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Il Blog di Andrea Monti

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Ius soli, falso problema. In Italia record di cittadinanze

11 Dicembre 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

ius soli

Mentre la politica discute di ius soli, l’Italia stacca il record europeo di concessione di cittadinanze: superate le 400mila nel triennio

ius soli
fonte: http://www.ilpost.it/2017/04/03/come-funziona-negli-altri-paesi/

Ius Soli – Il dibattito pubblico in Italia, politico e non, si lascia spesso trascinare in furiose polemiche sul nulla. Ci si accapiglia come matti su questioni che non farebbero comunque la differenza. Fiumi di parole, scontri verbali, manifestazioni oceaniche. Il tutto a vantaggio solo della propaganda spicciola. Il merito sta sempre altrove. Un esempio clamoroso è legato alla questione dell’art.18, quello che regolava il licenziamento senza giusta causa. Quando il centro destra buttò sul tavolo l’idea di modificarlo, si scatenò l’inferno. La sinistra schierò l’artiglieria pesante, i sindacati sganciarono la bomba atomica. Quando il PD ritornò al governo, Matteo Renzi cancellò subito l’art. 18. Segno che la questione era tutta ideologica, perché i problemi dell’occupazione stavano altrove.

IUS SOLI? IN ITALIA C’È GIÀ RECORD DI CITTADINANZE AGLI STRANIERI

Su questa legge che viene chiamata «Ius Soli», sta andando in scena lo stesso teatrino. Uno scontro ideologico, con la sinistra che dice di battersi a favore dell’introduzione in legge di questo principio, così da risolvere il problema degli stranieri, a cui oggi sarebbe preclusa la via della cittadinanza.

Tutte balle. Nel periodo 2013-205, non esiste altro Stato europeo che ha concesso più cittadinanze dell’Italia [fonte ISMU]. Sono oltre 400mila quelle rilasciate solo nell’ultimo triennio. E non è finita qui. I dati ci dicono che L’italia è l’unico Stato in controtendenza, ovvero con le concessioni di cittadinanza agli stranieri in costante aumento, mentre negli altri Stati stanno stringendo il numero delle concessioni.

In un contesto del genere, avessimo una classe politica normale e non cialtrona e parolaia, dovremmo essere qui ad interrogarci sul perché e sul come invertire questo flusso, allineandoci così al comportamento dei nostri partner europei. Invece siamo la repubblica delle banane, dove gli interessi delle corporazioni e della propaganda spicciola prevalgono su tutto. Ecco allora che ci accapigliamo sul come facilitare ulteriormente l’ottenimento della cittadinanza per gli stranieri, con sindacati, patronati e cooperative che suonano la grancassa fiutando il business. Folli e irresponsabili.

IL PROBLEMA NON È LA LEGGE, MA LA SUA APPLICAZIONE

Senza contare che la legge che attualmente norma e regola l’ottenimento della cittadinanza italiana, ovvero la n. 91 del 1992, prevede già un percorso chiaro e preciso che permette agli stranieri a diventare cittadini italiani. Anche perché, come abbiamo visto, sono tantissimi gli stranieri che ogni anno diventato italiani, oltre 200mila nel solo anno 2016.

Il problema, ci par di capire, è che questa legge non la conoscono in molti. Se la conoscessero e se si fossero presi la briga magari di parlare con qualche straniero, avrebbero capito al volo che il problema non è lo ius soli. La cittadinanza si ha diritto di richiederla già dopo solo 10 anni di residenza continuativa, che è un periodo relativamente breve. I figli minori, una volta che i genitori sono diventati italiani, acquisiranno automaticamente la cittadinanza. Nel caso i genitori non desiderino diventare italiani, i minori nati in Italia al compimento del 18esimo anno di età diventano italiani con una semplice comunicazione (da formalizzare entro sei mesi dal compimento della maggiore età). Dove sta allora il problema?

Un problema grave c’è, ma non è nella legge, bensì, come spesso accade, nella sua applicazione. Per via di un iter lungo e farraginoso, scandito dai tempi della burocrazia italica, quei dieci anni per l’ottenimento della cittadinanza diventano spesso e facilmente 15 o anche 18.

