Bandi PNRR: Nord escluso, un po’ è anche colpa nostra…

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Dobbiamo smetterla di sentirci sempre un po’ in colpa e in difetto: stiamo chiedendo ciò che è nostro di diritto, non è egoismo

Ci risiamo. Dopo lo scandalo della graduatoria del 2021 sui fondi PNRR per la rigenerazione urbana, anche i beneficiari per il 2022 sono tutti comuni del Sud. En plain, bottino pieno. Ai comuni del Nord nemmeno un centesimo di euro, nemmeno qualcosa avanzato nella saccoccia, magari due monetine avanzate per distrazione. Nulla. Nemmeno le briciole. Esclusione totale di una intera parte del Paese. Questa è una storiaccia che parte da lontano.

Spostiamo le lancette indietro di 11 mesi. Siamo a gennaio del 2021, pochi giorni dopo la pubblicazione della graduatoria dei comuni che si sono visti finanziare i progetti di rigenerazione urbana. I dati sulla distribuzione territoriale sono eloquenti. Openpolis scatta una chiara fotografia dello scandalo: le risorse totali sono 3,3 miliardi, al meridione vengono destinati 1,8 miliardi, il 53% del totale. Siamo molto oltre alla soglia prevista dai parametri del PNRR, che assegna il 40% alle regioni del sud.

I comuni settentrionali risultano praticamente tutti esclusi: solo il 15% dei fondi prenderà la direzione del Nord Italia. 

È noto che il 40% delle risorse del Pnrr debba essere riservato alle regioni del mezzogiorno, con l’obiettivo di colmare il divario territoriale con il resto del paese. Alle regioni del sud infatti è stato assegnato 1 miliardo e 800 milioni di euro (il 53% del totale). Mentre Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia dovranno spartirsi appena il 15% dei fondi (meno di 500 milioni totali). In questo caso la ripartizione delle risorse ha dato adito a delle polemiche.

FONTE: https://www.openpolis.it/limpatto-del-pnrr-sui-territori/

TUTTA COLPA DELL’INDICE IVSM

Ma com’è possibile questo squilibrio territoriale nella distribuzione delle risorse? Come sempre, nella tradizione borbonica e burocratica, bisogna andare e scovare il dettaglio, dove si nasconde sempre il diavolo. Il colpevole è presto trovato: l’indice IVSM (Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale). Di cosa si tratta? Se volete una risposta lunga e approfondita, vi rimando alla lettura del documento ISTAT, 80 pagine che analizzano in lungo e in largo il metodo scientifico.

Se non avete tempo di studiare 80 pagine e volete comunque farvi un’idea, riporto i sette indicatori alla base dell’indice:

  1. Incidenza percentuale delle famiglie monogenitoriali giovani (età del genitore inferiore
    ai 35 anni) o adulte (età del genitore compresa fra 35 e 64 anni) sul totale delle famiglie;
  2. Incidenza percentuale delle famiglie con 6 e più componenti;
  3. Incidenza percentuale della popolazione di età compresa fra 25 e 64 anni analfabeta e
    alfabeta senza titolo di studio;
  4. Incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio assistenziale, ad indicare la
    quota di famiglie composte solo da anziani (65 anni e oltre) con almeno un componente
    ultraottantenne;
  5. Incidenza percentuale della popolazione in condizione di affollamento grave, data dal
    rapporto percentuale tra la popolazione residente in abitazioni con superficie inferiore a 40 mq e più di 4 occupanti o in 40-59 mq e più di 5 occupanti o in 60-79 mq e più di 6 occupanti, e il totale della popolazione residente in abitazioni occupate;
  6. Incidenza percentuale di giovani (15-29 anni) fuori dal mercato del lavoro e dalla formazione scolastica;
  7. Incidenza percentuale delle famiglie con potenziale disagio economico, ad indicare la quota di famiglie giovani o adulte con figli nei quali nessuno è occupato o percettore di pensione per precedente attività lavorativa.

