Virzì insulta la Brianza e intanto il suo film prende 700.000€ di soldi (anche) nostri. Ribelliamoci.

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“Ho scelto la Brianza perhé cercavo un’atmosfera che mi mettesse in allarme, un paesaggio che mi sembrasse gelido, ostile e minaccioso”. Così il regista Paolo Virzì, presentando il suo nuovo film “Il capitale umano, descrive la nostra e la mia terra; facendola diventare addirittura un modello negativo, da additare come portatrice di tutti i mali del nuovo mondo e dei nuovi ricchi: scaltri, avidi e addirittura un po’ cialtroni. Insomma, quello stesso angolo di mondo che addirittura Stendhal , nel suo diario di viaggio, descrisse come “il paese più delizioso di tutta l’Italia”, sarebbe in realtà il ricettacolo delle peggiori specie della società di questa sgangherata penisola. Forse la differenza sta proprio nel fatto che Stendhal la Brianza la visitò davvero, prima di scriverci addirittura un libro (Diario del viaggio in Brianza)Virzì sembra invece essersi limitato alla caricatura di alcuni stereotipi falsi, una vera e propria opera di mistificazione, probabilmente un po’ frutto della voglia di additare in negativo la Brianza identificata come la terra del nemico politico, e tanto, diciamolo, frutto di ignoranza vera e propria.

Non sto stroncando preventivamente la pellicola, che uscirà nelle sale il 9 gennaio, ma non possono passare certo in silenzio i contenuti dell’intervista a Virzì su Repubblica.it il 6 gennaio.

Il film narra le vicende intrecciate di un immobiliarista fallito (Fabrizio Bentivoglio) e un finanziere senza scrupoli (Fabrizio Gifuni). Perché proprio in Brianza dunque? Ce lo spiega lo stesso Virzì:

 

“Mi interessavano due scenari, quello dell’hinterland con i grumi di villette pretenziose dove si celano illusioni e delusioni sociali, e quello dei grandi spazi attorno a ville sontuose dai cancelli invalicabili.”

 

Secondo il Woody Allen “de noantri”, proprio la casa sarebbe il simbolo di una ricchezza illusoria, facile, ottenuta quindi senza grandi fatiche. Uno schiaffo, se non un insulto, a tantissimi brianzoli, che hanno costruito le proprie casette, grandi o piccole che siano, con la fatica e il sudore, figli di quella tradizione che li ha cresciuti con il dogma del “laùra”. Venga in qualche bottega di Giussano o di Meda, in qualche fabbrichetta di Lissone o Seregno, venga Virzì a puntare il ditino contro chi avrebbe l’unica colpa di essersi costruito (e pagato) la propria casa a costo magari di tanti sabati e domeniche mattina passate a lavorare con la schiena curva e la testa bassa. Di cosa ci si dovrebbe vergognare?

Ma non è finita qui, Virzì prosegue di stereotipo in stereotipo, e punta il dito anche sul modello di famiglia; accanto a uomini avidi che pensano solo al denaro, troviamo mogli inutili che si accontentano di desideri materiali, e come se non bastasse, i figli sono abbandonati.

 

“Valeria Bruni Tedeschi è una di quelle mogli avvilite dalla loro inutilità, amate purché si accontentino della ricchezza, abbiano solo desideri materiali e innocui, non pretendano di condividere i pensieri del maschio. Valeria Golino è la compagna dell’immobiliarista pasticcione, è una psicologa che si occupa di perdenti, portata all’accudimento dei ragazzi balordi e anche di quel cialtrone che le vive accanto. I ragazzi, ancora minorenni, abbandonati a se stessi anche se schiacciati dalle ambizioni dei genitori o dall’avidità dei parenti, vivono una loro personale tragedia che è il fulcro del thriller.”

 

A Virzì sarebbe bastato leggere qualche capitolo de “Il Cavallo Rosso” di Eugenio Corti, quello sì vero capolavoro letterario, dove si respira l’alto valore dato alla famiglia nella cultura brianzola. Una concetto profondo di famiglia capace di contagiare anche la gestione del lavoro, della fabbrica come della bottega; arrivando a delineare quel sistema tutto brianzolo in cui anche il lavoratore si sentiva parte di una famiglia allargata e il titolare si avvicinava più alla figura di un padre che di un padrone. Peccato Virzì non abbia studiato la Brianza, e si sia limitato ad alimentarsi di leggende metropolitane, che evidentemente circolano in buon numero nei salotti radical chic che abitualmente frequenta. Salotti in cui, va ricordato, quelli che lavorano sul serio, quelli che tengono in piedi questo stato sprecone e spendaccione , a suon di F24, liquidazioni IVA e acconti al 110%, non hanno nemmeno diritto di tribuna.

