Monza vuole ancora la F1?

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Siamo ancora sicuri che i vertici di SIAS vogliano rinnovare il contratto per la F1 a Monza? Qualche indizio ci suggerisce di no.

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Dev’essere questa, più o meno, la domanda che ogni tanto frulla per la testa di Mr. E. Bernie, il signore della Formula Uno. Non è che sia un pensiero fisso, per carità. Se ne occupa giusto quando, e capita spesso ultimamente, gli mettono sotto il naso qualche articolo, di quelli in cui vengono riportate le intemerate di qualche «fenomeno» nostrano, quelli che vanno matti per i «piani» ben riusciti. Meglio se iniziano con la lettera «B».

Dopo più di due anni di melina, di palle buttate in tribuna, promesse e pagherò vari, stiamo ancora passando dal via. Ma quello che ancora non è del tutto chiaro, è quale sia l’obiettivo dei grandi capi che governano le sorti dell’Autodromo. Siamo sicuri che vogliano davvero rinnovare il contratto di F1? Io comincio a nutrire qualche dubbio.

Ci sono troppe cose che non quadrano. Nei pellegrinaggi londinesi ci si presenta con le toppe ai gomiti e le camice lise. Si piange la dura miseria di chi proprio non riesce a racimolare le risorse utili per soddisfare le nuove condizioni contrattuali. Durante l’ultimo incontro, a quanto pare, ci si sarebbe lamentati pure della data in cui è collocato il GP di Monza. Perché a settembre gli «italians» si son spesi tutto con l’esodo agostano. Quindi non «tengono la lira» per comprare il biglietto. Vi lascio immaginare la reazione di Mr. B.

E la scenetta, in pieno italian style, potrebbe pure funzionare. Peccato che poi, quando si torna a casa, ci si trasforma improvvisamente in super baüscia, annunciando di voler comprare manifestazioni a destra e a manca. La Superbike, la MotoGp? Si firma senza problemi. E mettiamoci pure la Formula E! Perché chi ghem i danè! È un po’ come andare in banca a chiedere il blocco delle rate del mutuo perché si è perso il lavoro, salvo poi uscire ed infilarsi nel primo concessionario per acquistare l’ultima moda dei SUV. Sotto gli occhi del direttore. Non sarebbe proprio una furbata. Ora, escludendo a priori che si possa pensare che Ecclestone viva in una caverna priva di internet, tv e giornali, è lecito immaginare che tutto questo risponda ad una deliberata strategia. Quale? Per ottenere cosa? Uno sconto o una porta in faccia? Come strategia non sta funzionando.

A Londra si è sgranato il solito rosario dei lamenti, con gli incassi che sono sempre più scarsi per la F1; Bernie, che naturalmente difende il suo prodotto, fa sapere che Patrick Allen a Silverstone ha portato 350.000 persone nell’ultimo week end di gara. 140.000 nella sola domenica. Numeri più o meno doppi rispetto a Monza. Certo il Motorsport in U.K. è tutt’altra cosa, e poi «noi non abbiamo così tante tribune da vendere», si sarebbero difesi i nostri. Vero. C’è da dire che pure quelle poche si fa fatica a riempirle. Perché diciamocelo, sarebbe un vero e proprio miracolo far spendere quasi 1.000€ ad una coppia per vedersi il Gran Premio su vecchie e scomode tribune. Alcune nemmeno coperte. Che se vuoi pigliarti un mezzo panino devi sgomitare davanti ad affollati camioncini e quando ti scappa la pipì, dopo aver versato il «millino», ti tocca infilarti in una lunga sfilza di toilette provvisorie in plastica. A noi gente da canottiera la cosa piace pure, perché sa di ruspante. Ma se avessimo speso 2.000.000 del vecchio conio, ci girerebbero le palle. Un’esperienza poco «esclusiva», per cosi dire. Irripetibile, nel senso che la prossima volta vai altrove. O ti compri un biglietto prato.

Perché l’Autodromo necessiterebbe di «qualche» lavoro di ammodernamento, qualcosa di simile alla vecchia idea dello stadio dei motori, per rilanciarlo e per aumentare incassi e ricavi. Sarebbe bello, ma mancano i soldi da investire. Ma poi ti domandi: la Regione non ha forse garantito 7 milioni di euro per gli investimenti? In effetti. E dove andranno? Sfogli i giornali e leggi che si sta pensando di modificare pesantemente il tracciato: via la curva Biassono, via 400 alberi, via la prima variante, allargare tutta la zona delle curve Ascari. Tutti lavori che Ecclestone non ha chiesto e che non servono per tenerci la F1, che costano però tanti quattrini. A qualcuno inizia a salire il sospetto: ma non è che questi ci stanno prendendo per il culo?

Per pietà sorvoliamo su tutta un’altra serie di aspetti inquietanti: il trattamento riservato a Bendinelli, uno che Ecclestone ha platealmente cercato e abbracciato dentro il paddock dell’ultimo GP di Monza. Oppure il fatto che questi fantomatici lavori di adeguamento della pista, stanno ancora al palo della lunga trafila autorizzativa. Pensiamo che sarà una passeggiata tagliare qualche centinaio di alberi nel Parco di Monza?

Voi siete ancora sicuri che Monza voglia tenersi davvero la Formula Uno? Io non ne sono più tanto convinto.

Per questo urge un cambio di rotta, la gestione dei «professori» in Autodromo ha avuto lo stesso successo dei «professori» al Governo: un sanguinoso disastro.