Oggi è stato commemorato in Senato Cesarino Monti, il mio papà

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Oggi il Senato della Repubblica ha commemorato la figura del Senatore Cesarino Monti, il mio papà.
Ero presente con la mia famiglia, la mamma Rosy e mio fratello Luca, seduti lassù nelle tribunette, che dall’alto dominano l’aula.
Vi confesso, non sono un esperto di commemorazioni al Senato, ma forse come tanti di voi, mi immaginavo un momento in cui si interpreta un copione fatto di parole vuote, retorica spinta, atti dovuti, lacrime finte.
Mi sbagliavo, niente di tutto questo. Ascoltando il Presidente Schifani, sinceramente triste, mi è tornato alla mente quando lo incontrammo il giorno dell’insediamento nel 2008, poco prima della sua elezione alla Presidenza di Palazzo Madama; eravamo seduti io è papà, sui tavolini del bar di Sant’Eustachio, arrivò Schifani, già suo collega dal 2001 al 2006, allargò le braccia esclamando con un marcato accento siciliano:”Cesarino, Cesarino! Ma che piacere rivederti qui!”. Lo abbracciò e lo baciò, certo con affettuoso calore, ma tutto questo era decisamente poco “brianzolo”. E infatti, quanto prendemmo in giro papà per quell’episodio!!!

Ricordi, fotografie, attimi, momenti, vita.
È stato un momento vero, con testimonianze sincere, parole che scaturivano per tutti dal cuore, mai apparivano forzate o dovute. Apprezzamenti e ricordi affettuosi arrivati da ogni schieramento, sopratutto partecipati, tante belle parole rese autentiche dalla passione con cui venivano scandite.
È stato bello scoprire come papà era riuscito a farsi conoscere ed apprezzare per come era anche in Senato, dove magari è più facile farsi trasportare e guidare da ciò che divide, più che da ciò che ci unisce, come persone, come uomini.
Tanti i Senatori che anche fuori dall’Aula, al termine, si sono avvicinati per salutarci, per testimoniare la loro vicinanza, il loro affetto, per condividere un ricordo particolare o un momento divertente vissuto con Cesarino.
Grazie. Grazie a tutti i Senatori intervenuti in aula e fuori e grazie al nostro Senatore Leoni, in lacrime al termine del suo intervento. Sono sicuro, papà sarà orgoglioso di questa giornata.

Riportò di seguito lo stenografico della seduta.

Commemorazione del senatore Cesarino Monti
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e con lui tutta l’Assemblea). Onorevoli colleghi, con intenso dolore apprendemmo, lo scorso 22 luglio, che la dura e difficile battaglia combattuta per lunghi mesi dal nostro collega Cesarino Monti contro una terribile malattia si era purtroppo conclusa.
Decidemmo immediatamente che la figura di Cesarino Monti sarebbe stata solennemente commemorata dalla nostra Assemblea con la partecipazione della sua famiglia, la cui presenza oggi in tribuna, insieme ai rappresentanti della comunità di Lazzate, salutiamo con immutata commozione. (Applausi).
Cesarino Monti era nato a Saronno il 28 marzo del 1947. Dopo una lunga e brillante carriera imprenditoriale aderì al movimento politico della Lega Lombarda. Fu naturale allora che il suo impegno nella polis fosse, in primo luogo, rivolto all’amministrazione della sua comunità locale.
Eletto sindaco di Lazzate per tre mandati, governò la sua città ininterrottamente dal 1997 al 2006. Dopo aver lasciato la carica di primo cittadino restò comunque nell’amministrazione locale in veste di assessore al territorio.
Fu nuovamente rieletto dai suoi concittadini al vertice dell’amministrazione comunale di Lazzate nel maggio del 2011. La sua opera intensa e continua al servizio del bene comune non si arrestò neppure di fronte al terribile incedere della malattia.
Cesarino Monti ha interpretato il proprio ruolo di amministratore nel segno del coinvolgimento e della partecipazione attiva della cittadinanza. Come ben ricordano gli abitanti di Lazzate, amava ripetere che «ogni cittadino è un funzionario del Comune». Egli riteneva necessario che ciascuno assumesse su di sé, nell’ambito della propria porzione di responsabilità, la funzione di difendere gli interessi e le esigenze dell’intera comunità.
Nel 2001 Cesarino Monti fu chiamato dal corpo elettorale ad affiancare al suo impegno di amministratore locale il mandato di parlamentare nazionale: eletto senatore, nelle file della Lega Nord, nel collegio di Arese, entrò quindi a far parte della nostra Assemblea.
