Vaccino: ma la Lombardia va così male? No

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Abbiamo reagito con severità al minimo errore, ma non possiamo accettare uno stravolgimento della realtà. La Lombardia non è ultima, non è un disastro, non è il centro dei disservizi. Siamo quelli che somministrano più vaccini, un pezzo importante di tutto il sistema Italia.

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Se non avete pazienza, tempo o voglia, saltate direttamente più sotto, dove conoscerete i dati veri, quelli che davvero contano e che ci raccontano come Regione Lombardia non sia affatto il peggio oppure quel disastro che tutti si impegnano a dipingere con tinte fosche.
Se avete qualche minuto in più, partite dall’inizio, così costruiamo insieme un quadro più completo di cosa stia succedendo davvero.

Questa mattina ero ospite ad una trasmissione TV su TeleLombardia, «detto da voi» di Caterina Collovati. Tema? Naturalmente i vaccini Covid. Mentre mi recavo negli studi di via Colico a Milano, tra lo scarso traffico del lockdown e con voglia di rimanere sempre aggiornato sulle ultime accuse, ero sintonizzato su Radio24, la radio di Confindustria.
Sono ascoltatore assiduo dell’emittente, ma questa mattina, purtroppo, è stata un fulgido esempio di come sia facile manipolare l’informazione. La trasmissione era «24 Mattino», condotta da Simone Spetia, valido professionista, accompagnato da Paolo Mieli. Mieli è una colonna del giornalismo che non ha bisogno di presentazioni. Nemmeno c’è bisogno di ricordare o spiegare quanto sia abile a utilizzare la professione che svolge come una clava sul terreno della battaglia politica. Non è uno che si sia mai fatto tanti scrupoli. Nessuno scrupolo il 13 giugno 1971, quando firmò l’appello contro il commissario Luigi Calabresi: accusato di essere un «torturatore» e di avere «responsabilità» nella morte dell’anarchico Pinelli. Undici mesi dopo Calabresì fu barbaramente ucciso. C’è da dire, per amor di verità, che poi Mieli si pentì della firma. Giusto trent’anni dopo, nel 2002, dicendo che la firma la mise più o meno per sbaglio, comunque a suo dire quello era un appello per la «libertà di stampa». Argomento immaginiamo a lui particolarmente caro.

Così come molti anni dopo, il 28 marzo 2006, quando non esitò a schierare il Corriere della Sera, primo quotidiano di Italia, firmando un vero e proprio appello al voto per Romano Prodi. Governo tragico quello, che durò meno di 24 mesi. Anche lì, tra qualche anno, ci spiegherà forse che lo fece per la libertà di stampa e per il bene dell’Italia? Attenderemo pazienti.

Non vado oltre, questi due episodi sono però utili per capire con chi abbiamo a che fare. Gente bravissima e rispettabilissima, non fraintendete, uno tra i migliori professionisti in circolazione, ma che interpreta il proprio ruolo in maniera smaccatamente partigiana. Sembra quasi che il compito del giornalista non sia di informare, bensì di formare l’opinione di chi legge o ascolta. E qual è l’idea che voglio inculcare a forza nei loro lettori e ascoltatori oggi? Quella che politicamente conviene, ovvero che Regione Lombardia sia la peggiore regione d’Italia, perché guidata dal centro destra e perché ha un presidente della Lega.

