Renzi dice che cambierà le idee del PD perché sono sbagliate. Modestamente noi l’avevamo capito da un pezzo.

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Alla fine è arrivato, atteso come l’inizio di X Factor 2013, l’intervento di chiusura di Matteo Renzi alla Convention della Leopolda 2013. Quasi un’ora di discorso, che alla fine si potrebbe condensare tutto in questo annuncio, sottolineato da applausi boati da stadio:

 

“Cambieremo le idee, perchè la sinistra che non cambia non è sinistra, la sinistra che non cambia si chiama destra”

Schermata 2013-10-28 alle 13.33.12Una frase che ha il marchio di fabbrica del “Renzi’s style”, ovvero carica di effetto, priva di senso, ma con un significato devastante, perlomeno per chi è in grado di coglierlo . Parole ad effetto, perché arrangiate sulle note del cambiamento, che è ciò di cui tutti oggi sentono uno sfrenato bisogno. Prive di senso compiuto, perché dire che “la sinistra che non cambia si chiama destra”, che senso ha?Oltretutto la destra è stata l’unica, certo costretta ed obbligata in maniera evidente dalla storia, a dover cambiare già più volte durante l’ultimo secolo; semmai è la sinistra italiana che si è ostinata a non cambiare mai, a non metabolizzare fino in fondo il crollo del muro di Berlino, ovvero il fallimento non solo di un’ideologia, ma anche di un’idea, anzi delle idee, come dice Renzi.

Ecco allora che arriviamo a cogliere il significato vero delle parole di Renzi: dice “cambieremo le idee”, ed è evidente che vuole invitare la sinistra ad ammettere finalmente, dopo oltre venti anni, che le idee in cui ha creduto fino ad oggi, quelle su cui ha costruito le politiche in campo economico, del lavoro, della famiglia e della gestione dello Stato, sono sbagliate, fallite, superate, un errore da cancellare. Peccato che meta Paese, caro Matteo, l’avesse capito da un pezzo che quelle idee erano sbagliate, ed è buffo pensare che ora basti dire “beh ci siamo sbagliati”, magari dirlo nel più simpatico accento fiorentino, e con un sorriso dimenticarsi di tutto; soprattutto pensare di cambiare le cose andando a governare con gli stessi uomini che ancora oggi in quelle idee, sbagliate e da cambiare, credono profondamente.

Forse ci vuole qualcosa di più che un buon discorso su un palco ben arredato, con microfoni old style, sedie colorate e la vespetta anni ’50. Insomma, l’immagine conta, ma alla fine un po’ di sostanza vi vuole, e quando si arriverà alla sostanza ci si ritroverà ancora il PD, con gli uomini del PD, ovvero un mix tra ex PCI ed ex DC, che credono ancora in quelle idee che sono da cambiare.

La paura da queste parti, dalle parti di chi ha sempre creduto che quelle idee fossero sbagliate, ancora prima che ci arrivassi tu a capirlo caro Matteo, è che tutta questa sia una bella operazione di marketing, che può seriamente avere successo, ma che non cambierà proprio un bel nulla. Un’altra occasione persa, un’altra rivoluzione mancata