Quanti Aziz nei campi profughi? Appello al Presidente Ponti: blocchiamo subito il centro a Limbiate

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Alla fine è successo, e nei peggiori dei modi, sferrando un pugno tremendo alle anime belle di casa Italia. Aassoul Amine, detto Aziz: per le idiote leggi italiche costui era un potenziale profugo, un richiedente protezione internazionale. Per il Marocco, sua nazione d’origine, e per tutte le persone dotate di un briciolo di buonsenso, era ed è un delinquente, un criminale della peggior specie.

Spesso ho scritto su queste pagine dei rischi e dell’insensatezza del sistema di accoglienza e gestione dei presunti profughi, che in gran parte profughi non sono: quando va bene sono semplicemente immigrati economici, quando va male sono delinquenti, quando va malissimo sono assassini criminali. Non c’era bisogno di Aziz per intuirlo, non c’era bisogno di un ragazzo sgozzato per accorgersene, sarebbe bastato aprire gli occhi, e mettere in secondo piano gli interessi economici di chi gestisce la rete di accoglienza e mettere in primo piano la sicurezza di tutti. Tra i richiedenti asilo si può annidare e nascondere chiunque, anche pregiudicati già espulsi in Italia, assassini criminali come Aziz che le anime belle accolgono come fosse gente che scappa dalle guerre, quando invece la guerra la portano a casa nostra. Si dirà che Aziz è solo uno, che di criminali ne abbiamo molti pure a casa nostra, e quindi si cercherà di fare spallucce e di dimenticare presto il ragazzo di Terni sgozzato come una bestia per strada, senza nessun motivo.

Ma chi può assicurarci che Aziz sia solo uno? Forse le stesse anime belle che ci assicuravano che Aziz fosse un povero ragazzo che scappava dalla guerra, quando era un noto e incallito criminale? Nessuno lo può sapere quanti Aziz ci sono in Italia, sappiamo però che potenzialmente potrebbero essere diversi. I tanti Aziz sono in Italia grazie a organizzazioni che per aumentare il business dell’accoglienza aiutano Aziz ad aggirare le leggi dello Stato: aiutano tutti a fare richiesta di asilo politico, in spregio ad uno dei pilastri della civiltà e del diritto internazionale, e se anche questo viene respinto lo spingono e consigliano a fare ricorso. Una vera e propria rete, senza scrupoli, pronta a dare aiuto anche a criminali patentati. Per quale motivo? Semplice, per vile denaro. Più richiedenti asilo riescono a tenere nei vari centri e più si fattura allo Stato, cioè più si incassano soldi. Sinceramente, non possiamo permetterlo. 

L’ho già scritto tante volte su queste pagine, sono i numeri a dirci che qui non siamo davanti a profughi che scappano dalle guerre. Guardiamo la nostra Brianza: circa 300 richiedenti asilo, oltre 290 sono giovani e uomini, praticamente assenti le donne, i vecchi e i bambini. Ma che razza di profughi sarebbero questi? Sono immigrati economici, a cui qualcuno suggerisce di presentare domanda d’asilo, come ha fatto con Aziz. 

A Limbiate il Presidente della Provincia Ponti, per accogliere questi profughi, che profughi non sono, ha deciso addirittura di sacrificare un pezzo di edificio della provincia stessa, senza pensare prima ai rischi sanitari e di sicurezza; ha deciso di allestire un campo di presunti profughi nello stesso stabile in cui insiste da anni uno dei più grandi centri di raccolta sangue dell’Avis. Quanti potenziali Aziz transiteranno da quelle stanze? Nessuno può saperlo, questo è il problema. Ma ne basterebbe uno, anzi basterebbe il rischio concreto, come già esiste, che ne possa passare anche uno solo, per tornare sui propri passi e fermare questa sciagurata scelta di allestire un centro di immigrati in promiscuità con un presidio sanitario. Caro Presidente Ponti, caro Prefetto, non attendiamo  la tragedia, non aspettiamo che accada anche qui ciò che per colpevole leggerezza è accaduto altrove: fermiamo il centro profughi al Formentano di Limbiate, subito e ora.