Nel corso della XIV legislatura fu dapprima membro della Commissione affari costituzionali e successivamente della Commissione industria. Quando nel 2003 fu istituita la 14a Commissione permanente, Cesarino Monti fu chiamato a farne parte.
Le sue iniziative e i suoi interventi presso l’Assemblea e le Commissioni permanenti manifestavano la tenace volontà di rappresentare le ragioni della sua terra d’origine, nonché di difendere le autonomie locali attraverso una più avanzata disciplina delle funzioni ad esse attribuite dalla Costituzione e dalle leggi.
Così è avvenuto, naturalmente, anche in questa XVI legislatura, nella quale il nostro collega era stato eletto Vice Presidente della Commissione ambiente.
Le esequie del senatore Monti, svoltesi alla presenza di tanti colleghi, autorità, militanti e dirigenti del suo partito, hanno visto la commossa e amplissima partecipazione della comunità di Lazzate, che si è stretta intorno ai familiari del suo sindaco, realizzando anche nel momento del dolore le parole di Carlo Cattaneo sul Comune quale società naturale più ampia e articolata, ma che tuttavia conserva caratteristiche analoghe a quelle della famiglia.
Sono certo allora di esprimere il sentimento unanime di tutta l’Assemblea nel manifestare, ancora una volta, la nostra affettuosa partecipazione alla famiglia del nostro caro collega, ed in particolare alla moglie Rosy e ai figli Luca e Andrea, nonché ai suoi elettori e a tutta la comunità di Lazzate.
Prima di invitare i colleghi ad osservare, in memoria di Cesarino Monti, un minuto di silenzio e di raccoglimento, vorrei affidare all’Aula un mio sentimento personale, un mio ricordo affettuoso.
Ho perso una persona alla quale ero legato per la simpatia, l’affabilità, la positività del ruolo con cui sapeva trasmettere il senso della politica. Una persona impegnata, affabile, amabile, disposta al confronto, ma pronta sempre a collaborare nella dialettica anche di parti contrapposte. E credo che forse il nome – Cesarino – sia il frutto proprio di questa sua caratterialità, di questa sua semplicità, di questa sua trasparenza, di questa sua bontà.
Mi è mancato, mi mancherà, e mi è mancata anche la possibilità di andarlo a trovare prima che lui ci lasciasse, perché non avevo avuto notizia – e di questo me sono lamentato con me stesso e con altri – della sua terribile malattia. Vi posso assicurare che se fossi stato al corrente che Cesarino stava andando via, sarei stato al suo capezzale. (L’Assemblea osserva un minuto di silenzio).
BUGNANO (IdV). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BUGNANO (IdV). Signor Presidente, nel manifestare il cordoglio e la vicinanza dell’intero Gruppo dell’Italia dei Valori ai familiari di Cesarino Monti e alla comunità che lui bene aveva amministrato, vorrei brevemente ricordare Cesarino Monti più che per le sue doti di politico e le sue capacità (che lei, signor Presidente, ha ben ricordato), per il suo carattere, per la sua genuinità, sincerità e capacità di confrontarsi sempre in modo corretto ed educato, seppure nelle diverse posizioni politiche.
Ho avuto occasione di conoscerlo nella 10ª Commissione permanente, di cui faccio parte. Abbiamo avuto diversi scambi di opinione anche molto forti rispetto alla risoluzione delle varie problematiche; però lo ricordo sempre come una persona educata e soprattutto genuina (il che in questi tempi non è un aspetto da poco), una persona rimasta legata al proprio territorio. Pur essendo un rappresentante delle istituzioni, non ha mai dimenticato di essere una persona perbene. (Applausi dai Gruppi IdV, LNP, PdL e PD).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, tra cinque minuti devo allontanarmi dall’Aula per ottemperare ad un impegno istituzionale. Vi chiedo l’autorizzazione a poter ascoltare subito le parole, a cui tengo in modo particolare, del rappresentante del Gruppo del senatore Cesarino Monti, senatore Leoni, al quale lascio subito la parola, se non si fanno osservazioni.
LEONI (LNP). Signor Presidente, mi scuso da subito se durante il mio intervento mi prenderà il magone, ma è difficile per me ricordare un amico vero e sincero quale il senatore Monti – Cesarino per tutti gli amici che lo conoscevano – senza commuovermi.
Ricordo ancora bene la prima volta che ci siamo incontrati. Io ero già parlamentare, mentre Cesarino era un militante con tante idee e tanta voglia di fare, quella grande voglia di fare per il movimento che è stata poi – ne sono convinto – la causa della sua dipartita. Permettetemi di affermare che è stato proprio un martire per la causa.
