Ma si può riformare il Senato a colpi di tweet e con una ministra capricciosa?

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Ho da tempo l’impressione che in tanti, forse troppi ultimamente, abbiano preso l’abitudine di confondere la sprovvedutezza con il giovanilismo, maturando la malcelata convinzione che tutto sarebbe riducibile ad una questione anagrafica, e che il rinnovamento di uno stato e una classe dirigente intera, si possa limitare ad una semplice e mera sostituzione generazionale. Vero e proprio interprete, anzi direi santone moderno di questa nuova religione, è sicuramente Matteo Renzi; lui ha saputo prima e meglio di altri capitalizzare questo nuovo corso, e anche nella formazione del Governo ha con abilità giocato la carta di un esecutivo giovane e rosa. Il risultato è stato però quello di mettere insieme una squadra di mezze figure, funzionali all’esigenza primaria di non oscurare la luce emanata dal sovrano.
All’interno della compagine, una delle migliori interpreti di questo copione si sta rivelando la giunonica ministra Maria Elena Boschi; [tweetability]la ragazza è priva di qualsiasi esperienza, ma questo sarebbe un problema superabile, se solo riuscisse a dotarsi di un minimo di umiltà[/tweetability]; e invece no, giovanissima, inesperta e pure altezzosa, piena di sé, al limite dell’arroganza. Un mix esplosivo, che le sta facendo imboccare la strada, veloce e diretta, verso un possibile suicidio politico. Ha esordito confezionando una riforma demenziale del Senato, dove è riuscita a dare lo stesso peso, nella composizione della futura aula, ad una regione che ha i numeri di uno Stato, come la Lombardia, e una Regione che non ha nemmeno i numeri di una Provincia come il Molise. Tal quale, stessa rappresentanza. Una roba imbarazzante. E questo è solo un pezzetto di riforma, perché ci sarebbe pure dell’altro. Poi ha pensato di organizzarci pure un seminario, sempre sulla schifezza di questo testo di riforma, riuscendo addirittura nell’impresa di farsi rispondere “no grazie” da due iullustri invitati: Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky. Solitamente in questi casi si incorre sempre nel problema contrario, ovvero che non riesci ad invitare tutti quelli che vorrebbero esserci, e finisce che qualcuno si offende. Anche con i presenti non va meglio, visto che addirittura un costituzionalista amico, come Valerio Onida, si mette a tirare le orecchie a Renzi. Appare evidente che questo disegno di legge fa così schifo che non piace a nessuno, né tra la maggioranza né tra la minoranza. Una persona mediamente umile, di fronte a tale reazione, un paio di pensieri gli avrebbe abbozzati, ma lei invece no, ci mette pure il carico da novanta. Era il 6 aprile quando, spavalda, dichiarava a Maria Latella su Sky: «La maggioranza ha i numeri anche senza Forza Italia». E brava la Boschi. Chissà però dove fosse questa maggioranza, visto che ieri, arrivato il testo in Commissione, si è letteralmente squagliata, non pervenuta. Il Governo è prima andato sotto sulla votazione di un Ordine del Giorno a firma di Roberto Calderoli, e a quel punto, in pieno panico, solo grazie al tradimento di Berlusconi che è corso in aiuto a Renzi (che sicuramente un prezzo l’avrà pagato), ecco arrivare i voti proprio da quella Forza Italia di cui la Boschi credeva di poter fare a meno. Uno normale a questo punto pensa, magari ingenuamente, che dopo due tre colpi del genere una ridimensionata te la dai, e invece no! La risposta di questa sera, dopo la Caporetto delle riforme, è stata agghiacciante, riducendo tutta la vicenda ad un capriccetto contro Calderoli. Dichiara infatti la Boschi:“non la daremo vinta a Calderoli”. 

Ora mi domando: ma si può pensare di riformare l’intero architrave istituzionale di uno Stato, formalmente ancora democratico, libero e avanzato, facendosi dettare il timing dalle esigenze di tweettare del Premier oppure dai capricci di un suo Ministro? Perché la cosa importante della giornata, a quanto pare, era quella di permettere a Renzi di cinguettare felice alle 22.45:

“Riforma del Senato. Approvato il testo base del Governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! È proprio #lavoltabuona”

[tweetability]Più che nella palude, caro Renzi, a me pare di essere proprio nella merda[/tweetability], e questa è forse la #lavoltabuona che perdiamo pure quel briciolo di libertà che ancora ci è rimasta. Però non l’abbiamo data vinta a Calderoli, e cavolo! Mi sembra davvero questo l’aspetto fondamentale della vicenda, poi il Molise avrà tanti Senatori quanto la Lombardia, ma chissenefrega, l’importante è il tweet!