Monza e la F1: Ecclestone fa il suo mestiere (e lo fa bene), forse la colpa è anche di Monza

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La dichiarazione è di quelle brucianti, asciutte e fulminanti, in pieno stile Bernie:

 

 

“Non credo che faremo un altro contratto, il vecchio è stato un disastro per noi dal punto di vista commerciale. Dopo il 2016 bye bye…”

 

Parole che chiudono la triangolazione chiamata da Montezemolo qualche settimana fa, in cui candidava il Mugello ad entrare nel circuito di F1. Tempistiche perlomeno sospette, giusto per far finta di essere ingenui.
E adesso veloce partirà la canea, la sollevazione di scudi, il solito rosario di appelli, lamenti, chiamate alle armi varie. Un film purtroppo già visto. Beninteso, tutte azioni utili e auspicabili, oltreché doverose e a cui mi accodo fin da ora. Poi però dovremmo anche interrogarci sul perché ogni due anni ci troviamo sempre di fronte a questo tipo di scenario. Tutta colpa di Ecclestone? Certo il gran capo della F1 ha buon gioco nel tenere costantemente aperta la tenzone, così da poter contrattare sempre da un punto di forza, ma lui fa il suo mestiere e ad occhio e croce lo fa anche piuttosto bene, siamo invece altrettanto sicuri che chi è stato chiamato a tirare le fila dell’Autodromo in questi anni, e più in generale tutto il sistema allargato di Monza, sia esente da colpe e da responsabilità?

No perché adesso rischiamo di fare la figura dell’amante ripudiato che si ostina a pretendere che la bella di turno non abbandoni il sacro talamo. Certo sarebbe molto meglio che la bella, alias la FOM (ovvero Bernie Ecclestone), fosse perdutamente innamorata di Monza, che non potesse vivere senza di noi e che fossimo noi indispensabile a lei e non viceversa. Non è così purtroppo, e questo è principalmente colpa del sistema Monza in generale, della crisi irreversibile in cui versa il motorsport italiano e certo anche di chi ha tirato le fila dell’Autodromo fino ad oggi.

E poi pensate che esiste ancora gente impegnata ad alimentare, nel 2014, surreali dibattiti sulla presunta insussistenza delle potenzialità turistiche e dell’indotto che genera un evento come un GP di F1 e un impianto come l’autodromo di Monza, fino ad arrivare a proporre un referendum che decida per la eventuale chiusura dello stesso. Tutto vero, dal fantastico mondo grillino, ecco qui per chi fosse interessato.

Quindi, per farla breve, se è vero come è vero che Bernie è un gran furbacchione e trova sponde per i suoi giochetti ed intrighi anche nella terra del Bel Paese (Montezemolo), è altrettanto vero che tra Monza e Milano, tra Aci e Sias, si è ben lontani dall’essere privi di qualsiasi responsabilità, visto che sono sempre impegnati a condurre battaglie di mero potere, con buona pace dei progetti, della passione, della storia, della leggenda, dei motori e degli appassionati. E le cronache degli ultimi giorni dell’Aci, con cambi di regolamenti e conseguente esclusione di alcuni candidati in lizza, ne sono solo l’ennesima riprova.

Una risposta a “Monza e la F1: Ecclestone fa il suo mestiere (e lo fa bene), forse la colpa è anche di Monza”

  1. […] Ecclestone; la questione tiene naturalmente banco su tutti i giornali locali, e come temevo nel mio intervento di ieri, i più si limitano a guardare il dito e non la luna.  Tranne rare e lodevoli eccezioni, è la […]