Ma allora, ci domandiamo, intervenire per abbreviare il tempo dei dieci anni, oppure pasticciare la legge inserendo la cittadinanza per i figli minori ma non per i genitori, come lo sciagurato disegno di legge, cosa diavolo servirebbe? Probabilmente a poco o nulla, visto che poi si starebbe ancora in fila ad attendere la burocrazia e i suoi tempi biblici. Serve solo a far caciara e a preparasi per la prossima campagna elettorale. Insomma, dopo aver preso per il culo milioni di elettori italiani, ora la politica inizia a prendere per il culo milioni di stranieri. Si chiama par condicio.

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Il fascismo pare tornato ad Arcore, sta in maggioranza ed è rosso

20 Novembre 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

fascismo

Fascismo? Ad Arcore se critichi l’Anpi non hai più diritto di parola in Consiglio. Forse dovremmo iniziare a difenderci da questi fascisti rossi, attraverso una pacifica rappresaglia

fascismo

Ci risiamo. Il delirante tour della «mozione antifascista», che già aveva fatto tappa a Monza, Bernareggio e Nova Milanese, atterra nel Consiglio Comunale di Arcore. Il contenuto? Sempre il medesimo squadrismo rosso. L’obiettivo è, letterale dal testo, « impedire agibilità politica» ad alcuni soggetti, anche partiti politici, come specificato espressamente. Ci domandiamo, a noi che piace la democrazia e siamo repellenti ai fascismi rossi e neri, come sia possibile che ad Arcore non valgano le garanzie costituzionali? Ovvero, se un partito partecipa regolarmente alle elezioni indette nello Stato italiano, senza mai essere stato ricusato o escluso in applicazione delle leggi che vietano la ricostituzione del partito fascista, su quali base il Podestà (magari a loro piace essere chiomati così) di Arcore intenderà impedirne o limitarne la libertà d’azione?

Non solo, addirittura si arriva a dire che queste formazioni politiche (non meglio specificate) non dovranno più avere diritto di parola in Consiglio Comunale.

2. individuare le forme e le modalità più efficaci secondo quanto stabilito dall’ordinamento per non consentire che tali formazioni possano prendere parola durante i Consigli Comunali

Perché dovremmo prima o poi intenderci su cosa possa significare essere fascisti nel ventunesimo secolo? Tralasciando i riferimenti a ideologie e dittatori del secolo scorso, morti e sepolti da metri di terra (per fortuna), per me l’essere fascista sta negli atteggiamenti e nelle azioni che vengono propugnate. Cercare di tappare la bocca a chi non la pensa come te, come vuole fare la maggioranza di Arcore, è un atteggiamento che assomiglia molto al fascismo. Magari non c’è l’olio di ricino e il manganello, ma quelli potrebbe sempre portarli qualcun altro, come quei simpatici ragazzi «di sinistra» che amabilmente mettono spesso a ferro e fuoco le città, distruggendo vetrine e negozi, o aggredendo i pacifici militanti della Lega, come successo a Monza. Non è fascismo anche questo? E chissà poi quali saranno queste azioni o fatti di stampo fascista che hanno creato tanto allarme sociale ad Arcore? Andiamo a memoria, ricordandoci che effettivamente sì, qualche azione dal sapore fascista in città si era registrata. Per esempio quando un tizio, in realtà un noto esponente politico cittadino, fu fotografato mentre era intento a strappare i manifesti dell’avversario, peraltro regolarmente affissi. Atto deplorevole, un gesto abbastanza cretino e infantile, ma certo non mi sembra tale da giustificare l’allarme rosso rispetto alla democrazia della comunità arcorese. La cosa ridicola è che il personaggio protagonista del bel gesto, colto in flagrante e reo confesso, era  giusto un assessore di questa maggioranza di sinistra, che ora agita il rischio fascismo e lancia strali verso il pericolo antidemocratico. Siamo al ridicolo.