Da subito abbiamo legato. Avevamo la stessa età. Facevamo parte di quei ragazzi nati dopo la guerra e cresciuti nell’ambiente della ricostruzione. La passione per i motori aveva poi cementato ancora di più la nostra amicizia: lui amava le auto, mentre io gli aeroplani.
Quando mi parlava della sua gioventù non potevo non rilevare la grande somiglianza con la mia. Siamo cresciuti con lo spirito di quella frase contenuta nella Genesi che dice: «Il pane te lo dovrai guadagnare con il sudore della fronte». Si è guadagnato il suo pane della politica lavorando dalla mattina alla sera, leghista tutto di un pezzo, che non ha mai avuto un minimo ripensamento sulla linea del partito.
Figlio della chioccia Bossi, come tutti noi, aveva fatto fatica ad accettare il passaggio di consegne del movimento, e proprio per il suo spasmodico amore ha dato senza remore tutto, arrivando a dare la vita.
Chi ha assistito al suo funerale avrà capito quanto era amato dalla sua gente e dalle associazioni che ha fatto nascere sul territorio, nonché il suo amore per tutti e per la politica. Ricordo le sue battaglie vinte contro il prefetto e la verità lo ha innalzato alla vista di tutta la militanza del movimento.
Il suo impegno poi nella CoNord lo ha avvicinato a tutte le amministrazioni, a quei ragazzi diventati amministratori senza però sapere come amministrare. Quando c’era un problema, bisognava chiamare il Cesarino. Persino ieri il senatore Cagnin mi ha rivolto delle domande a cui non ho saputo dare una risposta, non essendo mai stato amministratore di un Comune. «Ci voleva il Cesarino», mi ha detto ieri il senatore Cagnin.
Come dicevo, abbiamo avuto tanto in comune, persino il parroco. Guardate che stranezza. Quando don Ferdinando Sguazza è diventato parroco, è stato assegnato a Lazzate e ha trascorso la sua gioventù con Cesarino Monti, ma poi è stato trasferito nel mio paese. Tutte le volte che ci incontravamo, don Nando non faceva altro che chiedermi: «E il Cesarino?». La settimana scorsa anche don Nando se n’è andato e così ho perso l’ultimo legame con Cesarino.
Non si deve dimenticare il suo coraggio. Aveva accettato la malattia e dispensava coraggio al sottoscritto. È noto a tutti il mio terrore per le terapie. Non ha mai perso una seduta d’Aula. Si era organizzato la chemio terapia in modo da non essere mai assente. Ricordo il suo abbraccio quando si è diretto in clinica per la terapia, che poi non gli ha più permesso di tornare tra noi.
Io non mi ero reso conto. Doveva tornare, com’era sempre successo. Ma si era così tanto debilitato nel dare alla Lega, in quei momenti un po’ burrascosi, che teneva i contatti il senatore Rizzi, il quale, medico, ci diceva sempre: «Il Cesarino non va tanto bene, non va tanto bene». Ma sapete, per me i medici sono tutti menagramo. «Dice così perché poi tornerà sicuramente, e poi il merito dei medici sarà ancora più grande. Invece non è stato così».
Mi ricordo, e voglio raccontarvi, come ho vissuto quel momento. Era una domenica, ormai sull’imbrunire, stavo rientrando da un volo sportivo con il mio aeroplano e il telefonino si è messo a suonare in un momento di impegno per arrivare all’atterraggio. Mi dissi: «E lascialo suonare. Chi mi vuole adesso, di domenica?». Non ho risposto e ho lasciato lì. Finisco le mie procedure, poi riprendo il telefonino e trovo un messaggio del presidente Bricolo: «Cesarino ci ha lasciato. È ritornato in cielo». (Segni di commozione del senatore Leoni). In quel cielo dal quale io ero appena rientrato. Non ho potuto trattenere il mio pianto, perché avevo capito di aver perso un grande amico. (Applausi. Congratulazioni).
PRESIDENTE. Grazie, senatore Leoni, per le sue parole sincere, appassionate e, mi consenta di dirlo, anche commoventi.
MENARDI (CN:GS-SI-PID-IB-FI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MENARDI (CN:GS-SI-PID-IB-FI). Signor Presidente, come lei ha ricordato, il 22 luglio scorso, a soli 65 anni, è scomparso, dopo una fulminea e spietata malattia, il senatore Cesarino Monti: un grande uomo, onesto e cordiale, un parlamentare di razza, un amico, un collega.
Ricordo l’impegno in tante comuni battaglie e la sua generosità, nonostante la malattia. Cesarino Monti era uno dei parlamentari più preparati fra quelli con cui ho condiviso questi anni di attività parlamentare.
