Raddoppiano i profughi in Brianza. Un business da 30 milioni

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Profughi, dagli 850 dichiarati lo scorso ottobre, la Prefettura annuncia che si arriverà a 1.700 nel 2016. Intanto in tre anni arriva a stanziare oltre 30 milioni di euro per l’emergenza

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La Brianza nel 2016 sarà invasa da una nuova ondata di presunti profughi, perché in realtà sono (per la maggiore) immigrati clandestini un po’ più furbi degli altri, per esempio di quelli sfigati che non sanno che si può tentare la via del «profugo». Praticamente nei prossimi mesi raddoppierà il numero degli immigrati che ospiteremo a spese nostre. A farcelo sapere è direttamente la Prefettura di Monza e Brianza, proprio nel bando con cui affiderà i servizi di gestione dell’accoglienza. Lo trovate qui.

Innanzitutto apprendiamo che il numero dei richiedenti asilo, quelli già stabilmente presenti in Brianza, è drammaticamente aumentato negli ultimi mesi dell’anno. Infatti fu lo stesso Prefetto di Monza, durante il Consiglio Provinciale straordinario del 1 ottobre 2015, a dichiarare che erano in totale circa 850. Oggi la Prefettura dichiara la presenza di 1021 ospiti alla data del 27 gennaio scorso. Probabilmente oggi sono già aumentati. Un aumento del 30% circa di presenze in soli 3 mesi. Non male, considerando che nel mese invernale gli arrivi si riducono drasticamente a causa delle condizioni meteo.

Le previsioni sono però altrettanto drammatiche: il bando parla di almeno 1.700 ospiti da qui alla fine dell’anno. Rispetto alle 850 unità dichiarate nel 2016. Ciò significa che siamo esattamente al doppio.

Il ritmo di crescita è incessante. Consideriamo che nei primi giorni di luglio del 2015 si contavano 430 stranieri, che a fine agosto diventavano già 800, con le strutture della rete provinciale che dichiaravano lo stato di emergenza.

Oggi sono 1021, tra pochi mesi si prevede saranno 1.700, ma sappiamo che queste stime sono tutte al ribasso, visto che la Prefettura già in passato è stata costretta a pubblicare bandi integrativi durante l’anno. Un numero che continua a raddoppiare se stesso, mentre contemporaneamente raddoppia il business di chi gestisce questi immigrati.

[su_highlight background=”#f4e427″]UNA MONTAGNA DI QUATTRINI IN COSTANTE CRESCITA[/su_highlight]

Se il numero degli stranieri ospitati stupisce, aspettate di leggere l’enorme quantità di denaro spesa per accudirli. Perché quello dei soldi è un numero che davvero spaventa. Partiamo dal 2016. Il bando della Prefettura di Monza parla di uno stanziamento di ben 14.577.500,00€! E badate bene, questa cifra non copre nemmeno l’intero anno solare, ma solo 245 giorni, come recita il bando testo: 1.700 posti x 35 euro pro capite/pro die x 245 giorni.

Questo significa che per un intero anno, sempre sperando che il numero non aumenterà oltre i 1.700 (ma sicuramente aumenterà), si spenderà la bellezza di 21.717.500,00€!

Quello che fa rizzare i capelli è il trend di crescita di queste spese. Analizziamo gli ultimi tre anni, guardando i dati pubblicati dalla stessa Prefettura: nell’ottobre del 2013 il Governo da il via a «Mare Nostrum», ed è solo nel 2014 che ha inizio, anche in Brianza, il grande business della gestione profughi. Risultato? La Prefettura di Monza spenderà in quell’anno, per l’intera gestione profughi, la bellezza di 2.214.999,53€.

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Nel 2015 l’emergenza sfugge di mano, i numeri delle presenze schizzano in alto, così come si moltiplicano i soldi che la Prefettura elargisce a piene mani: per il 2015 vengono stanziati 13.711.805,49€ (di cui 12.566.840,89 già liquidati). In un solo anno passiamo da 2 milioni a quasi 14 milioni, una spesa che cresce ben [su_highlight background=”#f42729″ color=”#ffffff”]oltre il 600%[/su_highlight]!

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Nel 2016 si prevede una ulteriore crescita: il primo bando ha già stanziato 14.577.500,00€, già in rialzo rispetto alle somme liquidate nell’anno precedente, ma con tutta probabilità nel corso dell’anno verranno pubblicati altri bandi, per soddisfare la crescente richiesta di posti. Quindi altre spese. Ricapitolando: nel 2014 sono stati spesi 2.214.999,53€, nel 2015 13.711.805,49€ e nel 2016 ne sono per il momento previsti 14.577.500,00€. Per un totale di ben [su_highlight background=”#f42729″ color=”#fcfafa”]30.504.305,02€[/su_highlight]! Considerando una presenza media, sul triennio, di circa 1.000 ospiti (450 nel 2014, 900 nel 2015 e 1700 nel 2016), stiamo parlando di un costo annuo per ogni immigrato di oltre 10.000€! Una cifra assurda, soprattutto considerando quante persone, a partire dai profughi quelli veri, che scappano dalla guerra siriana, avremmo aiutato con oltre 30 milioni di euro? Ma chi stiamo aiutando veramente?