C’è poi un passaggio ancora più pericoloso, in questa mozione al gusto di olio di ricino, ed è questo:

valutato che sempre più spesso con interventi sui social più diffusi, come Facebook e Twitter si tenta di avallare, giustificare, osannare quanto avvenuto durante il «ventennio» fascista in Italia, nel contempo denigrando e accusando le associazioni antifasciste, i partigiani e l’Anpi

E qui casca l’asino. Come può essere una colpa grave, tanto da essere privati del diritto di parola in Consiglio Comunale (sì, è previsto addirittura questo) , criticare e accusare l’Anpi? Ovvero, quel manipolo che tenta pervicacemente di speculare ancora su una guerra civile morta e sepolta nel secolo scorso? Come possiamo non accusare e criticare gente, come l’Anpi, che si permette di criticare la scelta di ricordare attraverso una targa, è accaduto a Noli, il feroce stupro e assassinio di una bambina di tredici anni? E opporsi alla commemorazione solo e soltanto perché il crudele atto è avvenuto per mano partigiana, ovvero quelli della loro parte? Che differenza trovate tra chi tenta di giustificare o minimizzare le stragi fasciste e quelli che vorrebbero negare gli eccidi dei partigiani rossi? A questo punto c’è da intendersi, perché se si vogliono escludere i movimenti che hanno atteggiamenti fascisti, allora l’Anpi dovrebbe essere tra i primi candidati all’esclusione. Talvolta si comportano proprio come fossero loro i nuovi fascisti. Rossi o neri non fa differenza, almeno per chi si pone dritto in faccia alla stella polare che è la democrazia. A me non piace parlare di rappresaglia, tanto cara alle fazioni rosse e nere che animarono la guerra civile italiana, ma una reazione a questo punto sarebbe opportuna. Per come la penso io, se l’Anpi continua a promuovere, direttamente o indirettamente, queste iniziative liberticide, sarebbe il caso di pensare se valga la pena di invitarli ancora alle commemorazioni ufficiali. Credo che se vanno avanti così non meritino nessuno spazio, almeno tra chi ama la democrazia e la libertà di pensiero. E spero che siano ancora maggioranza.

 

Leggi il testo della Mozione presentata in Consiglio Comunale ad Arcore

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Ius soli, ennesima truffa della sinistra

20 Giugno 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

La cittadinanza per gli stranieri non era davvero un problema, ma i sinistrati italiani stanno correndo per approvare la prima ed unica legge in Europa che introdurrà il principio dello “ius soli”

ius soli

Dicono che sia una priorità. Dicono che ci siano decine di migliaia di giovani cittadini stranieri, nati e cresciuti in Italia, che non pensano a nient’altro se non a quando diventeranno cittadini italiani. Pare strano che ci sia tutta questa voglia di diventare italiani, ma ci dicono essere così. Sarà vero? Siamo sicuri? Credo ci siano buoni motivi per dubitarne. Ma soprattutto, interroghiamoci, è davvero un problema così sentito quello della cittadinanza italiana per gli stranieri?

Sinceramente, guardandosi intorno, appare più un problema per i soliti quattro «sinistrati», quelli che ogni tanto trascinano il Parlamento nella difesa di battaglie che fanno a pugni con il buon senso.

Ricordiamolo, pochi stranieri vogliono vivere in Italia

La verità è che di studi seri non ne sono stati fatti molti, ma ho già avuto modo in passato di citarne uno del 2008. I risultati? Ci dicono che solo una minima parte di stranieri desidera rimanere qui in Italia per tutta la vita, un risicato 26%. Anche i meno svegli tra di voi, sono certo, intuiranno che se uno non vuole rimanere in italia tutta la vita, difficilmente potrà sentirsi così italiano da desiderare a tutti i costi la cittadinanza.

Interrogati poi sul potenziale interesse ad ottenere la cittadinanza, risponde sì «solo» il 55%. La maggioranza degli stranieri, vero, ma una maggioranza davvero risicata. Se poi ci aggiungiamo che la maggioranza di questi sogna la cittadinanza come mero strumento per non rinnovare più il permesso di soggiorno, capiamo che la battaglia sulla cittadinanza è una roba che interessa solo 4 radical chic, su cui si sta costruendo il solito circo della politica italiana. Chi ne farà le spese? Indovinate un po’…

L’attuale legge scoraggia l’ottenimento della cittadinanza? Balle.

