“La curiera di Fabio”. Una storia di ordinario (anti) buonismo, quello che funziona

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Vi racconto una piccola storia, anzi un episodio, uno dei tanti di cui è protagonista un mio amico e militante leghista. Fabio guida i bus di mestiere, e mica quelli da grande gita, tipo gran turismo tutto comfort e belle sciure in vacanze, ma quelli di linea, sempre pieni di una varietà di genti, storie, incazzature, gioie e bestemmie che il Davide Van De Sfroos ci ha scritto sopra uno dei suoi più grandi pezzi: “la curiera”.
Da un po’ di tempo Fabio è ormai esasperato, e ha preso l’abitudine di riportare qualcuna delle sue disavventure direttamente sulla propria bacheca di FaceBook.
L’ultima che ha raccontato è andata più o meno così come adesso vi racconto.
Fabio arresta il suo bus in prossimità della fermata, apre le porte e inizia a salire la gente. Tutto normale. Ecco che arriva un ragazzo, di origini marocchine, sfodera un abbonamento di un’altra società di trasporti e di un altro tragitto e lo porge a Fabio, convinto di trovarsi di fronte uno di quegli autisti che si è ormai rassegnato. Ha sbagliato a fare i conti, evidentemente. Gli è andata male insomma.
“Non puoi salire con questo, devi fare il biglietto!”. E per risposta riceve un bel:”Dai capo, fammi un favore, fammi salire lo stesso”.
Pausa.
A questo punto la storia arriva ad un bivio, come se ci si trovasse di fronte a due cartelli con segnate due direzioni diverse: da una parte c’è scritto “buonismo” e dall’altra “legalità”.

1. DIREZIONE “BUONISMO”
Molti, tanti e troppi, prenderebbero convinti la prima direzione, perché davanti ad un ragazzo che viene da lontano, magari sfortunato, e che comunque un abbonamento (anche se diverso) l’ha pagato, un occhio si può magari chiudere. Insomma, faccio una buona azione che magari mi fa guadagnare un pezzetto di paradiso, e dopotutto questa buona azione la faccio pure gratis, perché a pagarla non sono mica io ma i contribuenti. E poi vuoi mettere, niente polemiche, niente rotture, niente rischi; perché può anche succedere, se gli dico di no, che questo mi sferra due spintoni o peggio. Ma si dai, chiudiamo un occhio: “sali pure bello per questa volta, ma non farlo mai più, mi raccomando!”

2. DIREZIONE “LEGALITA’”
Fabio, che ha deciso di non avere più occhi da poter chiudere, prende invece l’altra direzione, che non è mica quella della cattiveria, o che ti porta all’inferno, semplicemente è quella della legalità, quella vecchia voglia ormai fuori moda di rispettare le regole. Poi magari auspichiamo che siano poche e chiare queste regole, però rispettiamole.

“Favori finiti, bello mio”, risponde Fabio e io me la immagino già la sua faccia, quella tra l’incazzato e il divertito.
“Ok va bene capo, faccio il biglietto ma adesso andiamo!”.
“Andiamo? Vuoi per caso guidare tu? Guarda non c’è fretta e qui le cose funzionano in maniera semplice: sali, paghi il biglietto ti siedi e io accendo il bus e si riparte, ok?”.
Il ragazzo tira fuori i soldi, sbofonchia un po’ perché sta roba delle regole da seguire è un po’ noiosa.
”Ok capo, però non è giusto, il biglietto è caro, qui tutto è caro e poi io già pago un abbonamento di 50€!”.
Fabio, con assoluta calma, cerca di spiegare come funziona in maniera semplice la tariffazione del trasporto locale, e che se hai un abbonamento di Canicattì non è che puoi girare anche ad Appiano Gentile. Il ragazzo non è mica convinto, ma una volta saldato il debito e ripartito il bus, inizia un breve dialogo tra i due.

“Capo, ma quanto guadagni tu per guidare questo bus?”.
“Amico mio, io per portare in giro la gente guadagno 1250€ al mese, ho una moglie e un figlio, mi sono diplomato mentre lavoravo e adesso sto frequentando l’università, sempre lavorando, sempre con 1250€ al mese. Lavoro, sudo, sgobbo, guadagno magari poco, ma cerco di rispettare le regole e cerco di farle rispettare agli altri, almeno sul mio bus”.
“Capo ma tu non hai capito niente di come funziona! Anche mio padre lavora qui, però guadagna 2.000€, anche io lavoro qui, ma in nero e porto a casa 600€ ogni mese. In famiglia siamo però in sei”.
A questo punto Fabio un po’ si interroga.
”Sarà dura con sei persone, noi siamo in tre e abbiamo il mutuo da pagare per la nostra casa, e immagino che in sei non sarà facile con il mutuo”.
“No capo, noi niente mutuo. Perché dici mutuo? Noi viviamo in una casa popolare e paghiamo affitto di 150€ al mese. E ti dico anche capo che alla fine con stipendio del papà e nostri lavoretti, noi alla fine avanziamo anche qualche bel soldino ogni mese.”

La storia finisce qui, perché a quel punto Fabio non ha più parlato, si è solo sentito un po’ pirla, e per un attimo, solo per un attimo però, ha pensato che forse il ragazzo aveva ragione quando diceva:”Capo ma tu non hai capito niente di come funziona!”.
Una cosa è certa e indiscutibile, che il più pirla di tutti è stato chi ha preso la direzione “buonismo” all’inizio della storia, e ha regalato il biglietto ad uno che tutto sommato stava forse meglio di lui.

Ecco perché il buonismo non funziona, perché è ingiusto, crea disastri e peggio, delle volte rischia anche di alimentare spaventosi e sanguinosi strumenti di morte, come il grande business dei barconi che ogni giorno solcano le acque a sud del Mar Mediterraneo. Perché se l’ha capito Fabio, nel suo piccolo mondo del suo grande bus, forse potrebbero capirlo anche Alfano e Renzi… che ne dite?

P.S.: so che qualcuno penserà che questa storia sia inventata, che non esista nessun Fabio. Fabio esiste, lo trovate (quasi) ogni giovedì nella nostra sezione a Lazzate. Diciamo che lui ha un modo un po’ più duro e diretto per far arrivare i messaggi, ma il senso alla fine non cambia.

Una risposta a ““La curiera di Fabio”. Una storia di ordinario (anti) buonismo, quello che funziona”

  1. BELLA E FABIO UNA BELLA PERSONA………..