Ci risiamo, puntuale come l’avvento dell’anno bisesto (funesto), è suonato l’allarme per il salvataggio di Alitalia, ormai ribattezzata fAllitalia. L’ultima volta ci abbiamo guadagnato una concorrente del Grande Fratello, quella Daniela Martani resa famosa dal cappio sventolato per gioire del fallimento dell’azienda in cui lavorava (sic!), e poi una Consigliera Regionale, ovvero Maruska Piredda, quella immortalata nel gesto delle braccia alzate per esultare, anche lei, alla notizia del fallimento del salvataggio privato. Si è buttata in politica, da sindacalista che difendeva colleghi privilegiati a consigliera regionale dell’IDV, un partito morente. 

Questo è quello che abbiamo “guadagnato”, si fa per dire, dall’ultimo salvataggio di Alitalia, e già questo sarebbe un buon motivo per rabbrividire al pensiero che ne arriverà un altro; non si capisce proprio, ma proprio non si capisce, il motivo per cui un carrozzone scassato e inefficiente come Alitalia, capace solo di produrre debiti e pessimo servizi, debba continuare ad essere tenuto in vita con i soldi, sudati, delle nostre tasse. Falliscono ogni giorno centinaia di aziende, lavoratori a migliaia perdono il posto, e noi ci preoccupiamo di buttare altri quattrini pubblici per tenere in vita un cadavere.

E giusto per chiudere nella totale farsa la vicenda, ora veniamo a scoprire che a salvare Alitalia sarebbero le Poste Italiane! Le Poste, avete capito bene, il luogo simbolo dell’inefficienza pubblica e del disservizio fatto persone. Detta così può sembrare una barzelletta, e in fondo forse lo è. Purtroppo è tutto tragicomicamente vero e il conto, manco a dirlo, arriverà a noi.