Pedemontana, la risposta del direttore Speziali

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Continua la il dibattito su Pedemontana tra me e il Direttore di MBnews.it Matteo speziali

pedemontana

Pubblico, molto volentieri, la risposta del Direttore Speziali al mio intervento sul tema “Pedemontana”. Per chi si fosse perso le puntate precedenti, potete leggerle qui:

E qui sottto, la controreplica del direttore. Sicuramente non finisce qui… il dibattito continua! Buona lettura e alla prossima puntata

Caro Andrea Monti, 
apprezzo molto il suo spirito aperto al confronto e senza alcun dubbio la sua capacità retorica e di critica. Mi consenta di puntualizzare fin da subito che però non mi è permesso per la professione che faccio, il giornalista, e il ruolo che ricopro, direttore di testata, scrivere e pubblicare notizie infondate. Semmai convengo che sia naturale che su un tema così divisivo come Pedemontana in Brianza sia facile avere punti di vista contrastanti e anche divergenti.

Sarò sintetico nel risponderle, per non farle perdere tempo e per non farlo perdere ai sui lettori se avrà il piacere di ospitare la mia risposta alla sua controreplica. Il nostro è senza alcun dubbio un interessante duello a distanza.

Ha ragione nel sostenere che Pedemontana è un’opera moderna: sistemi di pagamento innovativi che consentono un migliore scorrere del traffico e minor consumo di suolo rispetto alle autostrade tradizionali. Ma “vecchia” è nel fatto che si basi su un’esigenza che ha preso corpo nel 1986 (io avevo 9 anni, oggi ne ho 43). A quel tempo, forse, avrebbe avuto un senso, anzi uno spazio: oggi significa aprire una ferita non sanabile nel territorio, che io e lei amiamo e che, se me lo consente, mi permetto di aggiungere, tanto amava anche suo padre, senatore e sostenitore della nascita della nostra provincia, che ho avuto il piacere di conoscere.

Ritengo che le due parole autostrada e ambiente non possono stare nella stessa frase. Non possono stare in una delle province più urbanizzate d’Italia. Nel 1986 c’era ancora margine perché il progetto fosse sostenibile? Oggi no: paesi come Lissone o Arcore hanno consumato tutto il suolo che si poteva consumare. I vari presidenti di provincia hanno fatto di tutto per limitare questo, da Dario Allevi (FI) a Roberto Invernizzi (Pd), ma ormai… A Lissone il suolo consumato è oltre il 70%. Monza, le ricordo, non svetta mai tra le città dove si vive meglio, nonostante il grande Parco, perché l’inquinamento presente è costantemente alle stelle. 

Anche se verrà realizzata, come da lei ben descritto secondo i migliori standard ambientali e secondo i migliori propositi,il progetto attuale dell’opera nella tratta C, che è, come leggo dallo stesso sito dell’infrastruttura, “è la tratta maggiormente problematica sia dal punto di vista urbanistico che ambientale, a causa del passaggio a ridosso degli insediamenti edilizi e dell’attra versamento di aree di pregio naturalistico, come il parco del fiume Lambro, le colline di Arcore e numerose aree agricole, è da rivedere (anche se di fatto sarebbe meglio non farlo…)

L’ideale è che il tracciato in quel tratto sia per la maggior parte in galleria, se non del tutto. Ma la mancanza di fondi ha fatto sì che adesso sia per lo più in trincea. Non è la stessa cosa! Di 16,5 km circa di realizzazione a tre corsie per senso di marcia, la tratta C si sviluppa per soli 6,5 km in galleria artificiale e 9,5 km in trincea. 
Non sono contrario alla modernità e alla mobilità, ma se Pedemontana deve essere, che sia realmente moderna, popolare e ambientalista. Perché non vogliamo farlo? Solo per maggiori profitti?

Se la modernità significa avere un’autostrada tra le più care in assoluto, e lo è già, significa che è e sarà una modernità per pochi. E questo non mi sta bene. E dato che speriamo di uscire presto da questa Pandemia, di certo la gente nei prossimi anni non avrà il denaro da buttare dal finestrino e preferirà le code ai portafogli vuoti. Gli artigiani preferiranno comprare pane e salame, fare una polenta taragna ricca di formaggio che arrivare 10-15 minuti prima a casa. Invito anche i finanziatori dell’opera a riflettere su questo aspetto.  Il problema di questo modello è lo stesso che si ha per la TEEM: l’intervento dei privati alza inevitabilmente le tariffe dei transiti. Ciò determina che un’opera anche strategica sia meno utilizzata di quanto servirebbe per alleggerire realmente le “vecchie” strade dove rimangono le cose. La Teem ne è l’esempio, in quanto in tangenziale Est c’è ancora sempre coda.

Ricordo che i costi per tutti sono anche quelli che non si vedono nel progetto: permeabilità dei suoli persa da recuperare, calore in più, emissioni e polveri non assorbite.

Matteo Riccardo Speziali
Direzione Editoriale Mbnews.it