Uno poi pensa, imbastendo una puntata tutta contro Regione Lombardia, che sicuramente ci sarà qualcuno di Regione Lombardia ospite, vero? Effettivamente, un ospite lombardo lo hanno chiamato. Menomale! Chi? Il Sindaco Del Bono di Brescia. Chi è Del Bono? Diciamo che possiamo a ragione definirlo lo Scanzi dei sindaci lombardi. Lo stesso Scanzi che l’ottimo Filippo Facci ha etichettato come «cazzaro». Del Bono è una garanzia da questo punti di vista. Lui era il Sindaco, pensate, che a gennaio 2021 (cioè una manciata di settimane fa), ancora attaccava Regione Lombardia per le chiusure, pretendendo che si dividesse la Lombardia in aree provinciali, sostenendo che andasse chiusa Milano e non Brescia. Poi la realtà lo ha sotterrato con la sua città ritornata al centro dell’emergenza. Per sua fortuna, anzi per fortuna dei suoi cittadini, Regione Lombardia non lo ha mai ascoltato. Per sfortuna nostra questo rimane invece sindaco di un capoluogo lombardo e trova ancora il coraggio di apparire su radio e tv, sputando sentenze come se la sua coscienza da primo cittadino fosse in perenne stato comatoso.

Del Bono non si capisce poi a che titolo parli? Cosa sa davvero della situazione vaccini Covid? A quanto pare poco. Infatti, non sappiamo se con dolo o in buona fede comunica dati palesemente FALSI. Nella trasmissione sostiene che solo il 30% degli over 80 siano stati vaccinati. Quando il dato ufficiale della Regione Lombardia è del 49%. Forse i report gli sono stati forniti direttamente da Scanzi? Probabile. Ancora più assurdo che lo stesso conduttore della trasmissione, a sentire tali numeri sballati, non abbia rivendicato quelli che sono pubblicati dal suo stesso editore! Già, perché sarebbe bastato collegarsi al loro sito, quello del Il sole 24 ore, e scoprire che i dati veri sono questi:
Fascia 80-89 in Lombardia: 41,4%
Fascia 90+ in Lombardia: 61,3%

Capisco che tutto questo, evidentemente, non sarebbe stato funzionale allo scopo della trasmissione: condannare la Lombardia ad essere vista come il peggio del peggio, in quanto leghista naturalmente.
E infatti lo stesso conduttore, incredibilmente, sostiene che la Lombardia avrebbe un problema con gli «over 80», rispetto ad altre regioni come il Lazio, che invece vanno molto bene.
Ancora, lo smentiamo con gli stessi dati che pubblica il suo editore:
Fascia 80-89 nel Lazio: 54,5%
Fascia 90+ nel Lazio: 53,2%

Il Lazio fa meglio nella fascia 80-89, la Lombardia fa meglio del Lazio nella fascia 90+. La percentuale dell’intera fascia over 80 della Lombardia è di 49% di copertura, come detto. Sfido a sostenere che la Lombardia abbia un problema sugli ovvero 80, essendo in linea alla media nazionale, meglio comunque di altre regioni. E questo, mi si permetta di ricordarlo, nel contesto di una scala demografica decisamente più complicata: noi abbiamo i numeri, la complessità territoriale e organizzativa di uno Stato. Non siamo il Molise, con tutto il rispetto dovuto.
La Lombardia è ampiamente la Regione che ha somministrato più dosi, circa 1,3 milioni quelle somministrate. Sabato abbiamo registrato in Italia la somministrazione di 120mila vaccini, la Lombardia da sola ne ha inoculati 30mila.
Il totale dice che in Italia sono state inoculate 7,5 milioni di dosi di vaccino, in Lombardia ne abbiamo fatto 1,3 milioni. La Lombardia rappresenta il 16% della popolazione italiana e le dosi somministrate da noi sono il 18% del totale Italia. Numeri reali, non giochetti di classifiche per sbertucciare chi sta antipatico.

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Ma è tutto inutile, perché l’obiettivo non è la salute dei cittadini lombardi o italiani. Per loro l’obiettivo è politico. E lo spiega bene Paolo Mieli, quando pesca appositamente una classifica funzionale al suo scopo, quella del rapporto tra dosi consegnate e somministrate. Lo fa per far notare che agli ultimi 7 posti ci sono 6 regioni con governatore della Lega, più una che è guidata da Toti, che comunque è un «mezzo leghista», a suo insindacabile giudizio. Non importa poi che sia una classifica con poco significato e costrutto e che le differenze tra le varie regioni siano di pochi punti percentuali. L’obiettivo è, in questo caso, far volare dalla finestra la Lombardia. Magari ci riusciranno, salvo poi pentirsene, dopo 30 anni naturalmente.