Presidenza della vice presidente BONINO (ore 16,58)
(Segue MENARDI). La sua preparazione era solida, perché poggiava su pilastri ben saldi. Innanzitutto la sua esperienza lavorativa, che lo rendeva un parlamentare partecipe dei problemi, delle difficoltà, delle ansie, delle aspirazioni e dei progetti dei cittadini. Poi la vita amministrativa. (Il presidente Schifani sale fino al banco del senatore Leoni e gli stringe la mano).
Sindaco del Comune di Lazzate dal 1997 al 2006, che, sotto la sua guida, è stato trasformato, diventando una cittadina elegante e funzionale, la dedizione al suo Comune non è mai venuta meno, tanto che, dovendo rinunciare alla carica di sindaco, è rimasto nella giunta in qualità di assessore per poi, nel 2012, diventare di nuovo sindaco. In quell’esperienza sfodera la sua conoscenza e la sua attenzione per i valori ambientali, meglio direbbero i francesi per l’environnement. Questo bagaglio di informazione e di sapere sarà alla base della sua attività parlamentare in qualità di apprezzato membro della 13ª Commissione, della quale divenne, nel 2008, autorevole Vice Presidente.
Cesarino Monti era anche uomo di grande passione politica. È stato fino all’ultimo impegnato nel movimento politico in cui militava e che sentiva anche un po’ la sua creatura, tanto da mettersi a disposizione, in un momento delicato della vita della Lega, come è stato nella primavera scorsa, nella corsa alla segreteria della Lega lombarda. Lo ha fatto, contrariamente a quel che si potrebbe leggere da quegli avvenimenti concitati, non già per dividere o per contarsi, ma per unire il movimento, per rafforzarlo, per poter dire all’opinione pubblica, soprattutto quella di fede diversa, che la Lega era unita nella volontà di scegliere insieme la nuova classe dirigente.
Cesarino Monti era questo, l’uomo pubblico, il politico che aveva solide radici, forti motivazioni per seguire il percorso scelto, che difendeva con tenacia le proprie ragioni e che combatteva con durezza per le cose in cui credeva. Faceva tutto questo a viso aperto, con la sincerità di chi non ha nulla da nascondere e di chi è convinto di combattere per una giusta causa.
A nome mio personale e del Gruppo di Coesione Nazionale, rinnoviamo le più sentite condoglianze alla famiglia, al movimento della Lega e a tutti quelli che gli hanno voluto bene. (Applausi).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. A nome dell’Assemblea, voglio salutare la presenza in tribuna degli allievi e degli insegnanti dell’Istituto di istruzione superiore «Antonio Meucci» di Massa. Grazie e benvenuti. (Applausi).
Commemorazione del senatore Cesarino Monti
BODEGA (Misto-SGCMT). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BODEGA (Misto-SGCMT). Signora Presidente, onorevoli senatori, concluso il breve transito terreno nel mesto epilogo che accomuna tutti gli esseri umani, la gran parte delle persone approdate alla pubblica notorietà verrà ricordata per la fama, poche altre per la stima. Per i primi parleranno la vuota nomea e gli altisonanti titoli, a cui, sovente, non corrispondono concrete qualità. Per i secondi, testimonierà il ricordo di uomini veri, rimasto scolpito nei cuori di chi ha avuto la fortuna e il bene di conoscerli. Privilegio che, nel caso del compianto senatore Cesarino Monti, è patrimonio di un gran numero di persone. Penso ai cittadini della sua amata Lazzate, che lo hanno voluto alla guida per molti anni. Penso ai pubblici amministratori raccolti nella Confederazione Province e Comuni del Nord, da lui fondata nel 1998 e assurta, sotto la sua guida, ad importante laboratorio e cassa di risonanza delle istanze del territorio padano.
Penso a quest’Aula, che lo ha conosciuto e apprezzato come un «vero galantuomo, un bravo parlamentare e una persona buona, onesta e gentile», per usare le sincere espressioni di cordoglio del presidente Schifani. Parole che sottoscrivo, a nome mio, a nome del Gruppo Misto, a nome della componente Siamo Gente Comune e, in particolare, del senatore Astore, che avrebbe voluto anche lui intervenire in questa circostanza. Parole che sottoscrivo e sottoscriviamo avendo avuto l’onore dell’amicizia di questo collega esemplare.