A sentire i soliti tromboni, quelli che ci viene la nausea solo a nominarli, una revisione della legge è necessaria, perché ottenere la cittadinanza sarebbe troppo difficile. A parte che non si capisce il motivo per cui l’ottenimento della cittadinanza, e non un etto di prosciutto dal banco salumi, dovrebbe essere facile, i dati smentiscono anche questa tesi.

I dati del dossier del Senato parlano chiaro: il numero di non comunitari diventati italiani erano meno di 50mila nel 2011 e sono oltre 120mila nel 2014, segnando una crescita del +143%. Vi paiono numeri che disegnano una difficoltà nell’ottenere la cittadinanza? Non credo proprio.

Una legge che produrrà bambini stranieri nella loro stessa famiglia

L’attuale legislazione ha una impostazione chiara e lineare: la cittadinanza del minore, nato o meno in Italia non fa differenza, segue quella dei genitori. Quando i genitori diventano italiani, automaticamente lo diventano anche i figli, oppure se il genitore non vuole, il figlio minorenne non diventerà italiano fino alla maggiore età. A quel punto sarà emancipato, e la legge prevede che sia sua la scelta se accettare di diventare italiano o meno. Una roba di assoluto buon senso, nella misura in cui un minore si auspica possa rimanere nella propria famiglia d’origine il più a lungo possibile.

Cosa propongono invece i sinistrati? La loro idea di famiglia, ma questo lo sapevamo già, è abbastanza bislacca. Secondo loro a fare la differenza è dove nasce un bambino: quindi con la nuova legge, se approvata, basta nascere in Italia e si diventa subito italiani. Il famoso principio dello ius soli, con l’unica condizione che i genitori siano residenti legalmente in Italia da almeno 5 anni. E i genitori? Avranno anche loro la cittadinanza? Naturalmente no, i genitori continueranno ad avere in tasca la cittadinanza straniera, pur avendo partorito un figlio italiano. Vi pare abbia senso una famiglia in cui il genitore è straniero e il figlio neonato è già italiano? Una follia, tanto che una legge simile non si trova in nessun Stato d’Europa.

Il nodo della doppia cittadinanza, perché viene permessa?

Sapete che i Cinesi, che sono una delle comunità più numerose e più anticamente presenti in Italia, non compaiono ai primi 10 posti delle nazionalità di chi ottiene la cittadinanza? Vi domandate perché? Semplice, la Cina è uno di quei Paesi che non permette la doppia cittadinanza. Ciò significa che se un cinese vuole diventare italiano deve rinunciare alla cittadinanza cinese. E non ci rinunciano.

Perché l’Italia permette invece la doppia cittadinanza agli stranieri? Perché se sosteniamo che queste persone si sentono solo e soltanto italiani, non chiediamo loro di rinunciare alla cittadinanza d’origine? Non per una forma di ripicca, ma per avere la certezza che la richiesta di cittadinanza non risponda ad un mero interesse burocratico, piuttosto ad una condivisione piena di principi e di valori e di voglia di integrarsi.

Invece niente di tutto questo, i sinistrati corrono solo a regalare le cittadinanze, come fossero noccioline.

Lo ius culturae, una totale idiozia legislativa

Nella nuova legge si è inventata addirittura l’introduzione dello «ius culturae», una forma agevolata per ottenere la cittadinanza. Se lo ius soli vale per chi ha emesso il primo vagito in Italia, lo «ius culturae» vale per chi ha emesso dal secondo vagito fino ai 12 anni in Italia. In questo caso si ottiene la cittadinanza semplicemente dopo cinque anni di «frequentazione» di scuole o corsi. Badate bene, non si parla di diplomi o di esami positivi. Si parla semplicemente di 5 anni di studi, anche di scuole professionali, senza però specificare che sia necessario studiare e non solo frequentare. Ecco l’idiozia: si parla di «ius culturae», salvo poi fregarsene se la persona abbia semplicemente scaldato il banco oppure imparato qualcosa. Ma che cultura sarebbe questa, scusate? Ah già, una cultura italiana.

