QUALI PROSPETTIVE OFFRE OGGI LA SOCIETA’ AI GIOVANI

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repega
“La Repega” era un antico attrezzo in legno trainato da un cavallo sul quale si issava il contadino per spianare le zolle e predisporre il terreno alla semina
“La Repega” è lo spazio autogestito da Luciano Aguggini, dove pubblica pensieri, parole e poesie.

[su_highlight background=”#682a1f” color=”#ffffff”] QUALI PROSPETTIVE OFFRE OGGI LA SOCIETA’ AI GIOVANI[/su_highlight]

 

Parlare serenamente delle problematiche che costituiscono oggi il complesso dei nodi irrisolti della nostra convivenza, civile nazionale e internazionale, è assai difficoltoso. Qualcuno afferma che lo stato di emergenza sociale che determina la crisi delle istituzioni, è dovuto soprattutto alla mancanza di credibilità della nostra classe politica, e dai valori che la stessa rappresenta. Questi altro non sono che sintomi del mutato quadro politico economico internazionale, che le sue profonde trasformazioni tecnologiche e organizzative, sta predisponendo la nuova era post-industriale. Il verificarsi della rivoluzione delle cosiddette, infrastrutture porta con sé  inevitabilmente l’accettazione di un mutamento delle ideologie dominanti, e delle conseguenze che forzatamente ogni trasformazione richiede. Se questo in parte è storicamente provato, non dobbiamo ritenere che l’atteggiamento che debba assumere la nostra società non possa essere di semplice rassegnazione e impotenza.  Gli ideali non possono rinunciare a taluni valori quali libertà, pace, democrazia che costituiscono legittime aspirazioni insite nella natura umana. Non sono il valore o l’ideale in sé, che mutano ma piuttosto il modo di intenderli in una vita dell’individuo. Il senso complessivo della vita rimane ancorato a queste pietre miliari della vita di ogni individuo, ed è per questo compito nostro trasmetterne il significato soprattutto alle nuove generazioni. La responsabilità grava su enti e istituzioni, ma anche più in generale  su ogni individuo che sente di appartenere a un consesso civile. Bisogna rompere quella spirale involutiva che in questa realtà economico sociale sempre più complessa, tende ad escluderli da una partecipazione attiva. L’atteggiamento impotente che adottiamo deve trasformarsi nel dovere civico e morale, per impegnarci con tutte le nostre forze, con intelligenza nella ricerca di possibili soluzioni. Oggi particolare preoccupazione desta il fenomeno della disoccupazione, soprattutto di quella giovanile. Essa determina disagi economici e sociali, mortifica speranze di crescita personali, impedisce una integrazione sociale. Si genera, così un terreno di coltura per fenomeni di ribellione, devianza e emarginazione, dei cui drammatici aspetti  tutti dobbiamo essere consapevoli. Allora basta, con temporaggiamenti, le dilazioni, non possiamo più illuderci che vi sia un eventuale compensazione nella capacità protettiva della famiglia e della scuola. Si devono ascoltare i giovani capire e intercettarne le aspirazioni e dare loro le opportunità, insomma impegnarsi. La scuola deve avere un ruolo fondamentale, sbarazzandosi soprattutto di certi stereotipi, puntare soprattutto ad una educazione più consona alle nuove tecniche ed esigenze. Lo Stato deve porsi quale attore sociale e mediatore tra l’efficienza aziendale semplice, il benessere, la famiglia, ed i giovani stessi . Nessuna istituzione, nessun educatore, però possono sostituirsi all’autonoma iniziativa e al proprio senso di responsabilità. Come sempre nella vita, anche i giovani devono comprendere che certe realizzazioni non cadono dall’alto. Richiedono sacrifici, autocontrollo, difficoltà e perché no, la comprensione che il lavoro è spesso ripetitività, gerarchia, norme da rispettare. Solo la consapevolezza di questa realtà, la partecipazione responsabile di tutte le varie componenti unitamente ad un ampio rinnovo della nostra inetta classe politica, potranno innescare quei processi involutivi che ci porteranno al superamento delle attuali gravi difficoltà, e delle gravi preoccupazioni anche per l’ordine democratico oggi incombono sul nostro bel Paese.