E ad un occhio distratto, lo ammetto, ciò appare come inconfutabile. Ma, giusto per mettervi il dubbio, sappiate che se pescassimo invece la classifica di incidenza dei vaccinati ogni 100mila abitanti, scopriremmo che la Liguria che Mieli ha messo dietro alla lavagna, balza invece ai primi posti della classifica. Quindi? La Liguria è buona o cattiva sig. Mieli? Dipende dalle classifiche che ci sottoponi, oppure dipende dall’idea di cui vuoi convincerci?

La verità è che questo giochino delle classifiche ha poco senso, serve solo come strumento di propaganda, per giornalisti e politici così mal ridotti che son costretti ad utilizzare un momento così tragico, in cui dovremmo essere tutti uniti, per darsi di gomito e tentare di dare la spallata all’avversario politico di turno. Poveracci. Mi fanno un po’ pena.

L’unico dato che davvero conta sono le persone, cittadini, esseri umani, che ogni giorno riusciamo a vaccinare. Nessuna regione vaccina più di quanto faccia Regione Lombardia. Qui un anziano su due è già vaccinato, così come medici e infermieri, così come stiamo vaccinando personale scolastico e ora i fragili a suon di oltre 30.000 vaccinazioni al giorno. E aumenteremmo pure, se solo arrivassero questi benedetti vaccini in quantità consona.

Intendiamoci, ciò non significa che in Regione Lombardia vada tutto perfettamente bene. No, come del resto non va perfettamente bene in nessuna parte d’Italia e del mondo. Ma stiamo parlando di errori che hanno coinvolti 2.400 casi su un totale di 1.231.522 dosi somministrate. Parliamo dello 0,2% di disguidi. Ma noi in Lombardia, abituati a confrontarci sempre con il meglio del mondo e non il peggio, protestiamo e ci arrabbiamo quando non funziona anche la più piccola cosa. Non facciamo spallucce. Se ci sono stati dei disservizi ed errori sul sistema informatico di prenotazione, per esempio, siamo corsi ai ripari. Nell’immediato, somministrando sempre le dosi a tutti quelli che si sono presentati, oppure senza mai sprecare nemmeno una dose, quando per errore è capitato che i prenotati non fossero stati avvisati.

Non ci siamo fermati, abbiamo chiesto severità e che paghi chi era responsabile di questi errori. Quanti lo fanno in politica in Italia? Quando mai avete visto questo atteggiamento nell’amministrazione pubblica? Il PD ha difeso Arcuri e i suoi errori fino allo stremo, nel concetto sbagliato che la «ditta» venga sempre prima dei cittadini. Per noi vengono prima i cittadini, e abbiamo talvolta anche sacrificato qualcuno della «ditta», che si è preso magari colpe che erano chiaramente condivise con altri.

Ma un secondo dopo esserci assunti le nostre responsabilità, dobbiamo con forza gridare lo scandalo di ciò che sta avvenendo. Dobbiamo cercare di reagire e ripristinare un minimo di verità. Per noi? Per la Lega? Per Fontana o per il Centrodestra? No. Lo dobbiamo alle decine di migliaia di operatori sanitari, volontari, medici e infermieri che stanno dando l’anima per vaccinare 10 milioni di persone, e che per primi hanno raggiunto e superato a grandi falcate il traguardo del milione di dosi somministrate. Lo dobbiamo a loro, mentre cerchiamo di evitare anche la più piccola falla o disservizio. Questa è una maratona, non una corsa sui 100 metri, e statene sicuri: vinciamo perché vacciniamo più di tutti. Il resto? Saranno chiacchiere che evaporeranno.