Ma soprattutto penso alle persone a lui più care, alla sua famiglia, alla moglie Rosy e ai figli Luca e Andrea, che lo hanno ricordato come un grande uomo. E non dimentico i credenti di un’idea di libertà a cui il senatore Monti ha dedicato le forze migliori, la propria intelligenza e caparbietà, l’umanità e la passione che lo hanno sempre visto al fianco della gente, infine martire del suo ideale, come ha ricordato il senatore Leoni. Già roso dalla malattia, che di lì a poco lo avrebbe ucciso, ha accettato di candidarsi alla segreteria della Lega Lombarda, nel disperato e vano tentativo di scongiurare la normalizzazione di un movimento che lui ha sempre voluto guerriero e rivoluzionario.
Lo scorso 2 giugno, dal palco del congresso leghista di Bergamo, rivelò che il suo tempo era contato, dicendosi però molto più preoccupato – dichiarò – per il cancro che sta distruggendo la Lega, trasformata in un «postificio». Nel suo documento congressuale c’è il testamento del leghista duro e puro: «Nonostante il male» – spiegò – «non potevo esimermi dall’offrirmi di rappresentare tutti coloro i quali stanno soffrendo quando vedono a rischio la storia della Lega. Una Lega che rischia di prendere strade sbagliate, troppo non leghiste. I veri politici leghisti» – ammonì – «non sono quelli che con le sparate ottengono furbesca visibilità mediatica, ma sono quei sindaci che tutti i giorni sfidano la burocrazia per stare vicino ai bisogni dei propri cittadini e che, quando decidono di intraprendere una battaglia contro il potere, vanno fino in fondo, costi quel che costi, anche la perdita del proprio posto di sindaco».
Parole che cozzano – e termino, Presidente – con l’indegno spettacolo di una politica politicante che antepone a tutto e a tutti l’interesse personale, sino a scivolare nell’abisso della corruzione.
Si discetta di casta, della dicotomia tra Paese reale e Paese civile, del malaffare che ha riempito il vuoto di ideali. Ebbene, chi rifiuta tanto degrado e cerca un alto punto di riferimento per il proprio operare lo troverà nel luminoso esempio di questo collega scomparso: che la nobile figura di Cesarino Monti, davvero, resti scolpita nei nostri cuori e, soprattutto, nelle nostre coscienze. (Applausi. Congratulazioni).
MANCUSO (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANCUSO (Per il Terzo Polo:ApI-FLI). Signora Presidente, Cesarino Monti è una tra quelle figure politiche di persone ritenute perbene. Lui era davvero una persona perbene, una persona amata dalla sua gente, e non solo: anche da tutto il mio territorio, di Monza e Brianza, dal quale provengo. Era conosciuto da tutta la provincia, e anche tutti i partiti lo stimavano per il suo operato.
La mia vicinanza alla sua famiglia è forte, perché so che cosa significa combattere contro un tumore: so cosa significa per una famiglia e per il malato stesso vivere e convivere con questa malattia che l’ha strappato ai suoi affetti più cari, quindi alla famiglia e a tutte le persone che gli volevano e che gli hanno voluto bene e che gli vogliono ancora bene.
Cesarino Monti è stata una figura di politico che ha sempre pensato al bene comune. Lo ha sempre anteposto a tutto quello che poteva essere la politica. Per lui il bene comune era l’impegno fondamentale. Ho avuto la fortuna di conoscerlo e di apprezzarlo da vivo per quello che era. Era un uomo autentico, cosa difficile da trovare nella politica attuale. Un politico preparato, pronto a mettere le proprie competenze al servizio esclusivo della gente.
Sono entrata al Senato quando lui non c’era più. Questo mi dispiace, anche perché non potrò mai chiedergli una firma alle proposte che potrei presentare in questi mesi. A chi divide ancora la politica in destra e sinistra, in conservatori e progressisti, la figura politica di Cesarino Monti sta come un monito. I politici oggi non si dividono tra partiti di appartenenza. I politici oggi si dividono tra chi si approfitta della fiducia della gente e quelle persone oneste che sacrificano se stesse in nome del bene comune. Cesarino apparteneva appieno a questa seconda categoria. Di tutto quanto ha realizzato come politico gli va reso omaggio. Un abbraccio forte a sua moglie ed ai suoi figli.
Vorrei, Presidente, leggere un pensiero della senatrice Baio che, non avendo potuto essere in Aula, mi ha chiesto di poterlo fare a suo nome.