Filed Under: Politica Tagged With: ius culturae, ius soli, lega nord, legge, minori, PENSIONI, Senato, stranieri, truffa

Il Congresso l’ha vinto la Lega. Rimangono Lega Nord e Padania

23 Maggio 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

Un congresso che ha deluso i più esagitati, quelli che tifavano per rivoluzioni e trasformazioni radicali. Rimane la Lega Nord, rimane la Padania, rimane l’art. 1 dello Statuto

congresso

E dopo il 21 maggio, incredibilmente, venne anche il 22 maggio. Il mondo non è finito. Tastiamoci e diamoci un pizzicotto, giusto per capire se esistiamo ancora. Si, ci siamo. Dopotutto era solo un congresso, ed è stato solo e semplicemente un congresso, come io auspicavo qualche giorno fa.

Probabilmente ci sarà qualcuno che è rimasto deluso, giusto quelli che dietro ad una tastiera hanno ringhiato per giorni con la bava alla bocca. Gente perlopiù che alla Lega non paga nemmeno una tessera. Lo hanno fatto per giorni, esortando qualcuno a far accadere qualche cosa. Hanno sperato in qualche scissione, si sono eccitati all’idea di nuove espulsioni, qualcuno preparava già la trasformazione del movimento. Non è accaduto nulla di tutto questo, e ora dovranno asciugarsi la bava alla bocca. Speriamo solo che lo facciano presto, evitando di sbrodolare ancora i loro inutili anatemi e le bizzarre idee su cosa, secondo loro, dovrebbe diventare la Lega Nord.

STATUTO, NOME E SIMBOLO NON CAMBIANO

A conti fatti, e a ben vedere, quel congresso che per qualcuno avrebbe dovuto rappresentare chissà cosa e chissà che, ha cambiato ben poco. Non vi sono state modifiche al nostro statuto, e per la verità nessuno ha nemmeno osato presentarle.

Insomma la Lega lascia immutate le proprie finalità, stampigliate chiaramente nel tanto vituperato articolo 1:

Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” è un movimento politico confederale costituito in forma di associazione non riconosciuta che ha per finalità il conseguimento dell’indipendenza della Padania attraverso metodi democratici e il suo riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana

Così come nessuna proposta di modifica di nome e simbolo è pervenuta. La Lega Nord rimane Lega Nord, il nostro glorioso Alberto rimane a difenderci con la spada sguainata, accompagnato dal fiero Leone di San Marco.

Qualcuno potrà obiettare che la linea politica non è più secessionista. Vero. Del resto non lo era già da molti anni. Quale novità allora? La novità è che a dispetto di mugugni, perplessità ed esplicite richieste di stralcio, l’articolo 1 rimane intatto, così come la finalità del movimento. La più grande novità è che noi siamo ancora quelli che puntano alla Padania indipendente, e non è una cosa da poco. Poi ci sono le tattiche, strategie e strumenti, e quelle saranno scelte da chi è stato chiamato a ricoprire il ruolo di Segretario Federale.

IL SEGRETARIO NON CAMBIA E BOSSI NON SE NE VA

La leadership di Salvini non è mai stata messa in discussione, per la verità nemmeno dallo stesso Gianni Fava, suo antagonista nelle primarie interne. La candidatura alternativa segnava la necessità di alcuni, che rappresentano oggi una minoranza significativa, di tenere il punto fermo sulla questione settentrionale e sulla priorità del tema della libertà dei nostri popoli, che sono profondamente diversi e distanti da altri che popolano la penisola italica.

Questo, in sintesi, è stato anche il cuore dell’intervento di Umberto Bossi, applaudito in diversi punti, omaggiato e rispettato dalla maggioranza dei congressisti e delegati. Ha ribadito che non lascerà la Lega, ricordando però che a lui interessa una Lega che continui a battersi contro Roma, il centralismo italiano e per la libertà della Padania. Ha ricordato la necessità di «aprirsi come una margherita», affrontando la lenta perdita di chi per mille motivi si è allontanato in questi anni. Intervento lucido, chiaro e diretto.

Certo, qualche sciocco ha tentato di rovinare tutto lanciando qualche fischio, probabilmente fischi di frustrazione, di quelli che credevano che la Lega dovesse trasformarsi in qualcosa d’altro, e sono stati delusi. Alla fine l’operazione non è riuscita e sono ritornati in fretta composti e mansueti non appena il Presidente Giorgetti ha richiamato tutti al silenzio.