Un difetto grande, a questo punto dobbiamo ammetterlo, noi Brianzoli ce l’abbiamo; dovremmo imparare una volta per tutte a ribellarci, ad alzare la testa da troppo tempo soltanto china sui nostri doveri; alzarsi e cominciare a menar qualche sberlone, in senso figurato per carità, a chi arriva addirittura ad insultarci mentre con una mano ci frega i soldi dal portafoglio! Eh già! Perché sapete qual’è l’aspetto più ridicolo di questa vicenda? Questo signor Virzì, quello che si riempie la bocca di tutte queste fesserie paranoiche contro il Dio denaro, la religione dei soldi, il profitto, l’avidità, il materialismo bla, bla bla… Questo qui, ma guarda un po’, ha ricevuto un contributo di 700.000€ dal Ministero dei Beni Culturali (Delibera del 15 ottobre 2012) proprio per realizzare questa pellicola in cui si descrive la nostra terra, la Brianza, come “paesaggio gelido, ostile e minaccioso”. Siccome si dà giusto il caso, caro Virzì, che proprio quella Brianza che tanto ti farebbe schifo, sia una delle aree che più contribuisce a finanziare i bilanci spreconi di questo Stato, ivi compreso il Ministero dei Beni Culturali, abbi almeno il buon gusto di restituire questi soldi, perché abbiamo buona ragione a sostenere che sono in buona parte soldi nostri, di brianzoli “avidi e arricchiti”! Insultaci, ma almeno non farlo a spese nostre. Un po’ di dignità quantomeno.

Ultima annotazione: il Ministero dei Beni Culturali è anche il dicastero del Turismo (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo), mi domando come sia possibile finanziare pellicole che mirano a denigrare, e mettere in cattiva luce, luoghi e territori che lo stesso Ministero è chiamato a valorizzare attraverso gli investimenti nel settore turistico. Qui la libera espressione e la critica c’entrano poco, si tratta di regalare dei soldi a chi trasmette un’idea di un territorio tutta strampalata e sbagliata. Avessero speso 700.000€ per valorizzare i gioielli delle Ville in Brianza, sarebbe stato molto meglio; sarebbe il caso, forse, di omaggiare di una copia del “ Diario del viaggio in Brianza” la biblioteca di qualche salotto che conta. Sempre che questi leggano.

 

15 risposte a “Virzì insulta la Brianza e intanto il suo film prende 700.000€ di soldi (anche) nostri. Ribelliamoci.”

  1. Avatar SIlvia Montedeipaschi

    poi chi lo distribuisce? Il brianzolo doc di arcore?
    cialtroni.

    1. In questo caso lo distribuisce la 01 Distribution, di Rai Cinema Spa

    2. Ps: non è brianzolo è milanese … imigrato … 😉

      1. La sua famiglia è di Lurago Marinone, poi sono emigrati a Milano 😉

  2. Sig. Monti
    per prima cosa La ringrazio per aver citato il “Voyage dans la Brianza” di Stendhal ( perdoni l’immodestia ma ne ho curato la ristampa con ” Brianze” nel 2009) e, soprattutto, per aver ricordato il capolavoro di Eugenio Corti. Per il film… ma sì, prendiamola con simpatia. I film di Virzì in genere non mi dispiacciono: credo che attingere ai luoghi comuni sia quasi d’obbligo, anche per ragioni commerciali. Anche capolavori come “Signore e signori” di Germi- il primo film che mi viene in mente ambientato nella provincia veneta – era pieno di luoghi comuni: che facevano sorridere e pure ridere. Come credo “Amici miei” pesca negli stereotipi per descrivere il fiorentino tipo. Non capisco invece perché finanziare film che hanno un potenziale d’incasso e una ambizione distributiva tali da auspicare che camminino con le proprio gambe.
    D’altronde, in tutta sincerità, ho pure personalmente disapprovato i finanziamenti elargiti ad una immangiabile brodaglia quale l’Alberto da Giussano del brianteo Martinelli.
    Insuma… Anche a me girano un po’, da brianteo, sentirmi preso per il culo. Però confido almeno che Virzì l’abbia fatto in allegria, con una sana dose di qualunquismo. Diamogli la tara…

  3. Virzì (e chiunque altro), per quel che mi riguarda, può dire ciò che vuole, insultare chi vuole, inventarsi ciò che preferisce….
    ognuno si farà una sua opinione, maturerà un suo giudizio.
    il DELITTO è solo nel fatto che per farlo utilizzi “denaro sporco”, frutto di una rapina da parte dello Stato, anche nei miei confronti.