E’ abbastanza evidente come l’utilizzo di questo indice, rispetto alla distribuzione delle risorse nazionali sui fondi PNRR, non può che premiare quei territori italiani dove questi fenomeni, misurati dai 7 indici, sono presenti in maniera assolutamente più marcata. 

LA RIVOLTA E LA SOLUZIONE “SBAGLIATA”

Cosa accadde nel gennaio del 2022 dopo la pubblicazione della graduatoria? Come prevedibile le reazioni furono calde: si scatenò la “rivolta” dei Sindaci Veneti, guidati dal Sindaco di Treviso Mario Conte, ai quali si accodò, seppur più timidamente, il suo omologo Guerra di Anci Lombardia. Anche ANCI Nazionale, con il Sindaco di bari Antonio Decaro, sostenne la protesta dei Sindaci esclusi, chiedendo al Governo di intervenire.

E cosa accadde? Purtroppo la soluzione trovata fu salomonica: il Governo decise di reperire ulteriori 905 milioni di euro, sufficienti a finanziare tutti i progetti che venivano esclusi dalla graduatoria per esaurimento dei fondi. Così, tutti furono accontentati.

Questa soluzione la ritenni personalmente sbagliata, chi ha la pazienza e l’ardire di seguirmi sulle pagine di questo blog se lo potrà ricordare.

Così scrivevo su queste pagine lo scorso 5 gennaio: 

“Anci propone di finanziare tutti i progetti, anche quelli esclusi, implementando un altro miliardo di risorse. Certo, una soluzione che sul singolo bando potrebbe accontentare tutti (sempre da vedere se il Governo quel miliardo lo metterà), ma che nasconde una fregatura dietro l’angolo. Perché non possiamo pensare che il PNRR si trasformi in un rimborso a piè di lista, oppure ad un bancomat in cui ogni comune potrà prelevare quanto desiderato. E’ evidente che altri bandi usciranno, altre graduatorie saranno stilate e non si potrà sempre soddisfare tutti. La soluzione è agire sui parametri, evitare che si determini a priori, come accaduto in questa occasione, l’esclusione di una intera parte di territorio.”

FONTE: https://ilmonti.com/il-pnrr-parte-male-nord-escluso/

LA COLPA E’ ANCHE UN PO’ NOSTRA

Quello che viviamo in questi giorni, addirittura con proporzioni ancora peggiori rispetto al 2021, era facilmente prevedibile. Abbiamo sbagliato a sostenere quella soluzione, bisognava pretendere subito la correzione di un evidente problema politico. Quale? Quello di utilizzare parametri che escludono la parte più dinamica, produttiva e soprattutto efficiente nella gestione della spesa, del Paese. Per questo, provocatoriamente, dico che è anche un po’ colpa nostra. Dobbiamo smetterla, come Lombardi, Veneti, Piemontesi ed Emiliani, di sentirci sempre in difetto, sempre un po’ in colpa, timorosi della possibilità di essere accusati di egoismo o insensibilità ai problemi del Mezzogiorno. In cinquant’anni di prima Repubblica e pure in un bel pezzo della seconda, abbiamo capito che non è depredando il Nord che si aiuta il Sud. Che il problema del meridione non è solo un problema di risorse. Anzi, probabilmente il Sud è vittima proprio di questa sistema che inonda di finanziamenti che poi non atterrano mai sopra alle soluzioni.

Ritroviamo il coraggio di riprenderci ciò che è nostro, ed è nostro per diritto, perché ci spetta. Noi non togliamo niente a nessuno. Il PNRR prevede già, per legge, che una quota del 40% sia destinata al Sud. Noi al Nord non possiamo essere esclusi da una delle più grandi operazioni di investimento della storia d’Europa, sarebbe sbagliato e sarebbe dannoso per l’Italia stessa.