CHI HA VINTO IL CONGRESSO?

Alla fine a vincere il Congresso è stata la Lega Nord. Quella Lega che a dispetto di tutto e di tutti resiste negli anni, come fosse immortale, resistendo ad ogni attacco e ad ogni desiderio di trasformazione e annientamento. E questa è la più bella vittoria, ripartiamo da qui.

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Per favore, solo un congresso

11 Maggio 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

Qualcuno dovrebbe tirare il freno, si rischia di svegliarci il 22 con troppe ferite insanabili

congresso

C’è in giro un clima che non è per niente buono tra noi. Tra noi militanti, tra noi leghisti e tra noi padani. Non so perché alla fine va sempre a finire così. Potrebbe essere che noi non siamo poi tanto abituati a congressi con più candidati, sarà che non siamo abbastanza maturi, certo non riusciamo proprio ad imparare dai nostri errori. In queste ore, dove ci si sfida a suon di selfie, post violenti e meme vari, dovremmo domandarci se sia davvero necessario ridurci a queste cose? Lo è? Non credo.

E non serve fare l’analisi speciosa per capire chi avrebbe iniziato per primo. Non siamo all’asilo e poi non c’è mai uno che inizia per primo in queste cose.

L’unica cosa certa è che questo è un film che si ripete, tutte cose già viste, con gli attori che si scambiano i ruoli, con tante cose dette e fatte, di cui poi qualcuno se ne vergognerà o se ne pentirà. Perché è già successo. Fidati. Poi inutile rammaricarsi il giorno dopo, il mese dopo o l’anno dopo. Pensarci prima? Eddai. Se poi ci si illude che tutto finirà lunedì 22 maggio, o si è ingenui o si è in malafede. Non finirà tutto il 22 maggio. Da lunedì inizierà a covare la frustrazione, la rivalsa, il malessere. Succede così quando si avvelenano dei rapporti e quando ci si mette di impegno a esacerbare inutilmente gli animi. Dopo è difficile cancellare e superare. Dopo è difficile ritrovarsi come comunità, a mettere manifesti insieme, a distribuire volantini la settimana successiva per le elezioni dell’11 giugno. Dopo continui a vedere il nemico tra i tuo fratelli, e qualcuno come nelle migliori faide attende solo la vendetta. Succede così quando si vive un congresso come una battaglia, una guerra, un duello, o più banalmente una finale di Champion’s League. Io sono del Milan, tu dell’Inter, l’altro della Juve. E allora scambiamoci insulti e diamoci botte. Perché la cosa che fa rabbia non è tanto l’asprezza e la durezza del confronto, che può anche starci se è un confronto acceso tra tesi e linee politiche diverse. Ma qui non c’è niente di tutto questo. La maggior parte dei militanti non conosce nemmeno i programmi dei candidati, anche perché dove e come potrebbero leggerli? Dove e come sono stati illustrati? Tutto si riduce ad uno scontro tra fazioni, tra bande, tra squadre, che tra l’altro leggendo alcuni post sembrano più squadracce. Io penso che qualcuno dovrebbe tirare il freno, qualcuno che conta, qualcuno che può farlo. Perché stiamo scegliendo tra due leghisti e perché siamo tutti della Lega. E soprattutto perché altrimenti dopo le ferite è difficile rimarginarle. Molto difficile. Svolgiamo un Congresso, solo un Congresso, altrimenti il 22 sarà l’inizio della fine. E voglio sperare e credere che nessuno si ponga questo come obiettivo.

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Referendum sulla legittima difesa, quando si vota?

24 Marzo 2017 by Andrea Monti Lascia un commento

A che punto è il famoso referendum sulla legittima difesa che ha spinto milioni di persone a firmare in piazze e comuni d’Italia? Ve lo spiego.

referendum

Se ne discuteva moltissimo proprio nella scorsa primavera, con i nostri cellulari bollenti, raggiunti da raffiche di messaggini come questo:

Comunico a tutti coloro che ne siano interessati che presso l’UFFICIO SEGRETERIA o ANAGRAFE del vostro comune di residenza é possibile firmare per un referendum di iniziativa popolare sulla legittima difesa della casa e dei beni. Nella proposta di legge sarà potenziata la tutela della persona che difende la propria casa, i propri beni e i propri cari. La cosa più importante é che viene negato il risarcimento delle eventuali lesioni causate al ladro o agli eredi in caso di morte. Mi permetto di segnalarlo perché partiti, giornali e televisioni non ne stanno dando assolutamente notizia, pertanto vi prego di firmare e far firmare il maggior numero di persone.