«Ero da poco stata eletta al Senato» – ricorda la senatrice Baio – «Mi trovavo in una situazione di grave difficoltà. Mi è venuto spontaneo rivolgermi a lui. Con il suo tono sbrigativo mi ha detto: “Ti aiuto io. Non preoccuparti”. Dopo poche ore mi ha telefonato con parte della soluzione. Pur nella diversità della posizione politica, lo sentivo molto vicino nella sua autenticità, senso pratico ed onestà. Poche settimane prima della sua dipartita» – ricorda la senatrice Baio – «mi ha chiesto di pregare e di far pregare per lui. Sentiva che le forze lo stavano abbandonando. L’ho incontrato in Aula e gli ho detto: “Cesarino, non puoi e non devi cedere”. Ma il male lo ha portato via da noi, anche se resta la sua impronta. Quello che non ho mai perso è il suo senso critico, la sua ironia vera e anche gioiosa. Così lo vogliamo ricordare e portare nel cuore e, per i credenti, sapere che ci ritroveremo». (Applausi).
GUSTAVINO (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUSTAVINO (UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI). Signora Presidente, anche il nostro Gruppo si stringe intorno ai cari di Cesarino Monti nel suo ricordo.
Queste sono le circostanze in cui si deve “fare” memoria, per ricordare un uomo di autentica passione politica, che ha declinato la sua passione prima di tutto con un profondo legame con il suo territorio, diventando un amministratore capace e tenace. Un buon esempio in una vicenda politica talvolta anche difficile, che poi ha avuto la possibilità di vivere anche nel Senato della Repubblica, testimoniando le caratteristiche di cui anche i colleghi hanno fatto menzione.
Certamente, chi ha avuto la possibilità di conoscerlo anche più profondamente ne ha colto l’alto profilo etico, una voglia vera di fare bene il proprio mestiere.
C’è, poi, un tempo, che forse è più personale: è il tempo di “avere” memoria. Cesarino Monti fu una delle primissime figure del Senato che mi venne incontro appena nominato senatore. A lui piaceva incontrare i nuovi. Devo dire che, nello sguardo dritto e nella stretta di mano forte, si capiva la voglia di dare il vero benvenuto. C’erano distanze tra i nostri pensieri, forse anche più grandi di quelle che ci sono tra Genova e Lazzate, ma dentro quella stretta di mano le distanze scomparivano perché prevaleva l’umanità che univa.
Di uomini che sanno far scomparire le distanze dentro una stretta di mano hanno bisogno le istituzioni, la comunità e gli altri uomini. A me fa piacere avere memoria di questo uomo. (Applausi).
MAZZUCONI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAZZUCONI (PD). Signora Presidente, di Cesarino Monti dobbiamo ricordare, prima di tutto, la grande vitalità, la capacità di realizzare un’idea, la praticità e quel senso, tutto brianzolo, dell’ordine applicato all’amministrazione e alla cura del proprio Comune; senso dell’ordine accompagnato in lui da una personalità prorompente e trascinatrice.
Senatore, membro di questa Assemblea, ma con il pensiero rivolto sempre alla sua Lazzate, amministrata con cura, passione e amore. Non era inconsueto, infatti, sentirlo parlare, prima dello svolgimento delle sedute della Commissione ambiente, di cui era Vice Presidente, del suo paese: ne mostrava con orgoglio le immagini, le case risistemate, i lavori pubblici terminati con precisione. Come pure ricordava, ne parlava sempre, la Brianza e la Provincia di Monza che gli stava così a cuore, e parlava dell’autodromo, dove la sua vitalità e la sua passione per le auto potevano liberamente espandersi e mettersi alla prova.
Parlava anche delle vicende politiche dei Comuni brianzoli, che conosceva uno per uno, spesso sottoponendomi questioni sulle quali evidentemente avevo un diverso punto di vista, ma curioso di conoscere il mio pensiero e anche desideroso di dialettizzare le posizioni per confrontarsi e poi decidere: forse un poco strano negli attuali tempi politici, che privilegiano attacchi personali e slogan, ma segnale di un’attenzione grande alle persone, pur con il suo modo di fare, a tratti travolgente, e segnale, altresì, di una passione per il suo territorio che gli faceva superare gli ordinari steccati del dibattito e dello scontro politico.
Credo che prima di tutto e fondamentalmente avesse introiettato come naturale dimensione quella del sindaco, che, votato da una parte, deve però ascoltare tutti, perché è, appunto, sindaco di tutti.
Capisco che distinguere l’identità di sindaco o, con termine caro ai colleghi leghisti, di borgomastro possa apparire stravagante a chi sindaco non lo è stato mai, ma per Cesarino Monti non ne possiamo fare a meno. Se c’è una domanda, il sindaco ascolta e cerca una risposta, pratica però, non formale. Si preoccupa, sa che alla gente, alla sua gente, deve rispondere, non solo in campagna elettorale o il giorno delle elezioni, ma ogni giorno, quando percorre le vie del suo Paese o della sua città, quando entra in un negozio, passa attraverso il mercato o quando va in municipio tutti i giorni. A tutta la gente che incontra deve rendere conto di ciò che decide e di ciò che fa e, ripeto, non a parole.