  4. Mi sembra che sia iniziata la campagna elettorale…
    Forse vi siete già dimenticati quanto è costato il Barbarossa di Martinelli allo stato italiano, film che doveva diventare icona della Lega ma che pochissimi hanno visto, non perchè sostenuto dal movimento leghista e quindi boicottato dagli altri, ma semplicemente perchè un brutto film non lo vanno a vedere nemmeno i leghisti…

    1. Il Contributo del film Barbarossa da parte del Ministero fu di 1.600.000€, pellicola tecnicamente non paragonabile, che è facile intuire come abbia costi ben diversi da una commedia girata in 4 angoli di Brianza allargata. Fatte le debite proporzioni tra costi e contributi non vi è paragone. Sul successo del film in Italia è stato purtroppo inquinato dal pregiudizio per la matrice leghista sulla vicenda. Anche qui gli iDagliani non hanno perso occasione per mostrare la loro ignoranza, visto che la battaglia di Legnano è addirittura citata in quell’inno di mameli che hanno imposto di insegnare per legge nelle scuole! Ah già… ma non è compreso nella sola strofetta che i finti patrioti conoscono…

      1. Veramente quel film e’ una cagata totale (il Barbarossa intendo).

  5. Sono brianzolo. Gran bel film. L’ho visto ieri. Mi scandalizzano solo le brutture artistiche.

  6. Signor Monti, mi tolga una curiosità!
    Ma Lei sa che il film è tratto da un thriller americano e che la sceneggiatura potrebbe essere adattata a qualsiasi paese o città del Nord? Ma soprattutto lo ha visto il film?
    Ho come l’impressione che da quanto scrive Lei voglia buttare sul politico quanto voleva trasmettere Virzi… Personalmente non mi piace più di tanto come regista ma trovo che questa sia la sua più bella opera… Ovviamente la si deve guardare senza tanti pregiudizi “leghisti”…. Se poi non le è piaciuta la cravatta verde del Assessore o la suoneria del telefonino con le note di “Va pensiero”, quello è un altro discorso!
    Ringrazio chi ha sollevato questa polemica per avermi invogliato ad andare a vederlo !
    Un caro saluto.

    1. Caro Giò…
      Mi tolga una curiosità ,,, ma lei ha letto il mio post? No perché c’è scritto a chiare lettere che criticavo le parole dell’intervista… Non il film… Quindi oltre al film, legga anche il post… Poi critichi con cognizione di causa… Non un titolo

      Saluti

      1. L’articolo (meglio dire il “post” visto che lo si legge su un blog) l’ho letto.
        Nel titolo si fa espresso riferimento al film e si dice che una frase dell’articolo (estrapolata dal contesto generale) “descrive la nostra e la mia terra; facendola diventare addirittura un modello negativo, da additare come portatrice di tutti i mali del nuovo mondo e dei nuovi ricchi” … per questo le ho chiesto se Lei (oltre ad aver letto l’articolo incriminato) il film lo ha visto!
        Io penso di no perché altrimenti non avrebbe detto o pensato che la sua terra è descritta come “ il ricettacolo delle peggiori specie della società di questa sgangherata penisola” e non vi avrebbe trovato alcun riferimento reale alla Brianza.

        Virzi ha voluto descrivere un “paesaggio” anche come “location meteorologica” tipico delle regioni Venete e Lombarde, ma Le ripeto che potrebbe essere stato ambientato in qualsiasi altro paese del Nord.

        Inoltre Lei dice che “non stà stroncando preventivamente la pellicola “ ( e per fortuna)!
        Insomma, leggendo con attenzione il suo post ho come l’impressione che il suo orgoglio sia stato ferito, ma le posso garantire che tanti miei amici Brianzoli (visto il film) non si sono sentiti per nulla offesi.
        Insomma, un post che per i brianzoli si trasforma in un boomerang, un autogol dal sapore della coda di paglia più saporita della “cazzuola”!

        Cordialità.

        1. PS: vedo solo ora nel post del 10 gennaio che il film lo ha visto postumo a quanto scritto sopra.
          Ora capisco.
          Saluti!

          1. Giò con un po’ di ritardo ma ha capito… Non ho estrapolato un bel niente, ho letto ciò che ha dichiarato Virzì… E non condividendo la sua analisi sul territorio e la gente di Brianza, che io conosco ma Virzi no (x sua stessa ammissione) ho osato criticarlo… Si può ancora criticare Virzi? O è come il Papa che non si può criticare?