Non saremo spietati. Purtroppo.

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Saremo spietati contro la barbarie dell’Isis”, ha dichiarato Hollande in reazione agli attacchi dello Stato Islamico a Parigi. Ma non sarà così. Non saremo affatto spietati, non lo saremo soprattutto noi europei, tantomeno qui in Italia. Non saremo spietati perché non riusciamo proprio ad esserlo, infatti mai lo siamo stati in passato, nonostante sia ormai lunga la scia di sangue in Europa. Cosa dovrebbe cambiare ora?

L’Italia lo sarà meno di altri, impegnati come siamo a vomitarci addosso parole e slogan, ognuno a difendere la propria posizione, il proprio partito e la propria idea. Quando ce n’è una da difendere, di idea. Non dovrà stupire allora se per molti politici, una delle prime preoccupazione non sia stata la sicurezza nazionale, il pericolo imminente anche dentro i nostri confini o i possibili attentati in occasione del Giubileo. Niente di tutto questo. La prima preoccupazione per molti è stata quella di attaccare Matteo Salvini, accusandolo di sciacallaggio, di sobillare la paura, fino ad arrivare al paradosso di Alfano che immagina addirittura un rammarico del leader della Lega, rispetto all’attentato che è avvenuto in Francia e non in Italia come forse sperato. Follie. Ma vorrà pur dir qualcosa se davanti a 130 morti innocenti patiti da un nostro vicino di casa, la Francia, molti si innervosiscono perché Salvini potrebbe guadagnare qualche voto? Questa cosa è davvero ridicola. E credete davvero che questi saranno “spietati” con l’ISIS?

Non saremo spietati perché non riusciamo proprio a misurarci con questo rischio di matrice islamica. Èd è proprio il fatto che siano di religione musulmana che rappresenta un problema, un ostacolo alla nostra ferma reazione. Come se quando ci fu da attaccare in maniera spietata (si, spietata, chiedete agli abitanti di Dresda) la Germania di Hitler, qualcuno avesse cominciato a buttare li qualche distinguo, a spaccare il capello in quattro, a seminare i se e i ma. Eppure anche i tedeschi non erano mica tutti nazisti, anche i tedeschi non erano certo tutti antisemiti. Il fatto è che quando devi combattere un nemico, che tu lo voglia o no, lo devi pure un pochino idealizzare questo nemico, probabilmente un tantino lo devi pure odiare, un pizzico almeno. Perché se non lo fai tu vedrai che lui, il nemico, non ti userà la stessa cortesia. E sei morto. Questo vorrebbe dire essere spietati e per questo noi non lo saremo mai. Noi siamo quelli che abbiamo accettato come se nulla fosse che Theo van Gogh venisse accoltellato al petto, in pieno giorno per le strade di Amsterdam. Non solo abbiamo fatto spallucce, ma più d’uno è corso a ricercare le giustificazioni di un tale gesto nelle posizione anti islam di Theo. Un provocatore che se l’era cercata. Così come se l’erano cercata i vignettisti di Charlie Hebdo, perché non è giusto che si scherzi con le religioni. Addirittura il Papa ci ricordò che se “qualcuno offende mia madre, io gli do un pugno”. E secondo voi noi dovremmo essere spietati?

Non saremo spietati perché anche davanti alle stragi di Parigi, dov’è oggettivamente complicato individuare colpe o provocazioni in un caffè sorseggiato al bar, in una partita di calcio o in un concerto rock, c’è chi si affanna a cercare giustificazioni. Non trovandone di evidenti, viene facile a qualcuno scavare nella retorica terzomondista, nelle vittime civili delle nostre “bombe” intelligenti e via con il solito repertorio. Lo conosciamo fin troppo bene. Oppure, i più sofisticati come quelli di Limes, la buttano sulla statistica, per dimostrare che 130 morti sono in fondo poca cosa. Ecco cosa scrivono su Limes on Line:

In questa guerra, noi europei e occidentali non siamo i protagonisti primari; è il nostro narcisismo che ci porta a pensarci sempre al centro di tutto. Sono altri i veri protagonisti.

In alcuni contesti anche i sinonimi utilizzati hanno un peso, e in questo caso utilizzare il termine “narcisismo” mentre si parla di una strage, sembra davvero fuori luogo. Dovremmo tacere, o accettare di buon grado anche questa strage? Perché in fondo le stragi più “grosse” sono altrove. Quindi smettiamo pure di combattere le malattie, chiudiamo ospedali e farmacie, visto che in fondo nel terzo mondo si muore molto, molto di più. Naturalmente sono sciocchezze. Ancora da Limes:

L’obiettivo degli attentati di Parigi è quello di terrorizzarci per spingerci fuori dal Medio Oriente, che rappresenta la vera posta in gioco. Si tratta di una sorta di “guerra dei Trent’anni islamica”, in cui siamo coinvolti a causa della nostra (antica) presenza in quelle aree e dei nostri stessi interessi. L’ideologia di Daesh è sempre stata chiara su questo punto: creare uno Stato laddove gli Stati precedenti sono stati creati dagli stranieri quindi sono “impuri”.

Secondo questa analisi, che a me appare un po’ strampalata, l’IS per tenerci fuori dal conflitto si lancia una continua escalation di attentati in Europa. Con il risultato, evidente a tutti tranne a quelli di Limes, di coinvolgerci dalla testa ai piedi nella guerra, altro che spingerci fuori. E dopo si parte con il solito “pippotto” terzomondista, una sorta di tafazzismo europeo che ci vuole sempre far sentire colpevoli. Per secoli e secoli.

Tranquilli, noi non saremo spietati perché dai musulmani non riusciamo nemmeno a pretendere il rispetto delle nostre leggi.

Vi sono centinaia di centri islamici nati e cresciuti in garage, in scantinati, in piccoli negozi, in totale spregio di ogni autorizzazione e norma urbanistica. Ma non possiamo farli chiudere, perché “da qualche parte debbono pur pregare”, si dice. Ed è così che chiudiamo un occhio.

Hanno per anni sostenuto il mito dell’immigrazione che porterebbe ricchezza, difendendo il totem della società multietnica, il mescolamento di culture così lontane e diverse da noi. Staremo meglio, dicevano. Hanno picconato la storia europea, la nostra cultura, piegandola ai capricci di esigue e sparute rappresentanze estremiste. Chi ci chiede di togliere i crocifissi o di non realizzare un Presepe? Perché lo abbiamo permesso? Sono arrivati pure a diluire il concetto di cittadinanza. Il risultato sono le banlieu parigine, oppure il quartiere di Molenbeek, che arriveranno presto o tardi anche in Italia. Luoghi che vivono una sorta di extra territorialità, dove i loro abitanti sono estraniati rispetto alla cultura europea, dove l’integrazione non è nemmeno un lontano miraggio.

Saremo come sempre dei pirla, certo non spietati.

Una risposta a “Non saremo spietati. Purtroppo.”

  1. Avatar gl lombardi cerri

    Non saremo spietati perchè l’Italia, ormai interonata e governata dai teroni ha, come unico problema quello di scansare lavoro e responsabilità e di intravedere quale sarà il futuro vincitore per correre in suo soccorso.