Il senatore Monti era un sindaco così, e non per quello che ci raccontava entusiasticamente negli intervalli della Commissione ma nella realtà che mi è capitato di osservare in occasione di un convegno da lui organizzato a Lazzate per i centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. L’ordine preciso di quel paese in festa, la gentilezza e il rispetto dei volontari che favorivano l’accesso al centro pedonalizzato e accompagnavano i relatori mi sono rimasti impressi (ovviamente il regista era lui), come la piazza ben risistemata, la bellissima e nuova sala consiliare, segno del convincimento profondo che lì è il cuore della comunità civile.
Tutto questo divenne per me realtà e non la semplice immagine di un sito informatico. Va da sé che, nel dibattito, mi accadde di sostenere una posizione minoritaria rispetto al pubblico convenuto e ad alcuni altri relatori: per usare un linguaggio consueto a questa Assemblea, eravamo quattro contro e tre a favore. Ciò che mi sorprese, alla fine, fu di apprendere che la sala era collegata con la festa e il mercato affollatissimo all’esterno, perché per lui tutti dovevano sentire il dibattito e dovevano anche essere ascoltate le posizioni diverse dalle sue.
Credo che questo ci indichi un uomo che non aveva paura delle idee ma che era sicuro che la sua gente poi avrebbe guardato se le idee trovavano una via pratica e concreta, cosa che lui era sicuro di saper fare. Si difendono le istituzioni, ma queste devono funzionare, gli uomini delle istituzioni non le devono usare a proprio vantaggio ma a vantaggio dei cittadini loro affidati. Se dovessi sintetizzare in positivo ­ e sottolineo in positivo ­ l’affermazione dell’identità della Brianza, identità tanto cara a Cesarino Monti, la ritrovo in questo: «Fai il tuo dovere sempre: se studi studia, se lavori lavora, se fai il sindaco fai il sindaco; cioè occupati fattivamente della tua comunità». Ancora: «Ciò che è di tutti è anche tuo e ciò che viene dal lavoro di tutti va rispettato: il campo altrui che non devi attraversare quando l’erba è alta e» ­ come si usava dire ­ «non è stata ancora segata; la strada che non devi sporcare; la neve che devi spazzare davanti a casa tua; lo scavo per la pubblica fognatura che tutti si fermano a guardare e che deve essere ben fatto».
Cesarino Monti viene da questa identità. Si è formato in questa cultura semplice eppure non così diffusa come dovrebbe essere.
Qualcuno potrebbe obiettare che questo vale per tutti, ma ancora una volta non si tratta di una teoria: è una pratica, un costume di vita, una consuetudine. Per un brianzolo vero, come il senatore Monti, l’assimilazione profonda di questi semplici valori determina le caratteristiche della personalità e dell’azione, in questo caso la sua. Per questo, mi onoro della sua amicizia e lo ricordo anche a nome del Gruppo del Partito Democratico, con grande stima e rispetto. (Applausi).
MICHELONI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELONI (PD). Signora Presidente, intervengo brevemente per ricordare all’Assemblea e ai familiari che il senatore Cesarino Monti in questa legislatura era membro del Comitato per le questioni degli italiani all’estero. In questa sua funzione più volte egli ha rappresentato il Senato della Repubblica nelle riunioni del Consiglio generale degli italiani all’estero nei vari continenti.
Ho tenuto a rendere partecipe l’Assemblea e la famiglia della profonda tristezza e del cordoglio provocati dalla sua scomparsa. Il senatore Cesarino in quelle conferenze, non facili per le politiche che portavamo avanti, non ha mai rappresentato l’una o l’altra parte politica ma il Senato della Repubblica, e l’alto rispetto di questa sua funzione era profondamente percepito e capito dai rappresentanti delle comunità italiane all’estero. Riteniamo quindi di aver perso un amico, un uomo vero, e mi sembrava giusto ricordarlo anche in questa sua funzione. (Applausi).
MANTICA (PdL). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANTICA (PdL). Signora Presidente, si è molto parlato di Lazzate, questo luogo di cui Cesarino Monti era non solo il sindaco ma, credo di poter dire, anche il nume tutelare. Forse sarebbe anche il caso di ricordare – come ha già fatto la senatrice Mazzuconi – cos’è Lazzate, perché in quel Comune c’è tutta la storia di un uomo del fare, di un uomo capace di realizzare, di un uomo legato al territorio con un alto senso della comunità locale. C’è una grande piazza a Lazzate, che Cesarino Monti ha voluto trasformare in un luogo di socializzazione, com’è nella tradizione dei nostri Comuni e delle nostre realtà locali.