[su_highlight background=”#f4e427″]DOVE FINISCE QUESTO FIUME DI DENARO?[/su_highlight]

A chi è indirizzata tutta questa montagna di denaro speso dallo stato in Brianza? Il grosso della cifra è stato erogato a due consorzi di cooperative: CS&L CONSORZIO SOCIALE e CONSORZIO COMUNITA’ BRIANZA. Un giro d’affari, se così si può chiamare, che dal primo anno 2014 è cresciuto così tanto da indurre i due soggetti a fondersi in un ATI, cercando così di aggiudicarsi l’intera torta, escludendo altre piccole realtà che tra il 2013 e il 2014 avevano partecipato alla gestione dell’accoglienza.

E su questo punto vorrei essere molto chiaro, anche a testimonianza della correttezza con cui tento, al di la delle critiche e polemiche , di affrontare questa delicata questione. Sono sicuramente comprensibili, e in parte anche condivisibili, le ragione che hanno spinto verso l’identificazione, di fatto, di un unico interlocutore: una gestione integrata tra gli HUB e le residenze finali, uno standard d’accoglienza uguale per tutto il territorio, un gestore unico capace di generare economie di scala che vanno a finanziare progetti complementari ed infine una maggiore facilità, in virtù di essere un soggetto unico, di sopportare gli eventuali picchi di richieste all’interno del proprio sistema di accoglienza.

A fronte di questi aspetti positivi, che non fatico a riconoscere, se ne generano però alcuni meno rassicuranti: i rischi classici connessi ad ogni gestione monopolistica, la concentrazione dei ricavi, che sono in continuo aumento, ad un singolo soggetto e infine la possibilità che le altissime cifre in gioco creino una pericolosa «dipendenza». Il rischio, non nascondiamocelo, è che tutte queste cooperative che svolgono da anni servizi indispensabili verso persone svantaggiate, concentrino la loro attenzione su questi «nuovi mercati» che sono assolutamente più redditizi. C’è uno Stato che arretra costantemente la sua presenza nei settori più classici dell’emergenza sociale, spesso lasciando soli i comuni, mentre spende fiumi di denaro incontrollato sulla gestione dei profughi. Questo non va bene.

E questo rischio sta scritto tutto nei numeri dei bilanci. Come già detto, negli ultimi due anni a spartirsi il «bottino» brianzolo dell’accoglienza è stato, quasi esclusivamente, il raggruppamento di Cooperative che si è unito poi sotto l’ATI Bonvena, formato da CS&L Consorzio Sociale e CONSORZIO COMUNITA’ BRIANZA, dentro i quali troviamo un’altra miriade di cooperative. Una dedalo di ramificazioni, in cui è molto facile perdersi. Realtà imprenditoriali molto importanti, che stanno vivendo una stagione davvero «fortunata».

Prendiamo il Consorzio Comunità Brianza, uno dei pilastri che sorregge l’ATI Bonvena, il cui Presidente Roberto D’Alessio è anche colui che in prima persona ci mette la faccia (questo va a lui riconosciuto) quando c’è da discutere della gestione profughi. L’attività del Consorzio Comunità Brianza, nel suo complesso, registrava nel 2012 ricavi per 5.244.206€, trend che si confermava nel 2013 con 5.775.754€ (dati infocamere.it). Nel 2014 inizia il boom dei richiedenti asilo, infatti i ricavi schizzano a 7.754.748€. In un solo anno i ricavi del consorzio sono cresciuti del 30%, difficile pensare che l’exploit non sia direttamente collegato alla gestione dei richiedenti asilo. E stiamo parlando del 2014, anno in cui la Prefettura di Monza ha elargito «solo» 2.214.999,53€. Nel 2015, come detto, quella cifra è aumentata di sei volte, superando i 13milioni, prevedibile che lo stesso faranno i ricavi del Consorzio. Numeri che dimostrano un riposizionamento su un nuovo mercato, più redditizio e più florido. Non a casa l’ATI è stata chiamata «bonvena», che in esperanto significato benvenuto, ma anche gradito o grato. Resta da capire chi sarà grato a chi o a che cosa. Le casse hanno sicuramente gradito, non v’è dubbio.

Discorso analogo anche per il Consorzio CS&L, seppur con numeri molto più ampi: nel 2012 registrava ricavi per 18.892.809€, confermati nel 2013 con 18.811.928€ che aumentano sensibilmente nel 2014 raggiungendo i 19.875.151€. L’incidenza sul gruppo è meno marcata, essendo molto più grandi, ma rimane comunque evidente che l’inizio dell’emergenza profughi coincide con l’impennata dei ricavi. Le due successive annualità, il 2015 e il 2016, rischiano di trasformare l’anima e la mission di queste realtà, inondando di soldi solo il settore dell’accoglienza, che rischierà di essere privilegiato rispetto agli altri.