SUI PRATI NON SI PUÒ CANTARE, SOLO COSTRUIRE SUPERMERCATI. MONZA DICE NO AI GRANDI CONCERTI. LA MUSICA È CULTURA E LIBERTÀ, RIBELLIAMOCI.

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Alla fine i signor “No” possono cantare vittoria, sono riusciti a cancellare i grandi concerti a Monza. Chi non potrà proprio cantare sono invece artisti del calibro dei Muse, Radiohead, Green Day, The Who, Pearl Jeam e finiamola qui con l’elenco, per non farci del male.
Sia chiaro, non potranno cantare a Monza, perchè nel resto del mondo la gente continuerà a fare la fila per assistere ad uno dei loro concerti.
Questi signor “NO”, hanno un nome e un cognome, eccoli in rigoroso elenco alfabetico: Comitato Basta Cemento, Comitato Beni Comuni Monza e Brianza, Comitato per il Parco A. Cederna, Comitato “La Villa Reale è anche mia”, Italia Nostra, Legambiente. Non manca la politica, con la Lista Civica Città Persone e il Movimento 5 Stelle. Nel loro comunicato annunciano che la società organizzatrice Vivo s.r.l. avrebbe rinunciato al progetto: “in considerazione del ritorno di immagine negativo testimoniato dalle molte espressioni contrarie di cittadini, associazioni, comitati e forze politiche”. Come dire, la caccia alle streghe ha avuto successo. Mi domando per quale motivo una città e una Provincia intera debbano rimanere ostaggio di un manipolo di professionisti della protesta. In un momento di forte crisi economica, dove andrebbe colta ogni occasione di rilancio e valorizzazione del nostro territorio, è quasi criminale non comprendere il potenziale offerto da questo tipo di eventi. Qualcuno sostiene sia stata una battaglia per difendere l’ambiente, il Parco, l’ecosistema. Tutte balle. E’ solo politica. “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, diceva qualcuno, ma non posso evitare di pensare che il dietrofront del Sindaco di Monza, che prima avvalla la delibera del Consorzio del Parco per organizzare i concerti, e poi ci ripensa, sia stata probabilmente la moneta di scambio per far digerire l’operazione “nuovo Esselunga”, giusto per abbozzare un’ipotesi. Votata in tutta fretta, uniti e compatti, soffocando velocemente i mal di pancia. Non si spiegherebbe altrimenti tutta questa foga nel difendere un prato da tre concerti, mentre su un altro prato ci costruiscono un supermercato, l’ennesimo.
Il solito teatrino della politica insomma, il trionfo di Macchiavelli, dove però a farne le spese è anche il nostro futuro. Mi domando poi in quanti abbiano letto il progetto messo in campo dal Consorzio, in quanti abbiano compreso che si trattava di un’area all’interno del grande anello di velocità del circuito, a ridosso dei paddock; un progetto che prevedeva il divieto di distribuzione di bottigliette d’acqua, che incentivava l’auto recupero di lattine, dimostrando attenzione ai problemi ambientali. Si poteva pretendere più garanzie, avevo proposto di sedersi attorno ad un tavolo e discuterne, ma non c’era nessuna disponibilità al dialogo, questo è apparso fin da subito chiaro ed evidente, vi era solo la fretta di tornarsene a casa con lo scalpo in mano, e intanto si chiudevano occhi, naso e bocca davanti a ferite ben più profonde inferte al territorio. Ma capite che se c’è l’amministrazione “amica” al comando, allora bisogna tacere, minimizzare, creare diversivi; l’appartenenza politica viene prima di ogni altra cosa. E questi sarebbero i difensori del territorio e dell’ambiente? Comincio a comprendere perché vantiamo il primato nella classifica per il consumo di suolo.
La Vivo s.r.l. organizzerà concerti altrove, Radiohead, Green Day, Pearl Jeam, troveranno mille piazze pronte ad ospitarli; è chiaro che a perderci sarà solo Monza e la Brianza, incapace di crescere, incapace di aprirsi al mondo, mutilata da visioni miopi di persone che non riescono ad aprire il proprio orizzonte. Non ci trovo niente di nuovo in tutto questo, purtroppo. Fatte le dovute proporzioni, dalla distruzione della biblioteca di Alessandria per mano del Generale Amr ibn al-As, al Bücherverbrennungen di Berlino, passando per il falò delle vanità di Savonarola, spesso la cultura pare soccombere sotto i colpi della paura. Perché la musica è cultura, libertà, ricchezza, non solo divertimento e svago. Consoliamoci, queste sono sempre vittorie effimere, parentesi buie, destinate alla condanna della storia.

3 risposte a “SUI PRATI NON SI PUÒ CANTARE, SOLO COSTRUIRE SUPERMERCATI. MONZA DICE NO AI GRANDI CONCERTI. LA MUSICA È CULTURA E LIBERTÀ, RIBELLIAMOCI.”