Salario minimo – Bocciata mozione grillina al Pirellone

Condividi articolo

Andrea Monti (Lega): «Mozione ideologica. Sono altre le strategie per salvaguardare il tessuto produttivo lombardo»

«Quello del salario minimo è un tema particolarmente delicato ed impattante nel tessuto italiano e lombardo e non può avere un approccio ideologico, come era nella mozione grillina». Così il vicecapogruppo del Carroccio al Pirellone Andrea Monti spiega la bocciatura della mozione M5S che chiedeva l’istituzione del salario minimo.
«Semmai», spiega Monti, «è prioritario attuare politiche forti per il taglio delle tasse e la crescita della produttività. Come ribadito dall’Ocse, il problema in Italia negli ultimi anni è rappresentato essenzialmente dal cuneo fiscale-contributivo. Senza tali azioni è del tutto fuori luogo discutere di salari minimi. Del resto, la determinazione del salario minimo è già stabilita nella contrattazione collettiva e non dovrebbe essere definita per legge. Tra l’altro essa comporterebbe un aumento del costo medio del lavoro non inferiore al 20%, penalizzando ulteriormente tutto il settore produttivo, specialmente medio-piccolo, già duramente colpito dalla pandemia e dalle conseguenze della guerra all’Est».
«Altro effetto negativo del salario minimo, così come declinato nella mozione, sarebbe l’allontanamento dei lavoratori più qualificati e capaci, che non sarebbero remunerati in modo adeguato», aggiunge il consigliere regionale della Lega; «per tacer del fatto che la mozione pentastellata non teneva nemmeno conto del divario del costo della vita oggettivamente esistente tra nord e sud ma omologava indistintamente tutti i territori». «Per tutti questi motivi il Gruppo Lega ha votato convintamente in modo contrario ad una mozione che, com’era giusto che fosse, è stata bocciata», conclude Monti.