QUEL DIVARIO TRA LA PALUDE ROMANA E IL PAESE REALE. INTANTO TRIONFA LA BEATA IGNORANZA GRILLINA

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C’è una differenza evidente, quasi abissale in questi giorni, tra la palude della politica romana e il Paese reale. All’ombra della città eterna, politici e istituzioni, si lambiccano da oltre un mese ormai, alla ricerca di equilibri politici, soluzioni improbabili, accordi dell’ultima ora. Lontani anni luce da queste logiche, migliaia di imprenditori alzano a fatica la saracinesca della loro bottega ogni santa mattina, e chi riesce ancora a farlo si sente miracolato; tanti, troppi si vedono costretti e rassegnati a non riaprirla più, soffocati da tasse, burocrazia, banche e crisi economica.

Qualcuno ha accusato i toni troppo duri con cui Squinzi ha descritto lo stato di salute delle imprese a Bersani:”Non c’e’ rimasto tempo, siamo vicinissimi alla fine”,ha sentenziato qualche giorno fa. E’ semplicemente la descrizione di una realtà che molti si ostinano a far finta di non vedere.
Bisogna agire, subito e in fretta, con azioni shock, incisive e risolutive.
Liberare subito risorse, allentando il patto di stabilità che strangola Comuni ed enti locali, saldare i debiti verso le imprese creditrici delle PA, attuare una moratoria temporanea sul DURC, per non condannare alla chiusura tutte le imprese e gli artigiani che hanno avuto crisi di liquidità negli ultimi mesi.
Ma non basta, bisogna agire sui consumi, ridando potere d’acquisto alle famiglie; subito il blocco dell’aumento IVA, congelamento dell’introduzione della TARES e abolizione IMU sulla prima casa.
Per dare poi una vera scossa ai consumi sarebbe utile dare vita a qualche week-end “tax free”.
Tutto questo ha sicuramente un costo, ma non possiamo continuare a pensare di poter risanare i conti dello Stato infliggendoci continui salassi che stanno portando il malato Italia dritto all’obitorio. Questo è il grido di dolore del Paese reale.

E la politica cosa fa? Purtroppo oggi il nuovo sarebbe incarnato dai grillini del 5 stelle, travolti ormai da una spirale anti-casta, che finirà per travolgerli, adesso che loro stessi sono ormai parte della casta.
Tra dirette streaming, telecamere richieste in ogni incontro, (salvo quelli dove loro stessi discutono e si dividono, rigorosamente coperte da segreto), diminuzioni di stipendi, pranzi al sacco e trasferte in bicicletta; azioni talvolta apprezzabili, altre volte infantili, ma in fin dei conti inutili per dare risposte ad un Paese in piena crisi.In tutta questa foga si rischia poi di coprirsi di ridicolo, come accaduto in almeno due occasioni in questi giorni.
La prima con il Vice Presidente grillino dell’Assemblea Siciliana, Antonio Venturino, immortalato mentre scendeva da un’Audi A6 con tanto di lampeggiante; “Questa non è un’auto blu, ma una vettura di servizio”, si è giustificato, risposta in perfetto stile “casta”. E aggiungendo giustificazioni ha fatto notare che non possiede nessuna auto, quindi come poteva fare altrimenti? A quel punto è partita una canea incredibile, con chi lo accusava di aver percepito rimborsi dalla Regione per qualche migliaia di euro proprio per la benzina della propria auto. Contro replica di Venturino, che specifica che lui un’auto non l’ha, ma usa abitualmente la Fiat Multipla del fratello. Fermiamoci qui, dover guidare una Fiat Multipla è, per chi scrive, condanna già più che sufficiente.
Ma Venturino è un semplice soldato 5 stelle, un “cittadino”, che può quindi sbagliare; ben più grave la grossolana gaffe del consulente della comunicazione Claudio Messora, noto blogger, arruolato direttamente da Casaleggio. Pubblica ieri 28 Marzo, sul suo Blog, un post a firma di Andrea Montefiori, dal titolo: “Senatori che non mollano l’osso”. L’accusa è a chi ricopre più incarichi, non solo tra Regioni e Parlamento, ma anche Sindaci e Consiglieri Comunali, con tanto di lista di proscrizione allegata. Il primo grossolano errore, quando scrive: “In un momento storico in cui il tema dei “tagli ai costi della politica” è una priorità (reale o solo di facciata), ci sono parlamentari che percepiscono stipendi, indennità, gettoni di presenza e vitalizi mentre siedono comodamente su due o più poltrone”.  E’ cosa abbastanza risaputa che le indennità non sono cumulabili, chi si dovesse trovare a ricoprire la carica di Sindaco/Assessore di Comuni o Province, per esempio, percepisce una sola delle indennità. La carica è comunque incompatibile per i Comuni sopra i 5.000 abitanti. Questo grillino, in piena trance fustigatrice, arriva a scrivere: “I parlamentari, senatori o deputati che siano, non possono presiedere più di un seggio istituzionale. Lo dice il 122mo articolo della Costituzione”, con tanto di link al testo della nostra Carta. Peccato che l’articolo in questione, avesse almeno preso la briga di leggerlo, parla solo delle incompatibilità dei componenti delle Assemblee o Giunte Regionali, che naturalmente in questi giorni decideranno se optare per il Parlamento o per la Regione, con buona pace di Andrea Montefiori e Claudio Messora.
Non si capisce cosa c’entrino tutti quelli inseriti poi nella lista dell’infamia, rei di occupare la poltrona del Consiglio Comunale del proprio Comune, magari di poche migliaia di anime, e che si riunirà non più di dieci volte l’anno.
Clamoroso poi questo passaggio:” Senza contare i rimborsi per le spese per alloggio, per il vitto, per lo staff. E se proprio dovesse capitare di dover pagare, non mancano diffuse scontistiche o, talvolta, conti gratis offerti dai ristoratori compiacenti.” Addirittura l’accusa verso i ristoratori compiacenti che sarebbero usi a offrire cene ai Consiglieri Comunali. Siamo alla follia.
Insomma, se questo è il livello di Claudio Messora, colui che dovrebbe evitare di far fare figuracce ai Grillini, fossi in loro non dormirei sonni tranquilli.
Una cosa è certa: non è questa la risposta che il Paese si attende, speriamo qualcuno lo capisca in fretta.

2 risposte a “QUEL DIVARIO TRA LA PALUDE ROMANA E IL PAESE REALE. INTANTO TRIONFA LA BEATA IGNORANZA GRILLINA”