Ridendo mi diceva spesso che in quella piazza mancava l’aria condizionata, perché avrebbe voluto che fosse un luogo gradevole per tutti coloro che volevano lì incontrarsi e parlare. Forse va ricordato il corso di Lazzate, che il sindaco Monti ha voluto ingentilire (non lo sanno in molti) con vasi di gerani che il Comune aveva donato a tutti i cittadini le cui finestre si affacciavano sulla piazza a condizione che per lo meno li annaffiassero. O forse va ricordato il lavatoio, che ha voluto ricostruire, lasciando l’immagine plastica di come era il lavatoio nei nostri paesi tradizionali, quando in casa non c’era l’acqua corrente: un monumento alla storia, alla cultura, alla tradizione vera di quel paese. Oppure va ricordato l’edificio del Comune, che aveva restaurato brillantemente, lasciandogli però le caratteristiche originarie di casa contadina, perché Lazzate ha questa grande tradizione.
Cesarino Monti è nel suo paese, è in come lo ha amato, lo ha descritto e in come molte volte me lo ha raccontato. A me, che venivo da Milano ma mi interessavo di Brianza, Cesarino Monti ha fatto corsi sulla realtà della Brianza, di questa comunità. L’incontro vero con Cesarino è avvenuto quando in Parlamento è stato affrontato il dibattito sulla Provincia di Monza e Brianza, che ha avuto in Cesarino un protagonista capace di essere ovunque, in qualunque Commissione e in qualunque momento. Vi era infatti la grande occasione (che abbiamo colto, che lui ha colto) di costituire quella Provincia.
È un caso del destino se, mentre oggi ricordiamo Cesarino Monti e la sua capacità di essere promotore della Provincia di Monza e Brianza, in Commissione affari costituzionali si discute il decreto-legge che abolisce questa Provincia. Ma forse chi ha scritto quel disegno di legge non è mai stato in Brianza per capire – come ha ben ricordato la senatrice Mazzuconi – che quello è un territorio particolare in cui si esprime la cultura del fare, del lavoro, del risparmio, la cultura dell’imprenditorialità diffusa in micro e piccole imprese: un territorio in cui il modello della famiglia rappresenta il fulcro, la colonna portante della comunità, il modello di un territorio che ha costruito uno dei più grandi distretti industriali del nostro Paese, uno dei più ricchi e importanti.
Con orgoglio, in Brianza ci vantiamo di essere una delle locomotive d’Europa, e lo dimostrano gli indici di prodotto interno lordo e di ricchezza individuale. Cesarino Monti era l’espressione profonda di questa realtà.
Voglio però, ricordarlo nell’ultimo periodo qui in Senato. Cesarino Monti parlava della sua malattia come se appartenesse a un altro; l’ha sempre vissuta come qualcosa che intralciava la sua attività ordinaria, era un ostacolo al suo essere al Senato, al fare le cose che riteneva doveroso fare. Non ha mai pensato di essere lui un ammalato: era qualcosa che era entrato dall’esterno e che lo aveva bloccato nel momento della sua attività.
Anche da avversario politico (abbiamo avuto discussioni feroci: certamente la mia cultura non appartiene ad alcune radici profonde della cultura della Lega), devo dire che ho apprezzato molto l’uomo Cesarino Monti nella sua ultima battaglia, quella avvenuta ai primi di giugno al congresso della Lega. So che Cesarino Monti non ha compiuto un atto politico, non ha compiuto un atto di forzatura all’interno di una realtà che viveva un momento drammatico: ha compiuto un gesto d’amore verso le sue idee e la sua passione, e forse l’ha potuto fare perché avvertiva profondamente che era l’ultima grande battaglia.
Allora, a un grande uomo gli onori del Popolo della Libertà e alla famiglia il mio cordoglio personale. (Applausi).
MALASCHINI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALASCHINI, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, mi unisco alle parole in ricordo del senatore Cesarino Monti pronunciate dal presidente Schifani, alle quali si sono associati, con commozione e grande vicinanza, i rappresentanti di tutti i Gruppi parlamentari.
Rivolgo quindi alla sua famiglia, al Gruppo della Lega Nord, al quale egli apparteneva, ai suoi elettori e in modo particolare alla sua comunità (abbiamo sentito quanto egli fosse vicino nel rappresentarne gli interessi e le aspirazioni) i sentimenti di profonda partecipazione del Governo e miei personali. (Applausi).
PRESIDENTE. Rivolgo alla famiglia e ai figli del senatore Cesarino Monti le più sentite condoglianze da parte di tutti noi. Grazie ancora. (Applausi).

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