parco circolante tra i pendolari che ogni giorno sono costretti a recarsi a Milano per lavorare o studiare. A tutte queste persone sarà precluso il libero accesso in auto in tutta la città di Milano. Non potranno nemmeno recarsi presso i numerosi parcheggi di interscambio, perché il disegno dell’Area B, ovvero la porzione di città su cui valgono i divieti, comprende praticamente tutto il territorio del Comune di Milano. Periferie comprese.

Non c’è solo un problema per centinaia di migliaia di cittadini, il colpo è durissimo soprattutto per le imprese, artigiani, liberi professionisti. Come si può imporre il repentino rinnovo di tutta una flotta aziendale, addirittura obbligando alla sostituzione di furgoni e furgoncini moderni come gli Euro 5 diesel? E come si fa a chiederlo in un momento di crisi economica devastante come quello che stiamo vivendo? Non ci sono mezzi termini: è una follia.

Sono davvero solo e soltanto le esigenze di tipo ambientale che muovono Sala e i suoi uomini verso queste decisioni incomprensibili e ingiustificate? Oppure c’è dell’altro? Il dubbio che vi sia l’appetito rispetto alle future multe da comminare ai trasgressori di Area B è legittimo e probabilmente non lontano dalla realtà. Prima si faceva cassa con la “scusa” della sicurezza stradale, piazzando un numero sterminato di autovelox, ora si raddoppia con la copertura dell’emergenza ambientale. A pagare? Sempre i cittadini automobilisti.

Milano è la capitale degli autovelox, con un incasso che ha superato quota cento milioni di euro!

La risposta di Milano? “Tutti devono usare i mezzi pubblici”

E la risposta della sinistra radical-chic di Milano qual è? Semplice: tutti devono utilizzare i mezzi pubblici. Una risposta che fa prudere le mani, perché delle due l’una: o chi lo sostiene è un cretino che non conosce le dinamiche in cui ci si muove nel mondo reale, oppure è in totale malafede e ci prende pure in giro. Il mezzo pubblico, che va sicuramente migliorato e incentivato, non può essere un’alternativa per tutti. Non può esserlo per moltissimi lavoratori, impossibilitati a trasportare merce e attrezzatura su un bus o su un tram. Non può essere una alternativa nemmeno per tutti i pendolari che ogni giorno a Milano ci entrano. La città è molto indietro con i prolungamenti delle metropolitane oltre i proprio confini, i mezzi di superficie sono scarsi e addirittura in alcuni casi il Comune di Milano decide di cancellarli. Ne è cattivo esempio la decisione, tutta del Comune di Milano, di sospendere il servizio del tram Milano-Limbiate che da decenni collegava l’ovest Brianza a Milano. Rimane il treno, che però sappiamo già come ha un livello di saturazione di utenti oltre al quale, se non viene implementata l’infrastruttura dallo Stato, non si può materialmente andare.

Accendiamo le centrali a carbone ma blocchiamo gli Euro 5

Infine, ultimo elemento non certo per odine di importanza, c’è da considerare il particolare momento storico che stiamo vivendo. Oggi siamo in piena crisi energetica: una crisi di prezzi, che sono alle stesse, e una crisi di approvvigionamento, perché non abbiamo gas. E siccome in Italia con il gas ci facciamo pure la metà della nostra energia elettrica, abbiamo deciso di far ripartire a manetta le nostre centrali elettriche a carbone. A carbone sì, avete capito bene. Venezia, Monfalcone, Civitavecchia, Brindisi e ben due in Sardegna. Queste sono le centrali a carbone con cui tenteremo di “salvarci” il prossimo inverno. Decisione analoga hanno preso in Germania, dove hanno pure fatto retromarcia sullo spegnimento delle ultime tre centrali nucleari rimaste. 

Mentre tutto il mondo si attrezza all’emergenza, mentre decidiamo di riattivare le più inquinanti e dannose tra le finti di produzione di energia elettrica, il Comune di Milano addirittura accelera, imponendo blocchi ambientali più severi di quelli decisi in tempo di “pace”. Mi domando? Ma siamo matti? A Milano vivono in un mondo parallelo?

Intervenga il Governo per cancellare l’assurdo blocco di Milano

A questo punto il Governo deve intervenire. Lo deve fare subito il Governo ancora in carica. Si faccia un decreto per riportare alla realtà questa classe dirigente milanese con il risvoltino al pantalone, che pensa che la vita si consumi solo tra una vasca nel quadrilatero e un aperitivo sulla darsena. Esiste anche il mondo reale, quello che vive, lavora e produce. Che poi è quello che ha fatto e continuerà a fare grande Milano.