Grazie.

C’è tempo fino a metà maggio circa

Serve solo la carta di identità in corso di validita ed essere residenti

PASSATE PAROLA ANCHE AD AMICI . SI DOVRANNO RECARE PRESSO I LORO COMUNI DI APPARTENENZA

C’era parecchio entusiasmo, perché lo strumento referendario, quando ben utilizzato e su temi decisivi, accende la sacrosanta voglia di protagonismo dei cittadini, troppo e troppo spesso esclusi dalla vita politica.

Dopo un lungo anno, a che punto siamo con questo benedetto referendum sulla legittima difesa? Quando si svolgerà?
Andiamo con ordine. Innanzitutto diciamo che nel giugno 2016, più di sei mesi fa, il segretario dell’IDV Messina ha depositato ufficialmente un milione duecentomila firme raccolte. Record di sempre per una raccolta firme, sintomo che tanti italiani per bene, stufi di essere  vittime a casa proprio di ladri e delinquenti, si sono gettati nelle piazze e nei comuni a firmare per l’indizione di un referendum.

Quindi? Quando si svolgerà questo benedetto referendum sulla legittima difesa? Mi spiace deludervi, ma non si svolgerà mai, mettete il cuore in pace. Ma come? E tutte quelle firme raccolte?

La questione è molto semplice, e l’avevo già spiegata giusto un anno fa su questi pixel. Lo strumento del referendum propositivo, ovvero quello che chiama a raccolta gli elettori per esprimersi sull’approvazione di una nuova legge, non esiste nell’ordinamento italiano e non è previsto in Costituzione. In Italia, con strumenti di democrazia diretta, si possono solo cancellare le leggi, attraverso i referendum abrogativi.

Ma allora? Per cosa diavolo raccoglievano quelle firme? L’Italia dei Valori, partito moribondo, orfano del suo fondatore Di Pietro, ha promosso una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare, che al pari di altre centinaia di disegni di legge, giace beato in Parlamento. Sul tema, tra l’altro, vi sono depositati molti altri disegni di legge, ma evidentemente manca la volontà politica dell’attuale maggioranza per discuterli.

Volontà politica, va per onestà ricordato, che proprio l’Italia dei Valori, quando ancora era in Parlamento, dimostrò di non avere, visto che fu proprio di Pietro a criticare l’allora Ministro Castelli, proprio quando intervenne per aumentare la legittima difesa.

Disse nel 2004 Di Pietro:

Castelli fa propaganda elettorale e terrorismo politico

Quindi, niente referendum. L’argomento, è questo il sospetto, serviva solo da specchietto per le allodole, una trappola per trascinare un milione di persone a firmare, convinte di farlo per un referendum, salvo poi scoprire che il referendum non ci sarà. Ordito da chi? Chi fu l’autore di quei messaggi che si propagarono come una catena di Sant’Antonio? Difficile dirlo, ognuno si farà la sua idea.

Intanto, questo disegno di legge che voleva essere referendum, giace nelle polverose stanze del Senato della Repubblica Italiana. Ecco qua la sua scheda, dove risulta come testo ancora «da assegnare» alla discussione. Insomma, buonanotte.



E l’Italia dei Valori? Che fa? Loro continuano a raccogliere firme, anche telematicamente sul loro sito, utilizzando l’argomento come perenne ed inesauribile fonte di propaganda. Dicono di aver raggiunto e superato i due milioni di firme, anche se le firme sono state già depositate a giugno 2016. Miracoli e misteri. Intanto il messaggino del referendum continua ad imperversare sui nostri cellulari, ad alterne ondate, come le migliori bufale.

Filed Under: Politica Tagged With: difesa, firme, galera, idv, ladri, lega nord, legge, legittima difesa, popolare, proprietà, referendum, Senato

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